A questo Palio, Silvio Gigli presenta alla tratta un soggetto chiamato Bottarella, che viene scelto e assegnato in sorte all'Onda. Fantino Beppe Gentili, che fa la parte del "cassiere", però deve lavorare per l'Oca. Nel Leocorno va Nituzza, umiliata di luglio, col solito Remo Rompighiaccio. Forletto, purosangue, di proprietà di Alberto Tozzi, va all'Oca, che monta l'Arzilli. Sono questi tre i soggetti che faranno il Palio. In premio, il Drappellone dipinto da Dino Roti.
Al Verrocchio ancora il mossiere Guido Guidarini, che fa scattare i canapi, con l'Onda al terzo posto che se ne va insalutata ospite. L'Oca, al secondo posto, le va dietro, ma non regge il ritmo della potente Nituzza che parte come un treno dall'ottava posizione di canape.
Siamo al passaggio della seconda Cappella. Cosa ti fa il Beppe Ciancone? Galoppa di dentro, alla spianata del Comune si allarga a centro pista e invita il Leocorno a entrare. Rompighiaccio abbocca, ma non troppo, e qui è più furbo: fa solamente finta di entrare, e il Beppe gli tira la cosiddetta "cavallata". Non ce lo trova, e Bottarella sfracassa una sezione di cancellati con tanta paura della gente. E qui passa il Leocorno e vince con grandissimo giubilo della Contrada che non assaporava la gioia della vittoria da vent'anni.
Perché, ci domandiamo, il Beppe fece tutto questo? Chiaro, voleva il "malloppo" dell'Oca, che aveva elargito svariati bigliettoni. Per quale altro motivo, sennò, visto che il Ciancone aveva già il "cappotto" in tasca? L'uomo della strada tutto non può conoscere dei retroscena palieschi, ma queste cose inducono a dare certezza che in Piazza il fantino vuole "li sòrdi" e non sentir cantare i nostri stornelli.
E dell'Oca che ne è stato? Era terza, ma all'altezza di Salicotto, Forletto si rompe una zampa. Abbattuto. Il proprietario Tozzi si dispera.
E in questa occasione a Beppe Gentili fu ribadito, ufficialmente e con ragione, il soprannome di "Beppe er goloso".