Emilio Montagnani, drappellone del 2 luglio 1971 vinto dalla Contrada della Pantera
Nell'ottobre 1970, nel giorno di San Francesco d'Assisi, papa Paolo VI dichiara Santa Caterina Dottore della Chiesa Universale: titolo, questo, riservato, fino a quel momento ad ecclesiastici di sesso maschile. Curiosamente, però, a questo importante riconoscimento teologico-dottrinale non viene dedicato un Palio straordinario (per motivi, forse, stagionali e organizzativi), bensì il primo, ordinario, dell'anno seguente.
Siamo di fronte ad un palio nel palio, dagli esiti cromatici davvero felici: Emilio Montagnani escogita questo intelligente ed originale "artificio" per celebrare nuovamente la Mistica senese a distanza di nemmeno dieci anni dall'ultimo drappellone cateriniano.
Da un fondo a sprazzi dorati che rimanda alle preziose tavole dei nostri "primitivi" affiora, d'un tratto, ad un lato, la torre del Mangia, col suo grande orologio e la sottostante cappella di Piazza; un allineamento perfetto, zenitale ed un senso di marcata verticalità e di sviluppo verso l'alto del celebre, distintivo elemento architettonico, verso il cielo di una sera di mezza estate, in cui la luna rossa domina e sorveglia.
Rossa come quelle sgocciolature - colore del prezioso Sangue di Gesù Cristo crocifisso - che macchiano la parte alta della serica stoffa.
Una striscia bianca taglia la seta trasversalmente: è il drappellone, a cui si accennava in apertura di questa scheda, che procede incerto, come ondeggiando, strattonato di gioia, portato dai contradaioli vittoriosi al di fuori della Piazza, dove si è consumata la Festa; un "cencio" in piena regola, a cui non manca proprio niente!
Una stilizzata "Madonnina" di Provenzano, resa a rapido tratto, in alto; al centro, il bel volto velato di una fanciulla dallo sguardo intenso penetrante che solo dalla dedica corsiva, in basso a destra scopriamo essere la Benincasa. «a Caterina Dottore della Chiesa», vi è scritto, ma manca qualsiasi attributo specifico di un santo Dottore: libro, penna, colomba dello Spinto Santo sussurrante all'orecchio o, in alternativa, la fiammella sul capo.
Poi, riunite a sembrare un mazzo di gonfi fiori variopinti, le sfere lignee dipinte coi colori delle contrade concorrenti - dette "barberi", con cui i bambini senesi di ogni generazione amano giocare -; infine, una buona porzione di Balzana sormontata da un altro "barbero" (l'undicesimo, analogo per forma e dimensioni ai dieci) coi colori dello stemma del primo cittadino (Roberto Barzanti).
Tra le figure appena descritte due fasce di fregi usati come riempimento, grafemi astratti consueti nella produzione di questo pittore senese; per Enrico Crispolti essi rappresentano una «composta processione» di persone sintetizzate, forse ecclesiastici indossanti mitre con solennità, in cui tornano bagliori in prevalenza d'oro e d'argento.
Ad integrazione dell'unico stemma riportato sul "palio dipinto" gli altri obbligatori da "Regolamento", applicati e cuciti leggermente sovrapposti tra loro: i tre Terzi e le due ulteriori imprese civiche.
Particolarità di questo drappellone: la figura del fantino in testa, a cavallo, lanciato in una folle corsa incitata con energici colpi di "nerbo" sull'animale e fors'anche sull'altro fantino incalzante da dietro, è stata completata dal pittore soltanto dopo la vittoria, con i colori effettivi del giubbetto della Pantera (Questa informazione è stata fornita dall'amico Umberto Poggiolini, testimone oculare dell'azione di completamento da parte del pittore, il quale usò per "tavolozza" la propria mano, portandovi sopra i colori occorrenti fino alla sede della Contrada vittoriosa)
Ad assistere alla corsa - azione che ovviamente precede il giubilo festante - e al "duello" ultimo tra le due contrade un indefinito popolo di spettatori.
Siena non dimentica di festeggiare anche in altro modo il conferimento di questo ennesimo titolo, pertanto viene commissionata a Bruno Buracchini una grande, monumentale statua bronzea (1970-1972) raffigurante la umile Popolana di Fontebranda nella veste di messaggera di pace. (Sul fronte del massiccio basamento in travertino è scolpita la dedica, scandita da quattordici piccole croci spaziatrici, qui omesse tranne in un caso per ragioni di leggibilità: «A SANTA CATERINA BENINCASA / FIGLIA DI SIENA + PATRONA D'ITALIA / DOTTORE DELLA CHIESA / PATRONA D'EUROPA». Ovviamente l'ultimo rigo è aggiunta posteriore all'ottobre 1999).
Una Caterina a testa e a braccia levate, con un crocifisso "spinato" - a ricordo della corona di spine portata da Gesù - stretto nella mano destra ed un mazzo di fitti ramoscelli d'ulivo nell'altra, per uno degh accessi - forse il più transitato - alla città e al suo centro storico ai piedi della Fortezza medicea. Una "gigante" della Chiesa, in atteggiamento benedicente, orientata a guardare la cateriniana basilica di San Domenico e la Sena vetus civitas Virginis, dinanzi arroccata, come un presepe gotico.