Contrada Priora della Civetta

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Insegna

Secondo alcune ipotesi l'insegna le deriva da un tempio dedicato a Minerva, dea della sapienza, che sorgeva dove adesso si trova la chiesa di San Cristoforo, la cui statua aveva in mano una civetta. Ipotesi piuttosto fantasiosa in quanto di questo tempio non sono mai state trovate né tracce né ricordi e le incerte e quasi inesistenti notizie a riguardo lo collocherebbero nella zona del Duomo.

Stemma

Stemma partito di nero e rosso alla civetta al naturale in maestà accantonato da due scudetti di azzurro caricati: quello a destra della lettera U e quello a sinistra della lettera M (Umberto I e Margherita di Savoia) in maiuscolo romano d'oro, concesse dai sovrani in occasione della loro visita a Siena nel 1887.

Colori

Spiega bandiera di rosso e di nero con liste bianche.

Motto

Vedo nella notte.

Simboleggia

L'astuzia.

Arte e Corporazione

Calzolai

Numero di cabala

28

Santo Patrono e festa titolare

Sant'Antonio da Padova, 13 Giugno (generalmente celebrata la terza domenica di giugno). Compatrono San Bernardo Tolomei

Terzo di appartenenza

SanMartino

Società di Contrada

"Cecco Angiolieri", vicolo del Castellare, 3.

Sede storico-museale

Castellare degli Ugurgieri, 5

Casa del cavallo (stalla)

vicolo del Castellare, 6

Oratorio

Sant'Antonio da Padova, via Cecco Angiolieri (officiato dal 1945). Fino al 1785 i civettini usavano, come luogo di culto e di riunione, la chiesa di San Pietro in Banchi. La sede fu persa per effetto della riforma voluta con "motu proprio" del Granduca Pietro Leopoldo, che, sopprimendo le Chiese delle Compagnie Laicali, compresa quella di San Giovanni in Pantaneto, costrinse, per salvarla, il Vescovo Borghesi a spostare in quella chiesa la Parrocchia, mentre San Pietro in Banchi fu sconsacrata e venduta a privati. Iniziò così un lungo periodo di precarietà per i civettini che trovarono ospitalità in San Cristoforo, anche se l'accordo non fu mai ufficializzato in quanto chiesa parrocchiale e patronato della famiglia Tolomei. Fu quindi una sede sempre "provvisoria" e la presenza della Contrada, sia per le funzioni religiose che per le riunioni, non fu troppo gradita dai parroci che si susseguirono. Per lunghi anni mancò una sede propria e dignitosa anche perché, a partire dalla fine dell' 800, la Contrada, a causa dell'operato di alcuni dirigenti e anche per una buona dose di sfortuna, entrò in crisi e fu commissariata. Solo dopo il primo conflitto mondiale la Civetta ebbe un nuovo seggio contradaiolo. Una delle prime incombenze fu quella della ricerca di una sede e di un Oratorio. Dopo il primo conflitto mondiale la Contrada trovò ospitalità presso il Palazzo Bichi Ruspoli Forteguerri, ma intanto - come si rileva dalle carte di archivio – cercò di farsi assegnare dalla Curia l'uso perpetuo di un edificio sacro. Purtroppo il tentativo andò fallito. Nell'agosto del 1932 una commissione, appositamente eletta, comunicò all'assemblea generale che il falegname Agostino Semplici era disposto a vendere un suo locale di Via del Re (l'attuale via Cecco Angiolieri). L'assemblea, approvò e l'atto fu stipulato il 21 dicembre 1932. I Lavori di adattamento iniziarono quasi subito su progetto dell'architetto Bruno Bruni. Nel 1934 fu rifatta la facciata che riportò alla luce l'antico arco a sesto acuto. I lavori subirono un ritardo per effetto della vittoria di quell'anno, ma nel 1936 fu costruito l'altare marmoreo; il secondo conflitto mondiale bloccò i lavori di adattamento e restauro. Le traversie non erano finite, perché, a guerra conclusa, fu la Curia ad opporsi alla consacrazione di un luogo di culto situato sotto abitazioni private. L'intervento di Giuseppe Zazzeroni, istriciaiolo, chiamato ad assolvere il ruolo di Vicario della Civetta (allora questo poteva succedere) risolse il problema e il5 settembre 1945 l'Oratorio fu consacrato e inaugurato in coincidenza con le celebrazioni per la vittoria del Palio di agosto. Le opere d'arte più importanti contenute nella Chiesa sono: la grande tela di Galgano Perpignani, databile intorno al 1702, che raffigura la Visione di Sant'Antonio da Padova. L'opera, che dopo essere stata nella primitiva sede di San Pietro Buio era stata trasferita in San Giovanni in Pantaneto e quindi a Sant'Agnese a Vignano, fu recuperata dalla Contrada che la custodì in San Cristoforo fino alla inaugurazione dell'Oratorio. Di Fiorenzo Joni un Sant'Antonio con Gesù Bambino (1947); di Vincenzo Rustici Madonna con San Carlo Borromeo e San Luigi Gonzaga (1620 circa) di Leo Rossi il Beato Pier Pettinaio. Sull'altare, una elegante cornice ovale racchiude l'immagine di Sant'Antonio da Padova dipinta da Galgano Perpignani ai primi del 1700. Sempre nell'Oratorio ha sede il Monumento ai Caduti della Contrada, opera di Luigi Sguazzino (1923). L'Oratorio è dedicato a Sant'Antonio da Padova patrono della Contrada. Precedenti oratori:
- San Pietro in Banchi (dal 1690 al 1785).
- San Cristoforo (dal 1787 al 1945).

Fontanina battesimale

Nuova fontanina di Contrada che costituisce un prolungamento all'esterno del precedente fonte battesimale, opera dello scultore Adolfo Micheli (1963) collocata all'interno della sede storica, in una nicchia decorata dagli allievi della Scuola Artigiana di Motta di Livenza (Treviso). Quest'ultima continuerà a costituire elemento centrale dell'attuale museo della Civetta, anche in funzione delle previste ristrutturazioni dello stesso.