ALLA VIGILIA DEL PALIO SEI ARRESTI PER UNA RISSA 26 giugno 1985
SIENA - Al Palio manca meno di una settimana (si correrà il 2 luglio) e a Siena il clima sta cominciando a farsi incandescente. E forse per questo sei giovani della contrada della Chiocciola si trovano da ieri agli arresti domiciliari accusati di aver picchiato il capitano del Tartuca, Giovanni Ginanneschi. Quest'ultimo, di professione notaio, si è costituito parte civile. Nella storia del Palio è la prima volta che accade. L'episodio risale al 24 maggio, quando furono estratte le cinque contrade che dovevano correre questa edizione del Palio. Cinque perché c'erano da sostituire due contrade squalificate: la Chiocciola e il Bruco. Quelli della Chiocciola sono tradizionalmente nemici della Tartuca. Quando quest'ultima fu estratta scoppiò una rissa e il Ginanneschi si ritrovò con un labbro spaccato. In ospedale gli furono dati sette punti di sutura. Dopo un mese di indagini, a pochi giorni dalla corsa, per Augusto Ceccherini, Paolo e Luca Pierini, Alessandro e Stefano Burroni e Maurizio Scala è arrivato l'ordine di cattura per lesioni ma con la concessione degli arresti domiciliari. La tratta, ovvero l'assegnazione dei cavalli per il palio, è prevista per sabato.
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SIENA, ALLA GIRAFFA IL CAVALLO MIGLIORE E NOVECENTO VIP ASPETTANO IL PALIO
dal nostro inviato PAOLO VAGHEGGI - 30 giugno 1985
SIENA - Erano da poco passate le 12,30 quando Vittorio Mazzoni della Stella, sindaco di Siena, ha estratto dall'urna il nome della Giraffa, l'ultima contrada da abbinare con Baiardo, l'ultimo dei dieci cavalli che correranno questo Palio di luglio. È un baio di nove anni, sulla carta il più forte, dominatore della stagione delle corse in provincia. La sorte ha voluto che andasse proprio alla Giraffa, la contrada del sindaco, e in Piazza del Campo c'è stata un'esplosione di gioia. Ma i giochi, anche se alla Giraffa è andato il cavallo migliore, sono ancora tutti da fare, come dimostra la prima prova che ieri sera è stata vinta senza emozionare dall'Istrice (i cavalli migliori sono stati trattenuti).
E in questa Siena dove si discute della violenza (sei contradaioli della Chiocciola sono agli arresti domiciliari per aver picchiato il capitano della Tartuca) e delle contrade meno vive di un tempo a causa dello spopolamento del centro storico, non si parla d'altro. Quella di martedì infatti non sarà una corsa facile. I capitani delle dieci contrade che scenderanno in piazza Pantera, Leocorno, Selva, Aquila, Lupa, Oca, Torre, Tartuca, Istrice e Giraffa) per contendersi il drappellone dipinto dal pittore senese Fabio Mazzieri (è dedicato all'anno europeo della musica) tra i 27 cavalli che ieri mattina hanno partecipato alle batterie di selezione hanno scelto i dieci migliori (Brandano, Barbarella, Amore, Delfino, Demonia, Baiardo, Bagnolo, Ciriaco, Caruso, Benito).
Manca Urbino che non si è presentato alla tratta ma non c'è stato un livellamento in basso. E così la Giraffa incontrerà sulla sua strada Brandano, dalla sorte affidato all'Oca, un grigio di otto anni che secondo gli esperti deve ancora esprimersi al massimo e che probabilmente sarà montato da Andrea De Gortes, il celeberrimo Aceto, appena proclamato fantino dell'anno e che ha già vinto dodici Palii. L'ultimo nel luglio del 1984 proprio vestendo il bianco e verde dell'Oca che con le sue 59 vittorie batte tutti i record. E sull'anello di Piazza del Campo ci saranno anche Benito, altro baio di otto anni andato ai bianco-arancioni del Leocorno, il purosangue Bagnolo, veloce e scattante, finito nella contrada della Torre che ce la vuol fare a tutti i costi perché non vince dall'agosto del 1961, Barbarella, abbinata ai verde-arancio della Selva, che a conclusione delle batterie non voleva proprio fermarsi tanto che ha girato per Piazza del Campo ben nove volte.
Ma per capire cosa accadrà veramente al tramonto di martedì bisognerà attendere la conclusione del valzer dei fantini, disputati a suon di milioni dalle contrade e che finiscano accordi e alleanze sotterranee. Giuseppe Pesse, detto Pes, si dice che andrà alla Torre, Aceto probabilmente resterà con l'Oca ma in ogni caso non potrà correre per i tradizionali nemici di questa contrada, Torre e Giraffa (??).
Istrice e Lupa, a cui sono andati due cavalli non eccelsi, Amore (che comunque ieri ha vinto la prima prova) e Caruso, si odiano tra loro. Ma con chi e contro chi combatteranno se avessero la sensazione di non uscire vincitori da Piazza del Campo? Le batterie hanno già dato un piccolo saggio delle emozioni che aspettano un pubblico zeppo di personalità. In tutto novecento ospiti: l'ambasciatore russo, quello tunisino, direttori di giornali, nobildonne. Ieri mattina ci sono stati anche tre spettatori feriti, fortunatamente in modo leggero, colpiti dagli zoccoli di Euro, un cavallo scosso (cioè rimasto senza fantino) che durante la terza batteria, alla curva del Casato, ha saltato la staccionata ed è finito in tribuna.
E alla famosa curva di San Martino non sono mancate clamorose cadute dei giovani fantini che hanno montato i cavalli durante le cinque batterie di selezione. Non era importante vincere ma far vedere e far capire ai dieci capitani quali erano i cavalli da scegliere. Brandano, dopo una partenza fulminea, ha rallentato e ha proseguito galoppando tranquillamente. Bagnolo e Baiardo hanno vinto la loro batteria ma Diabolik e Diavoletta, pur avendo tagliato per primi il traguardo, martedì non saranno presenti in Piazza del Campo.
Quello della scelta dei cavalli è un meccanismo che in passato ha dato vita a feroci contestazioni ma quest'anno i contradaioli sembrano avere apprezzato le decisioni dei capitani delle dieci contrade, otto uomini e due donne. Sì, al comando della Pantera e dell'Aquila ci sono due gentili signore: Aurora Cialfi Menchetti e Vittoria Adami Nepi. Ma in giro si dice che siano più dure dei loro colleghi in pantaloni.
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LE CONGIURE DI UN PALIO MILIARDARIO
dal nostro inviato PAOLO VAGHEGGI - 2 luglio 1985
SIENA - Rullano i tamburi, cantano a squarciagola i contradaioli, arrivano gli ospiti illustri del Palio con in testa Beatrice d'Olanda. E intanto continua il valzer dei milioni e dei fantini. Un tourbillon che i non senesi avvertono in lontananza: voci, ammiccamenti, dritte certe che si rivelano in realtà clamorosi bidoni. Le congiure oggi si consumano per telefono e si vedono in piazza del Campo, all'ultimo momento. Se non si può vincere è meglio far perdere la contrada nemica, anche spendendo una manciata di milioni. Si dice che vincere il palio costa mezzo miliardo, il fantino può incassare un centinaio di milioni.
Per questo Palio la soluzione ruota attorno all'eterna rivalità tra Torre e Oca ed è piuttosto difficile. I biancoverdi dell'Oca hanno un buon cavallo, Brandano, e tengono sotto contratto il miglior fantino, il mitico Aceto. Ma Aceto correrà il Palio di luglio con l'Oca? Tutti dicono di sì ma nella notte potrebbero cambiare molte cose. Aceto potrebbe essere prestato, ovviamente dietro compenso, a una contrada amica che magari ha un cavallo migliore e che darebbe ad Aceto la possibilità di arrivare a tredici vittorie, eguagliando il record del Palio. Naturalmente non indosserà mai la casacca rossa della Torre (ieri sera tra i sostenitori dell'Oca e della Torre c'è stata anche una violenta scazzottata).
La guerra tra le due contrade è giurata da tempo. E la Torre questo Palio vuol vincerlo a tutti i costi. L'ultima festa risale al 1961 ma nel dopoguerra ha portato a casa il drappellone soltanto un'altra volta, nel 1947, anche se ha totalizzato complessivamente quarantatrè vittorie. Questa volta però potrebbe farcela. Il cavallo che la sorte ha assegnato alla Torre, Bagnolo, è dei migliori. Un purosangue agile, scattante. La povera Torre però sta passando dei bei guai con i fantini. Ha cominciato con Mario Vigni che è caduto alla seconda prova, alla curva del casato, ed è rimasto infortunato. Stessa sorte per il sostituto, Federico Federici. Quelli della Torre danno la colpa alla Selva. Il fantino di questa contrada, Tremoto, è molto vicino all'Oca (ieri sera, però, non ha corso la prova generale, al suo posto si è presentato Mario Cottoni, detto Truciolo).
Nella notte comunque ci sono state trattative frenetiche con la Lupa, alla quale è toccato un cavallo non magnifico, Caruso. E alla prova di ieri mattina e alla prova generale Bagnolo era montato dal fantino della Lupa, Massimo Alessandri, detto Bazzino, mentre su Caruso si è trasferito Roberto Falchi, detto Falchino.
La prova generale è andata alla Pantera. Per Ciriaco, questo è il nome del cavallo vincitore, e il fantino Spillo è stata una vittoria facile. Le altre contrade infatti dopo aver provato la partenza non hanno voluto forzare i cavalli. C'è stato un grave incidente al fantino dell'Aquila Renato Porcu che a prova conclusa è stato casualmente colpito dal cavallo della Tartuca. Ne avrà per 40 giorni.
Tutti i nodi comunque si scioglieranno questa mattina a mezzogiorno, quando i capitani delle 10 contrade depositeranno in comune i nomi dei fantini. Tra i favoriti c'è avviamente anche il Leocorno, con Benito montato da Giuseppe Pes, detto Il Pesse e la Giraffa alla quale la sorte ha affidato Baiardo, il cavallo migliore a detta degli esperti.
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SEMPRE ACETO IL DOMINATORE
dal nostro inviato PAOLO VAGHEGGI - 3 luglio 1985
SIENA - Non erano ancora le 20 e un solo grido ha attraversato Piazza del Campo: "Aceto sei grande". Andrea De Gortes, il principe dei fantini, si è aggiudicato il suo tredicesimo Palio entrando nella storia e uguagliando il record dei record, quello degli anni '30 di Angelo Meloni.
Per l'Oca, la più potente delle contrade, è il sessantesimo drappellone conquistato. I biancorossoverdi se ne sono andati da Piazza dal Campo portando in trionfo il fantino e cantando: "Si è sempre comandato e sempre si comanda, siamo di Fontebranda". Prima della corsa Aceto celiava sulle sue possibilità gettava acqua sul fuoco. "Non mi è toccato un grandissimo cavallo - diceva - purtroppo quelli che mi si adattano sono finiti ad altre contrade per le quali non posso correre".
E invece Brandano, un grigio di otto anni, si è mostrato all'altezza della situazione e Aceto, come al solito, è stato un grandissimo fantino, dalla tecnica raffinatissima. È arrivato alla fine della corsa in completa solitudine alzando al cielo il frustino. "Ora con un po' di fortuna - afferma - spero anche di superare questo numero fatidico".
Sulla regolarità della gara non c'è proprio nulla da ridire anche se cinque cavalli di altrettante contrade hanno tagliato il traguardo scossi (Pantera, Aquila, Leocorno, Tartuca, Torre) e tutti e cinque i fantini sono rimasti feriti in modo più o meno grave. (Spillo ha avuto trenta giorni per una frattura alla regione frontale sinistra e trauma cranico).
La corsa si è consumata in 76 secondi. Quando l'impenetrabile Rodolfo Valenti, da due anni mossiere del Palio ha calato il Canapo, Oca e Pantera sono scattate in testa mentre Aquila e Leocorno crollavano a terra rallentando la corsa e le possibilità della Torre, acerrima nemica dell'Oca che questo Palio voleva vincerlo a tutti i costi. E invece si è visto subito che la partita se la sarebbero giocata Aceto, fiero e sicuro come un principe medievale, e Spillo, per l'anagrafe Pier Camillo Spinelli, in groppa a Ciriaco, altro grigio ma di sette anni. La Pantera non ha retto il ritmo.
Al primo giro, la curva del Casato, è caduto il fantino della Tartuca e al secondo è stata la volta della Pantera. Bazzino, della Torre non è riuscito ad evitarlo ed è finito sul tufo anche lui. Aceto ha terminato la corsa tranquillo, tra il tripudio dei contradaioli che come al solito avevano riempito Piazza del Campo. Avevano cominciato ad arrivare verso le 17. Incuranti della giornata caldissima senesi e turisti avevano lentamente riempito le zone d'ombra e poi anche quelle bollenti per il fortissimo sole. E via via erano diventati stracolmi di gente anche i palchi, terrazze e finestre. Fra loro un nugolo di agenti dei servizi segreti. Dal Palazzo Comunale infatti si affacciavano in Piazza l'ambasciatore russo, quello tunisino, e quello indiano con moglie e figlia in eleganti sari di seta. Ovviamente c'era chi, dopo l'attentato di Fiumicino, temeva l'arrivo di un commando Sikh. Ma non è accaduto nulla e sulla Torre del Mangia la balzana, il vessillo bianconero che Siena inalbera con antico orgoglio nei giorni solenni, ha continuato a sventolare per i sessanta mila che hanno assistito a questa edizione del Palio.
Il corteo storico è cominciato puntualissimo alle 17,40 aperto dai sei mazzieri del Comune. Una sola assenza: i carabinieri. Il reggimento a cavallo che solitamente precede il corteo non ha partecipato per motivi tecnici. Il corteo si è snodato sull'anello di tufo per un paio d'ore. Poi il via e la straordinaria vittoria di Aceto. Al tramonto si era arrivati dopo ventiquattr'ore di grandi emozioni. Erano cominciate al termine della prova generale quando i contradaioli della Torre e dell'Oca si erano scontrati violentemente. Una scazzottata velocissima mentre sotto le logge del podestà il fantino dell'Aquila, Mario Porcu, veniva scalciato e messo fuori combattimento dal cavallo della Tartuca. E così nella notte, mentre in tutta Siena si celebrava il tradizionale rito della cena che precede il Palio, con migliaia di persone sedute nelle viuzze e nelle piazzette medioevali, nei giardini delle contrade, continuavano, frenetiche, le trattative per le "monte", i fantini che poi hanno corso il Palio.
I veterinari frattanto "curavano" i cavalli. "Non gli diamo certamente la vitamina C - spiega il veterinario di una contrada - li prepariamo adeguatamente. Una volta si usava l'anfetamina, oggi si può fare di meglio senza far male all'animale". I cavalli vengono sempre sorvegliati a vista, ma nella notte che ha preceduto questo Palio i controlli erano raddoppiati anche perchè si era sparsa la voce di un misterioso "attentato" di cui sarebbe rimasto vittima Benito, il cavallo della Giraffa. Qualcuno, forse anche riuscendoci, aveva tentato di drogarlo. Sabato mattina Benito si era presentato alle batterie febbricitante. Tutte le preoccupazioni erano scomparse ieri mattina alla "provaccia", la corsa che precede il Palio di poche ore. Aveva vinto la Lupa ma Benito era in buone condizioni. Dopo poco, alle dieci, anche tutti gli interrogativi sui fantini avevano trovato una risposta. A quell'ora infatti i dieci capitani avevano consegnato l'elenco ufficiale delle "monte".
L'Aquila aveva sostituito il fantino infortunato con "Bucefalo", al secolo Maurizio Farnetani, "Spillo" era rimasto con la Pantera, il "Pesse" con il Leocorno, il "Moretto" con la Giraffa, e il figlio Bietolini, detto Rondine, esordiente, con l'Istrice. Ma i fantini più interessanti, per le guerre sotterranee che hanno attraversato questo Palio, erano quelli della Torre, dell'Oca, della Lupa, della Selva e della Tartuca.
Tartuca e Selva, alleate dell'Oca, presentavano Salvatore Ladu, detto "Cianchino" e Francesco Congiu detto "Tremoto". Quest'ultimo aveva fatto fremere di rabbia quelli della Torre per aver colpito duramente due fantini di questa contrada. Proprio per questo non aveva corso la prova generale. Schierarlo significa una sola cosa: guerra.
La Torre si presentava con Massimo Alessandri, "Bazzino", ex fantino della Lupa che aveva scelto, fra l'insoddisfazione dei contradaioli, Roberto Falchi, "Falchino". Su Brandano dell'Oca Andrea De Gortes, "Aceto". Altre alleanze? "Direi proprio di no, anzi direi che oggi di alleanze si può parlare ben poco - aveva spiegato poco prima della corsa Aceto - oggi tutti corrono per vincere. Non c'è più la divisione tra contrade grandi e contrade piccole. Sì, fino a qualche anno fa la contrada più forte e più ricca poteva dominare il mercato ma ora tutti tirano a vincere". Durante la corsa però le alleanze si son fatte sentire. Ma anche questo fa parte del fascino del Palio. "Un Palio che appassiona come e più di un tempo", dice Aceto. Il principe dei fantini ha 42 anni, un allevamento di cavalli ma vive per 365 giorni in attesa del Palio. "Ne ho corsi 42 o 43, non ricordo bene", afferma. Ne ha vinti 13 ed ora è il re del Palio.
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ACETO EUFORICO VUOLE IL BIS 'SONO DAVVERO IMBATTIBILE'
dal nostro inviato PAOLO VAGHEGGI - 4 luglio 1985
SIENA - Cammina per strada ma non riesce a fare più di due passi senza esser fermato: si congratulano, lo abbracciano, lo baciano. Le donne gli gettano occhiate languide, gli uomini lo guardano con un po' d'invidia. Nel cuore del popolo senese ha preso il posto di Guidoriccio da Fogliano. È il capitano dell'ultimo rito medievale italiano: la corsa del palio. È Andrea Degortes, 42 anni, sardo d'origine ma senese d'adozione, allevatore di cavalli, presidente dell'Asciano Football Club, ma soprattutto fantino. Un fantino da leggenda. Al tramonto di martedì, a vent'anni dalla prima vittoria, ha raggiunto la fatidica quota 13, il record stabilito negli anni Trenta da Angelo Meloni, e si appresta a superarla. La sua contrada, l'Oca, correrà anche il palio dell'Assunta e Andrea Degortes, detto Aceto per il carattere aspro, scenderà di nuovo in piazza del Campo. "Io sono cosciente di essere il più forte - dice senza punte di superbia - rispetto agli altri sono un fantino che viene da un altro pianeta". È sposato e ha due figli, una gran passione per le auto di grossa cilindrata (fino a poco tempo fa viaggiava in Ferrari, ora è passato alla Maserati) e per i cavalli. Quattro anni fa lo davano per spacciato. "Ho avuto un periodo nero - testimonia - questo allevamento mi mandava nel pallone. Avevo speso quello che non avevo. Ma l'anno scorso son tornato a vincere". E il mito di Aceto si è riacceso.
A Siena arrivò negli anni Sessanta anche se la famiglia si era trasferita da Olbia a Roma nel 1956. Anni difficili per Aceto. Quattro fratelli, due sorelle e un mondo completamente diverso. Correva alle Capannelle ma aveva un caratteraccio e nell'ambiente non era tra i più amati. "Ero un ragazzo molto vivace", ammette. Poi l'incontro con un dirigente della contrada dell'Oca e il trasferimento a Siena. Andò a correre con quelli del Bruco ma la prima vittoria, il 2 luglio del 1965, la conquistò per l'Aquila a cui era stato "prestato". "Fu molto bello - ricorda Aceto - ma non ero in grado di apprezzare, ero troppo giovane. Non pensavo che avrei avuto tutto questo successo".
Nel 1967 passò all'Oca, alla contrada più forte e più sicura. E cominciò la sequenza delle vittorie. Non sempre con l'Oca, spesso anche indossando la casacca di contrade amiche. "Io tredici vittorie l'ho totalizzate in ventun anni, partecipando a 44 pali - afferma Aceto - il Meloni ci ha messo quarant'anni". Non ha intenzione di ritirarsi. "Più gli anni passano e più divento bravo - assicura il fantino - conta l'esperienza e l'allenamento. Ma non voglio invecchiare correndo in piazza. Mi voglio ritirare da grande, dopo una bellissima vittoria. Non voglio cadere sulla piazza, voglio uscire dalla piazza".