di Massimo Gambelli
Nel Palio delle tante rivalità, la presentazione del drappellone, tradizionale e perfettamente in linea con i gusti dei senesi, ai quali è soprattutto piaciuta l'idea del retro (orme di zoccoli nel tufo), ha dato ufficialmente inizio alle operazioni della Festa. Per la verità, al Ceppo, l'iter organizzativo era stato già avviato con le ormai consuete previsite dei veterinari, le cui decisioni hanno predeterminato lo svolgimento di una carriera senza bomboloni.
La grandinata di mezzogiorno del 28 giugno, il freddo e l'umidità della notte non sono bastati a guastare l'organizzazione della tratta (complimenti agli addetti del Comune), e così i tempi non hanno subito sostanziali modifiche. La scelta dei Capitani non lascia spazio ai sogni: lotto di basso livello e barberi ai più sconosciuti, comunque non in grado di suscitare quell'entusiasmo gioioso, sale e pepe del Palio.
Al momento dell'assegnazione, c'è tantissima tensione: è uno dei momenti cruciali, in un attimo il cielo stabilisce le strategie delle Contrade. E la sorte decide che Lupa (Indianos) e Montone (Lo Specialista) siano le prime favorite di questa carriera.
Durante le prove, caratterizzate da cavalli calcianti come mai era accaduto, crescono anche le quotazioni di altre accoppiate ma i favori restano soprattutto sulla Lupa e nella Contrada dei Servi. Il Palio dell'Istrice è stato pianificato a puntino e la monta del Pusceddu conferma un intento ben definito: nella stalla, infatti, la cavallina Naikè non desta particolare passione.
Le posizioni nei canapi confermano le difficoltà previste: Montone al primo posto e Nicchio di rincorsa, Leocorno accanto alla Civetta, l'Istrice sopra la Lupa, anche se non a stretto contatto, i cavalli di Onda e Oca che calciano continuamente e tengono a distanza gli altri.
Per ben sette volte il mossiere fa uscire i cavalli alla ricerca del miglior allineamento possibile: la mossa sembra davvero problematica, e volano veloci i minuti trascorsi dall'uscita dall'entrone. Lo scoppio del mortaretto annulla una partenza ritenuta non valida (mah!), ancora minuti che passano, il Nicchio resta lontano dal verrocchino, le altre dentro a cercare la migliore posizione con occhi di riguardo ai numerosi calci di Onda, Pantera e Oca che aumentano il pathos e l'agitazione di tutti. Poi, improvvisamente, approfittando di una disattenzione del Bartoletti, il Nicchio entra e la Torre prende subito la testa.
Dietro, a centro pista, l'Istrice nerba ripetutamente la Lupa che si difende ma è costretta ad allargarsi, così perdendo velocità e l'opportunità di attaccare la prima posizione. L'Oca ne approfitta, sceglie la traiettoria bassa e infila anche la Torre al primo San Martino. Il Palio dell'Istrice finisce qui ma viste le premesse... è tanta roba.
Una corsa disegnata a contrastare l'avversaria ma un grande Palio: ciò che l'Istrice voleva ottenere è stato meritatamente conseguito. Un lavoro, fatto veramente bene, che si è rivelato decisivo per l'esito della carriera, e questa volta era davvero difficile.
Alla cappella nell'ordine Oca, Torre e Lupa, dietro il Nicchio che cade davanti alle comparse. Il Tittia va largo al Casato, picchia nel palco ma chiude ancora la Torre all'altezza della mossa.
Posizioni invariate con la Pantera che, a doppia velocità, supera tanti barberi e si porta nelle posizioni di testa, prima che Voglia "scavalli" in un San Martino preso troppo forte e soprattutto in modo inadeguato. La Lupa è passata seconda, l'Oca continua braccata da un Mari determinatissimo e dallo scosso di Stalloreggi che si avvicina tantissimo ai due di testa; la forza di Pestifero è impressionante, supera la Lupa e, attacca l'Oca, rendendo la corsa ancor più spettacolare.
Al terzo San Martino, però, va largo e consente al Mari di riprendersi il secondo posto. Torre, Montone e lo scosso del Nicchio seguono nelle posizioni di rincalzo mentre le altre, nelle retrovie, corricchiano senza speranze.
L'Oca conduce al terzo Casato, poi, all'interno, una Lupa velocissima e, all'esterno, lo scosso indemoniato della Pantera, cercano fino all'ultimo il miracolo che riesce invece a un grande Tittia, primo al bandierino. Una carriera emozionante, ricca di colpi di scena, un arrivo per cuori forti, Fontebranda vince meritatamente un Palio bellissimo.