Fisionomia impeccabile, sia a piedi che a cavallo baffetti che rappresentano i «segni particolari»: ecco Giuseppe Gentili detto Ciancone, ma per tutti «il Gentili». È stato, senza possibilità di smentite, il primo fantino-attore della Piazza, colui che è riuscito ad abbracciare un arco di tempo che va dal 1945 al 1971, durante il quale riuscirà a vincere ben 9 Palii.
Personaggio dotato di un fascino particolare, legato ed innamorato di Siena, ma soprattutto del Palio, il Gentili è riuscito a lasciare di sé un'impronta tangibile che ancor oggi è viva e fa da paragone. Su di lui sono stati scritti innumerevoli profili e aneddoti, a cui ha legato la sua permanenza sul tufo.
È stato un «grande» e come tutti i «grandi» passa agevolmente alla leggenda del Palio, grazie soprattutto a quella grazia in corsa che era una sua caratteristica naturale. Dotato di una fine intelligenza, il Gentili ha saputo «costruire» il viottolo di S. Martino seguendo meticolosamente insegnamenti ed esperienze, quasi come se si trattasse di una costruzione computerizzata, ma ai suoi tempi non esistevano né videocassette né computer.
In questo volume il lettore, da solo, può rendersi conto della grande personalità del fantino-uomo che in corsa riusciva a porsi davanti a tutti. In molti Palii non è stato abbracciato dalla fortuna, mentre i suoi successi sono stati tutti costruiti con abilità dalla mossa al bandierino, sfruttando le situazioni senza mai abusare della fortuna. Le pagine che ha scritto meritano ben altra attenzione, sia dalla prospettiva umana che da quella tecnica. Con lui il Palio ha affinato ulteriormente l'aspetto tecnico, più professionale e sempre meno casuale.
Donatino nella Chiocciola e la bianca Elis con i paraocchi per S. Martino, Rubacuori nel Drago e la massiccia figura del Funghi nel Montone. Curiosa la foto dove si intravede il «palchetto in più» sulla destra al Casato; sarà definitivamente tolto nel 1954.
Se a luglio aveva vinto Mughetto davanti a Folco, il «vecchio re» della Piazza si riprende la rivincita in un Palio lineare in tutte le sue evoluzioni. Ma non è questa l'unica curiosità cronistica del Palio; come a luglio la Giraffa si ritrova a lottare fino in fondo.
L'aria di questo 16 agosto è nettamente diversa da quella abituale; non si pensa tanto a «questo» ma ad un altro Palio, quello straordinario per solennizzare la Pace nel Mondo, con il Giappone che da pochi giorni aveva accettato di non combattere più.
La mossa è quasi perfetta. In basso il notevole posto per la Civetta è tale che l'Arzilli non può sbagliare la fiancata. Gira tra i canapi il Drago che, assieme a Leocorno e Torre, si fa trovare impreparato, mentre Donatino, nella Chiocciola, in alto porta via benissimo la veloce Elis bloccando e ritardando la partenza della Giraffa, con il debuttante Gentili.
Di rincorsa è l'Istrice con Salomè che brucia il debuttante Biondino nel Nicchio. In testa a tutti va via, basso, Amaranto nella Tartuca che riesce anche a curvare primo a S. Martino ed a mantenersi in testa per tutto un giro, finché non viene superato dalla Civetta, a sua volta tallonata dalla Giraffa.
La Civetta riesce a portare nel Castellare quel Palio che i favori del pronostico già le assegnavano, mentre alle sue spalle il debuttante Gentili ha perso ogni speranza e c'è la bianca Salomè scossa, perché il Pieraccini era caduto al terzo S. Martino. Non termina di uscire dalla Piazza il cencio di Dino Rofi, che sotto il Palazzo comunale già si chiede che ne venga corso un altro...