Morosita Prima e Brio l'accoppiata vincente per la contrada della Torre
C'è qualcuno che può tradurre un brivido in parole? Trasformare un sentimento in una stringa di lettere? Chiedetelo ai contradaioli della Torre che, questa sera, hanno visto vincere i colori che custodiscono nel cuore. Forse loro sì. Loro, come l'arte e la musica, riusciranno a farvi immergere in una dimensione che solo Siena conosce. Si chiama Palio. È nella sua unicità il custode fedele di quello che riescono a provare in una sospensione temporale che dura solo una manciata di secondi. Sembrano pochi per chi non conosce questa città e i suoi 17 popoli. Ma fin troppo per reggere l'onda d'urto di una passione così travolgente che ha trovato il suo apice quando Onda, Valdimontone, Tartuca, Oca, Selva, Civetta, Pantera, Nicchio e Torre si sono allineate fra i canapi per la partenza, con il Leocorno di rincorsa.
I sentimenti di Piazza del Campo si sono forgiati nell'estenuante attesa della mossa, prolungatasi per oltre un'ora. Aspettative ed emozioni sono maturate progressivamente fino a sfociare in tensione collettiva per le difficoltà di mantenere il corretto allineamento dei barberi tra i canapi.
Poi, finalmente, il silenzio si è frantumato, fagocitato dalle urla di migliaia di senesi con gli occhi incollati sui cavalli e le bocche riempite da incitazioni urlate senza risparmio. Il cuore impazzito mentre si aggrappava a un'idea di vittoria.
A uscire per prima dai canapi la Selva, inseguita da Tartuca e Onda. Ma la forza della Selva è durata poco più di un giro, fino a quando il senese Andrea Mari, detto Brio, su Morosita Prima è andato in testa con un ingresso esemplare alla seconda curva di San Martino.
È stato il fantino della Torre ad alzare il nerbo allo scoppio del mortaretto per una vittoria che mancava in Salicotto da 10 anni e la conquista del Drappellone di Francesco Mori, dedicato al miracolo delle Sacre Particole conservate nella Basilica di S. Francesco.
Dopo la quarta vittoria nello scorso Palio dell'Assunta, Brio, con una corsa tecnicamente perfetta, consegna al popolo della Torre il suo 45° “Cencio”. I contradaioli piangono e ridono di felicità. Si abbracciano. Si baciano. Giovani, vecchi, bambini. Sono un unico corpo. Hanno vinto il loro Palio e Siena, con loro, ha celebrato un antico rito che ogni anno esce indenne dalla mistificazione del tempo. Un rito. Un'azione nella quale i senesi rinnovano un patto sociale segnato da una marca connotativa che si traduce in collettività. Comunità. Identità. E, a differenza di altre realtà, in questa città c'è la pretesa di tramandare un sentimento abbattendo un sentire comune che si vuole accontentare di vivere solo il presente. Con il Palio i senesi conservano, collettivamente, il ricordo e rafforzano vincoli sociali. Mantengono una memoria in grado di saldare reti relazionali che annientano l'individualismo dilagante. Il rito, a Siena, si ricongiunge con la sacralità. Il Palio si corre in onore della Madonna e, ogni anno, riaccende il momento originario. La prima volta.
Il sentimento per il Palio è sempre uguale. I senesi non si sono lasciati rubare dalla modernità il loro “gioco” più bello. Riescono a difenderlo con un brivido d'amore collettivo.