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Arti e Corporazioni

Sono le antiche corporazioni di cui facevano parte i senesi ai tempi della Repubblica. Proprio grazie alle riunioni delle corporazioni nacquero in seguito le Contrade. Ogni Contrada ha la propria arte caratteristica, che viene rappresentata durante il Corteo storico nel cosiddetto "Popolino".

Arti e Corporazioni delle Contrade

Aquila: Notai; Bruco: Setaioli; Chiocciola: Cuoiai; Civetta: Calzolai; Drago: Banchieri; Giraffa: Pittori; Istrice: Fabbri; Leocorno: Orafi; Lupa: Fornai; Nicchio: Vasai; Oca: Tintori; Onda: Falegnami; Pantera: Speziali; Selva: Tessitori; Tartuca: Maestri di Pietra; Torre: Battilana; Valdimontone: Mercanti di seta.

 
Camporegio

  1. Designazione toponomastica della Contrada del Drago.
  2. La società di Contrada del Drago.

 
Conservatore della legge

Verifica la rispondenza dell'attività della Contrada ai suoi Statuti. (Drago)

 
Dragaiolo

Contradaiolo del Drago.

 
Drago

La Contrada del Drago è una delle diciassette Contrade di Siena.

Spiega bandiera verde e rosa antico con liste gialle. Lo stemma è un drago. Appartiene al Terzo di Camollia. Non ha rivalità con altre Contrade. I suoi contradaioli sono i dragaioli.

 
Malavolti

Il periodico della Contrada del Drago. Prende il nome dall'antico poggio dei Malavolti.

 
Provveditore all'oratorio

Curatore della Chiesa della Contrada. (Aquila, Drago)

 
Quattro verdi

Sono le quattro Contrade con il colore verde nelle loro bandiere, cioè Bruco, Drago, Oca e Selva. In passato era diffusa la credenza che un Palio corso dalle "quattro verdi" potesse essere foriera di disgrazie o cataclismi.

 
Terzo di Camollia

Una delle tre antiche suddivisioni territoriali di Siena. Le Contrade situate in questo terzo sono: Bruco, Drago, Giraffa, Istrice, Lupa e Oca.

 
Verbena

Pianta della famiglia di Dicotiledoni Simpètale. Se ne contano circa 70 generi con 760 specie, pochissime europee e molte tropicali. La più comune è la Verbena officinalis, che ha non trascurabili qualità farmaceutiche, come dice il nome, e simpatica infiorescenza multicolore. È la pianta di Siena, secondo lo stornello:

Nella Piazza del Campo - ci nasce la verbena - viva la nostra Siena - la più bella delle città.

Sembra che nella Piazza non ancora lastricata (lo fu alla fine del Settecento), nascesse davvero la verbena negli angoli meno frequentati. Secondo Giovanni Righi Parenti, vi era piantata appositamente, insieme al dragoncello, alla ruta e alla cedrina, "cioè tutte le piante antimalocchio che allora si conoscevano, perché Siena fosse protetta dalle streghe". A parte il fatto che oggi in Piazza del Campo, col calpestio che c'è, non ci crescono neanche le erbacce, ci cascassero gli occhi se si trova un senese su mille che sappia distinguere la verbena non solo da dragoncello e ruta, ma anche dall'edera.

A scusante dei Senesi va detto che gli antichi Romani consideravano la verbena come pianta sacra per eccellenza, con le cui fronde intrecciavano corone da usare nelle cerimonie religiose. Però, avverte Servio (nel suo commento all'Eneide di Virgilio, XII 120): Abusive tamen iam vocamus omnes frondes sacratas: per estensione, ma commettendo errore (abusive), chiamiamo verbena tutte le piante con cui si fanno corone sacre, come l'alloro, l'olivo e il mirto. Insomma, anche per i Romani la verbena era una pianta di cui tutti parlavano, ma la conoscevano in pochi.

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