Un mantello rosso cremisi avvolge la città nel tramonto del 16 agosto. Giornata storica, in cui si scrive un altro pezzo di storia leggendaria del Palio. Perché vince la Torre, che spezza un digiuno di 44 anni e lo fa guidata sul Campo dalla figlia di quella Marchesa Misciattelli che giusto nel 1961 aveva fatto trionfare Salicotto.
Nel Palio segnato da una perfetta manovra politico-diplomatica, c'è un altro aspetto che fa storia. Ed è tutto legato a Luigi Bruschelli detto Trecciolino, fantino senese che conquista la sua decima vittoria su 28 carriere disputate, il terzo successo consecutivo, conducendo in modo mirabile il fido Berio, compagno di ben quattro vittorie.
Quando la Torre, nel pomeriggio del 13 agosto, riesce a condurre Trecciolino in Salicotto, il Palio subisce uno scossone. C'è uno scatto in avanti, le mani della Torre che si allungano sulle sorti della Carriera. E nel pomeriggio del 16 agosto le sensazioni di un potere diffuso sulla Piazza, trovano puntuale conferma. Trecciolino compie un'altra magia al primo San Martino, e nulla possono gli avversari.
L'ordine di ingresso ai canapi: Chiocciola, Zilata Usa e Virginio Zedde detto Lo Zedde; Selva, Vai Go e Walter Pusceddu detto Bighino; Istrice, Donnaiuolo e Giuseppe Zedde detto Gingillo; Giraffa, Zodiach e Alberto Ricceri detto Salasso; Civetta, Desmon e Giovanni Atzeni detto Tittia; Torre, Berio e Luigi Bruschelli detto Trecciolino; Lupa, Brento e Giuseppe Pes detto Il Pesse; Onda, Choci e Andrea Mari detto Brio; Valdimontone, Alesandra e Antonio Villella detto Sgaibarre; Leocorno, Elisir Logudoro e Luca Minisini detto De' di rincorsa.
Le scaramucce tra i canapi stavolta sono limitate. Neppure un quarto d'ora passa dall'ingresso alla partenza. L'Onda, capitata poco distante dalla Torre, trova però la Lupa che fa da cuscinetto e soprattutto il mossiere Daniele Masala che non consente scambi di posto, dispensando al Mari anche un richiamo. Gli altri, tutto sommato, stanno fermi, come se tutto fosse già stato definito a tavolino.
Eppure, al momento del via, la Lupa e la Selva partono meglio della Torre, che finisce in una specie di imbuto, superata anche dal Montone. Della circostanza approfitta l'Onda, che scarica almeno cinque nerbate violente sulla spalla di Trecciolino, che però riesce a portare Berio nella giusta traiettoria.
Bruschelli si infila all'interno, proprio mentre la Lupa giunge al primo San Martino allargando clamorosamente. Tradito da Brento, il Pesse finisce al largo il suo Palio, mentre la Torre si affianca dal di dentro al Montone rallentandone la corsa e trovando anche l'appoggio per superare pure la Selva.
Alla Cappella la Torre è prima, con la - che copia la traiettoria del Bruschelli - che si mette sulla scia affiancando la Selva al Casato. Più indietro, Onda e Montone.
Non succede più niente: il debuttante Virginio Zedde conduce bene Zilata Usa in un generoso Palio in seconda battuta riuscendo a superare la Selva al secondo San Martino, ma Bruschelli davanti non sbaglia niente. Dietro, si perdono tutti i presunti outsider, con Istrice e Lupa che si nerbano in retrovia è Zodiach, atteso protagonista, che non si vede mai.
È solo Torre. È solo Bruschelli, maestro inarrivabile del Palio moderno, re del ventunesimo secolo. La storia la fanno i grandi uomini e Trecciolino fa la storia del Palio da grande uomo di Palio.
Quando la Torre invade la Piazza, si leva un meraviglioso applauso, a suggellare la fine del digiuno e il meritato ritorno di Salicotto nella dimensione del trionfo.