Contrada della Tartuca

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Insegna

E' stata tratta dai libari e dai romani che occuparono Castelsenio, centro più alto della città.

Stemma

Stemma d'oro alla tartaruga al naturale seminato di nodi di Savoia di azzurro alternati con margherite, privilegio concesso da Umberto I e Margherita in occasione della loro venuta a Siena.

Colori

Spiega bandiera di giallo e di azzurro.

Motto

Forza e costanza albergo.

Simboleggia

La saldezza.

Arte e Corporazione

Maestri di pietra

Numero di cabala

13

Santo Patrono e festa titolare

Sant'Antonio da Padova, 13 Giugno (generalmente celebrata la terza domenica di giugno).

Terzo di appartenenza

Città

Società di Contrada

"Castelsenio", Piazzetta Silvio Gigli

Sede storico-museale

Via Tommaso Pendola, 21

Casa del cavallo (stalla)

vicolo della Tartuca, 9

Oratorio

Sant'Antonio da Padova alle Murella, via Tommaso Pendola (officiato dal 1685). La prima sede della Contrada della Tartuca, per le adunanze e per le funzioni religiose, fu, ai primi del 1600, l'oratorio di Sant'Ansano in Castelvecchio detto anche "delle Carceri" per ricordare il Santo Protettore di Siena che vi fu rinchiuso prima del martirio. Già alla metà del secolo l'accresciuta attività della Contrada non consentiva di rimanere operativi in ambiti così ristretti e, anche a causa dei dissapori sorti con il Rettore dell'Opera che non riteneva più possibile l'utilizzo della Chiesa, i tartuchini nel 1664, riuniti in assemblea, accettarono la proposta del Priore Agostino Regoli che prevedeva la costruzione di un proprio Oratorio. Fu così acquistata una casa fatiscente, di proprietà dei Padri Agostiniani, in via delle Murella, ma per mancanza di fondi la Contrada fu costretta a non dare corso alle necessarie opere di ristrutturazione e adattamento. Fu così chiesta ancora ospitalità in Sant'Ansano dove i tartuchini rimasero fino al 1682. A partire dal 1685, grazie alla sottoscrizione tra contradaioli, fu dato seguito al progetto di due abitatori della Contrada (padre e figlio Franchini) per l'adattamento a chiesa della vecchia abitazione delle Murella; i lavori proseguirono alacremente anche perché molti di coloro che vi lavorarono (contradaioli) rinunciarono al salario. Il 7 settembre del 1685, pur privo dell'altar maggiore, l'Oratorio fu inaugurato e prese il nome di Sant'Antonio alle Murella in ricordo del vecchio toponimo della strada ove sorgeva (in riferimento a quel poco che rimaneva delle fortificazioni di una antica cinta difensiva). Alcuni anni dopo Giovan Antonio Mazzuoli terminò il nuovo altar maggiore così come furono terminati gli affreschi di Annibale Mazzuoli, Nicola e Antonio Nasini e Vincenzo Ferrati. Verso la fine del secolo l'Oratorio fu soggetto a diverse trasformazioni ma il terremoto del 1798 danneggiò notevolmente la volta e il campaniletto, ricostruito però appena due anni dopo. Proprio in questi anni la Tartuca ebbe in "libero uso" l'organo appartenente al soppresso convento di Santa Maria in Castelvecchio; con l'impegno di revisionarlo fu infine ceduto in proprietà e fu costruita una "orchestra" per accoglierlo degnamente sopra la porta di ingresso. Nel 1821 fu rifatta la facciata ed operati altri restauri. Negli anni seguenti l'Oratorio fu arricchito con il "paliotto" e l'Annuncio per l'altar maggiore. Verso la fine del 1800, su disegno di Arturo Viligiardi, fu messo in opera a cura di Leopoldo Maccari, un graffito istoriato sul pavimento. Nel 1884 il vecchio organo fu sostituito con uno nuovo. Agli inizi del XX secolo, sempre con l'intervento del tartuchino Arturo Viligiardi, furono compiuti altri importanti restauri che, tra l'altro, permisero il recupero degli stucchi seicenteschi e l'interno della chiesa fu riportato, più o meno, a come era stato costruito nel 1685. Le più importanti opere d'arte presenti sono: "La Vergine con il Bambino che appare a Sant'Antonio" di Giovan Antonio Mazzuoli (1685); "Il martirio di San Bartolomeo" di Antonio Nasini (1686); "Sant'Ansano battezza i senesi" di Annibale Mazzuoli (1689); "San Girolamo e un Angelo" di Giuseppe Nicola Nasini (1689); un paliotto ligneo preso l'altar maggiore: "Miracoli di Sant'Antonio" di Antonio Manetti e Angelo Barbetti (1832) e il già citato graffito pavimentale. La Contrada possiede un addobbo in legno intagliato, argentato e dorato, che fino a poco tempo fa veniva usato per la pratica religiosa detta "Le quarantore" (adorazione del Santissimo che si teneva in ogni Contrada, appunto per 40 ore); pratica ora incomprensibilmente spostata nell'unica sede di San Cristoforo in Piazza Tolomei. Dal 1960 la cripta della Chiesa, usata da sempre come magazzino, è stata destinata alle adunanze dei tartuchini. Precedenti oratori:
- Sant'Ansano in Castelvecchio (dal 1600 circa al 1682).

Fontanina battesimale

Opera dello scultore Bruno Buracchini (1951), è situata in via Tommaso Pendola