Sorpasso finale e i due barberi arrivano appaiati al bandierino, questione di centimetri
Oca dalle lacrime alla gioia
Incredibile "balletto" col Nicchio per assegnazione del cencio
(di Sonia Maggi)
Se le emozioni ringiovanissero con la corsa di ieri saremmo tornati tutti bambini. Mai si era vista, almeno negli ultimi anni, una situazione del genere, con le emozioni che si rincorrono da una Contrada all'altra, passando dalla gioia al pianto.
Alle 20 e 10 poco più, a Palio corso, la Piazza è un vulcano. L'arrivo appaiato al bandierino di Oca e Nicchio crea una convulsione collettiva. Chi è in posizione frontale grida Oca, chi si trova alle spalle dei fantini grida Nicchio.
Una corsa da brivido, costellata dall'incertezza finale e da qualche errore che ha ulteriormente confuso le acque. In un primo momento, almeno la metà dei presenti in Piazza, ha creduto che fosse stato il Nicchio a strappare un cencio strepitoso all'accoppiata di Fontebranda di Fedora Saura e Tittia. I monturati dei Pispini si sono precipitati verso il palco dei capitani mentre dagli occhi degli ocaioli scendevano le lacrime. Pianto di delusione, di rabbia, di disperazione, credendo di aver perso in un soffio ciò che Tittia aveva costruito magistralmente in tre giri di corsa.
La Torre nel frattempo si era già abbandonata ai canti esprimendo frettolosamente la soddisfazione di aver scampato una purga che poi è invece puntualmente arrivata. Del resto l'equivoco è stato avvalorato ufficialmente dalla bandiera del Nicchio che pochi secondi dopo lo scoppio del mortaretto sventolava dalla trifora di Palazzo Comunale. Pochi secondi ma intensi. Una girandola di emozioni, di patema, batticuore. Inizialmente sono gli ocaioli a reclamare il Cencio, e quando i nicchiaioli si impossessano del drappellone convinti della vittoria, il verdetto cambia di nuovo. E' Oca. Gli sguardi dei contradaioli dell'Infamona si illuminano di nuovo, il pianto affoga nel sorriso, nella gioia immensa di una verità amara rifuggita con grande slancio.
Anche questo è Palio, un balletto di responsi che in fin dei conti si basano sul colpo d'occhio. Ciò nonostante il passaggio dalla contentezza alla delusione e viceversa avviene con assoluta compostezza. I nicchiaioli sebbene a malincuore, consapevoli di un verdetto inappellabile, cedono il Cencio ai legittimi vincitori.
Questa Carriera targata luglio 2007 è destinata a far parlare a lungo di sè, a creare riflessioni, e anche qualche spunto polemico di fronte a un arrivo così turbolento che ripropone la questione del fotofinish, croce e delizia di tutte le amministrazioni comunali ma che ormai reclama di essere affrontata.
Problemi del giorno dopo. Per ora l'Oca si gode una vittoria riportata sul Campo in maniera assolutamente egregia e tutto sommato non avrebbe reso giustizia al talento di Tittia se quello scosso che gli ha creato l'intoppo al Casato gli avesse fatto davvero perdere un Palio così ben costruito. Onore a Giovanni Atzeni dunque, al primo successo. Il fantino ha saputo mettere in luce le doti di Fedora Saura passata in sordina per tutte le prove.
Note di merito anche per la corsa condotta da Andrea Mari detto Brio su Dostoevskij, che ha dimostrato, come del resto un anno fa, il suo talento da abile inseguitore. Quella prodezza al Casato, grazie anche alla disgrazia altrui purtroppo non è bastata a coronare un altro successo.
La sorte aveva affidato delle posizioni al canape che non hanno favorito una partenza svelta. Mezz'ora di attesa con quattro uscite dai canapi e due mosse false prima della valida, con Lupa allo staccato, affiancata dal Montone, Onda, quindi Oca, Civetta, Nicchio, Bruco, Drago e Tartuca di rincorsa.
Un allineamento che fino all'ultimo ha fatto penare il mossiere Guglielmi con Nicchio e Civetta fuori posto ma soprattutto Gingillo, in groppa a Delizia de Ozieri, non ha mai trovato la posizione giusta uscendo tra l'altro ultimo dai canapi.
La mossa valida arriva dopo un richiamo del mossiere alla rincorsa. Schizzano via in testa Onda, Lupa e Oca, ma alla fonte l'Oca è già prima inseguita dalla Lupa con il Drago che avanza forte, ma nel tentativo di superare dall'interno le prime due, scivola nel tufo e spegne i sogni ai materassi. Alla Capella: Oca, Montone e il Nicchio che supera la Lupa.
Al primo Casato il giubbetto blu passa al secondo posto perchè il Montone gira largo e, sbatte contro il parapetto dei palchi. La Lupa perde l'andatura e le due di testa Oca e Nicchio prendono il largo.
Al secondo San Martino inizia la galoppata solitaria di Oca e Nicchio con il gruppo delle altre a diversi metri di distanza. Al secondo Casato, Nicchio sempre all'inseguimento mentre la Lupa cade malamente e lo scosso arresta la sua corsa e vaga nella pista. Oca in testa con il Nicchio che incalza al terzo San Martino.
Nella spianata del Comune Andrea Mari non ce la fa ad agganciare Tittia che guida sempre in testa. Poi al Casato lo scosso della Lupa gli si para davanti. Un attimo di esitazione, ne approfitta il Mari che gira stretto e tenta il sorpasso, un sorpasso che effettivamente avviene sul filo del bandierino ma a quanto pare la testa di Fedora "taglia" per prima quel traguardo ideale su cui purtroppo capita di avere qualcosa da recriminare. Questione di centimetri.
Tittia alza il nerbo. Lui è sicuro: quel Palio è suo. E se lo merita.