Sessantacinque minuti per partire. Un braccio di ferro, quello fra il mossiere Daniele Masala e molti dei fantini al canape, che da l'impressione di poter essere eterno, perché basato sul nulla. Quasi la metà dei fantini al canape dimostra infatti la completa insipienza, l'incapacità di gestire i cavalli alla mossa, l'assoluta inadeguatezza di fronte alla necessità di compiere anche 'servizi', ma con l'arma del mestiere e non con comportamenti irrazionali.
Se il Palio non troverà ben presto altri fantini validi, sarà inutile prendersela ogni volta con il mossiere di turno: perché la causa maggiore delle mosse ingestibili, sono i fantini inadeguati. La riprova è che chi ha puntato a fare il proprio interesse con capacità tecnica, è partito bene.
Ma il Palio del 16 agosto 2003 non sarà ricordato soltanto per la battaglia della mossa, e purtroppo non solo per la meravigliosa cavalcata vittoriosa di Gigi Bruschelli e Berio, che ripetono nel Bruco il successo conquistato nell'agosto 2002 in Tartuca, ma anche per gli incidenti a Big Big e Alghero. Quest'ultimo, dopo aver subito una coppiola da Artù Valoroso durante la mossa, rientra nell'entrone e dopo il controllo del veterinario comunale viene curato e rimandato al canape.
Farà neppure mezzo giro e stramazzerà poi davanti al palco delle comparse, per essere abbattuto nella notte. Big Big, il cavallo dell'Aquila, per il quale nella notte di vigilia erano circolate mille voci di forfait, arriverà invece al secondo San Martino, prima di crollare e trascinare nella caduta anche il Leocorno.
Alle 19,05 i barberi escono dall'Entrone per avviarsi alla mossa. Seguono tre mosse invalidate, richiami ai fantini che non riuscivano a tenere il posto (due alla Lupa e al Nicchio, uno alla Chiocciola e alla Civetta). L'allineamento è difficile: Leocorno, Aquila, Nicchio, Torre, Lupa, Onda, Chiocciola, Giraffa, Bruco e Civetta di rincorsa.
Quando si parte, il Bruco è il più rapido affiancato dall'interno dalla Giraffa e più indietro da Lupa, Chiocciola, Onda e Nicchio che al largo appare in netta rimonta.
Prima della Fonte Bruschelli sollecita anche con il nerbo il suo Berio, poi opera la prima manovra decisiva del Palio. Non si impegna in un testa a testa con Urban, di cui conosce bene le doti di scattista ma anche i limiti alla distanza, e cerca un corridoio più interno in scia, mentre la Chiocciola viene risucchiata nelle retrovie.
La Giraffa gira così in testa seguita dal Bruco, dal Nicchio, dall'Aquila e dalla Civetta. In fondo, si compie il triste destino di Alghero e ancora più dietro il Pusceddu con una piroetta sembra scendere da Artù Valoroso.
Al Casato, mentre sfilano Giraffa e Civetta, l'Aquila impancia violentemente il Nicchio, finendo per comprometterne la promettente risalita. Ma Tittia riesce miracolosamente a restare in groppa ad Amoroso, pur senza più chanches. Anche il Mari resta a cavallo, ma per finire sul tufo al successivo San Martino, che vede questa nuova gerarchia: Giraffa, Bruco e Civetta. Per tutte le altre, Palio finito.
Il Bruschelli compie la seconda mossa decisiva. Appena finita la curva, mette il nerbo addosso a Berio e il cavallo ripaga con uno spunto che non consente al Pes alcuna manovra difensiva. Il Bruco passa in testa e la sensazione che i giochi siano fatti viene confermata in modo definitivo al Casato, dove la Civetta che tenta il tutto per tutto impancia la Giraffa e la accompagna verso i palchi, consentendo così a Trecciolino di gustarsi un terzo giro da dominatore e al capitano Gianni Falciani, con tutto il propolo del Bruco, di godere appieno del gusto di una vittoria costruita a tavolino, a partire dalla scelta di Bruschelli come fantino di contrada. Una politica ben ripagata e che, se seguita da altre Contrade, potrebbe in generale contribuire a ritrovare dinamiche della Festa più in linea con la tradizione.
Il drappellone di Andrea Rauch viene calato dal palco e il primo a sgattaiolare verso il terrazzino è Bernardo Corradi, a Siena solo un ragazzo di 27 anni del Bruco che a luglio si era vestito come duce per tutto il mondo il bomber della Lazio e della Nazionale.
Con il tempo di 1.14 Trecciolino conquista la sua settima vittoria e il Bruco la trentacinquesima, a distanza di sette anni da quel 1996 quando, finalmente il Bruco ruppe il digiuno che durava dal 1955. Un passato che alla gente di via del Comune appare lontano, lontanissimo, mentre si godono sul tufo il trionfo di Trecciolino e Berio.