SIENA, IL PALIO DEI BROCCHI
dal nostro inviato CLAUDIA RICONDA - 15 agosto 1994
SIENA - Il cuore deve restare antico, non si flirta con la modernità. Chi si vuole vendere dovrà farlo come una volta: faccia a faccia, senza telefonino. Il Palio toglie i cellulari ai fantini. Dice Aceto: "Non chiamatemi, non rispondo al telefonino, la contrada mi ha pregato di farne a meno". Il Bruco ha staccato la spina al Pesse: "Ci dispiace, ma il cellulare no, non glielo lasciamo. Non vogliamo che sia contattato di nascosto dalle altre contrade. Convincerlo a correre per noi è stata una fatica". L'hanno dovuto inseguire fino a casa di Manola, la fidanzata: quattro ore di parole dolci, un piatto di vitel tonnè, e alla fine il sì. "Ma la cifra si deciderà dopo la corsa". Si sussurra di trecento milioni. Il Bruco è la contrada che ha più fame di Palio, è a digiuno da 39 anni. Per vincere può spendere ottocento milioni.
E quest'anno chi vince, domani al tramonto, va in Eurovisione: per la prima volta il Palio, grazie ad Euronews, entrerà in diretta nelle case di 24 milioni di famiglie europee. Sarà una donna a commentare la corsa, Valerie Zabriskie. Anche Rai 1, domani diretta dalle 17 alle 20, punta su una voce femminile: Susanna Petruni, giornalista del Tg1, settore economia, la prima donna in Rai a fare la telecronaca tv del Palio: "Cercherò di non far rimpiangere Frajese".
Sarà più facile rimpiangere Pitheos e Uberto, i due purosangue più veloci degli ultimi anni. La selezione dei veterinari li ha esclusi, non erano a posto fisicamente. E così Siena si deve accontentare del Palio dei brocchi. I capitani delle contrade hanno puntato sui brutti ma sicuri, mezzosangue lenti e tozzi, gli manca solo l'air bag.
La Chiocciola è riuscita a scaldarsi perfino per Imperatore, un baio di 11 anni: di solito il più spernacchiato, ma oggi rispetto agli altri sembra Maradona. È l'unico insieme a Naomy dell'Istrice ad aver già corso il Palio. Gli altri sono scesi in piazza per le prove con gli occhi stralunati. Lousiana, cavallo dell'Oca, con un nome così ha creduto di essere scritturata per un rodeo: calci, scrolloni, alla fine si è ribaltata, giù di schiena. Ci ha pensato Cianchino, che la monterà domani, a calmarla con due schiaffoni. E schiaffoni sono volati sabato anche tra Nicchio e Montone, rivali storiche: botte, tavolini per aria, pugni, insulti, anche alle guardie, un poliziotto ci ha rimesso il naso e un occhio nero.
A correre per il Papa, che è raffigurato sul Cencio disegnato da Sandro Chia, saranno in dieci: Bruco, le rivali Pantera e Aquila, Oca, Onda, Istrice, e altre due coppie nemiche: Nicchio e Montone, Tartuca e Chiocciola. Gli animalisti non abbassano i guantoni: per i cavalli il Palio è spesso una corsa spezzaosse, mille metri di stress e di tormento. E infatti al numero verde attivato dalla Lega Antivivisezione chiamano in tanti: "Il Palio è abominevole: sia per chi lo organizza, sia per chi ci va". Zeffirelli, paladino degli animali, ha già fatto baruffa con i senesi: "Gentaccia. Li teniamo d' occhio".
Aver scelto cavalli più lenti potrebbe non bastare: si parte insieme, ma si arriva anche insieme, e alla curva di San Martino in dieci non ci giri. "È un rischio" dice Patrizio Signorini, capitano del Bruco a cui la sorte ha affidato Pegaso, baio mezzosangue: "Ma almeno tutti abbiamo la possibilità di vincere". Ma anche di ammaccarsi un po' . Secondo le statistiche un fantino su tre finisce la corsa per terra, in 39 casi su 100 deve essere ricoverato in ospedale. "Vogliamo essere tutelati, non siamo carne da macello" dice il Pesse, nella vita Giuseppe Pes: "A luglio Bastiano e Mistero si sono rotti la gamba, ma di noi poveri fantini non si occupa nessuno". Poveri si fa per dire: un Palio per loro può valere 200 milioni. "Guadagnamo bene, ma ce lo meritiamo: siamo professionisti, non mercenari". Aceto, 14 successi, nessun fantino ha vinto quanto lui, domani porterà la sua faccia da pirata felice in sella a Aquila, cavallo dell'Aquila. "Chi ha detto che 51 anni sono troppi per il Palio?". Tranquillo, signor De Gortes: anche Woodstock ha il suo Joe Cocker.
LA TELECRONISTA EMOZIONATA URLA TROPPO MA CONVINCE
m b - 17 agosto 1994
SIENA - Sale e stride il tono della voce. Susanna Petruni, prima donna a fare la telecronaca del Palio su RaiUno, in forza alla redazione economia del Tg e moglie di un giornalista senese, si rende conto di aver preso qualche stecca: "Non capivo più se la mia voce riusciva a salire sopra il boato della piazza", ha confessato ad Omar Calabrese, semiologo all'università di Siena, che come assessore alla Cultura del Comune si è inventato l'operazione "Agenzia informativa Palio", il service che da quest'anno fornisce in esclusiva le immagini della festa ad una sola rete nazionale.
Ma il massmediologo Calabrese promuove a pieni voti la diretta Rai, commentata anche da Emilio Ravel. "Molto bene, tutto ben preparato, è migliorato l'audio, mi è piaciuta la modestia e la freschezza della Petruni. Quei problemi di tonalità sono colpa della piazza: come droga i cavalli, così droga anche gli uomini", dice soddisfatto Calabrese all'uscita dal Comune subito dopo che la Tartuca ha vinto il Palio.
Insomma, nonostante qualche imprecisione di quelle che mandano in bestia i senesi ("hanno detto canapino invece di canape", dice il solito scandalizzato), la Rai ad agosto è andata meglio di Canale 5. Calabrese la pensa così ma non lo dice. "La Rai ha avuto più tempo per preparare la trasmissione e gli darei 8. Otto anche a Canale 5, perché ha avuto meno tempo". Più esplicito Mauro Civai, direttore del museo civico, che ha coadiuvato sia i telecronisti di Canale 5 che quelli della Rai. "Televisione pubblica più impostata, rete Fininvest più garibaldina". A Calabrese interessano altri aspetti. "È importante avere imposto il divieto di interrompere la corsa con gli spot per non snaturare l' evento. È una prima volta che stimolerà imitazioni, avrà un seguito anche per altre manifestazioni. È già successo su Tmc: hanno trasmesso la semifinale dei Mondiali Italia-Bulgaria senza pubblicità richiamandosi espressamente all'esempio del Palio". Ma poi il semiologo torna sulla sfida Rai-Fininvest per il Palio. "A luglio ci hanno accusato di aver venduto il Palio alla Fininvest, ad una tv commerciale. Adesso posso dire che la tv pubblica e quella privata hanno cercato di accordarsi tra loro a nostro danno". Ovvero assessore? "Ovvero...non è il momento, in seguito il sindaco svelerà i retroscena".
PALIO, LA GRANDE VITTORIA DELLA TARTUCA
dal nostro inviato CLAUDIA RICONDA - 17 agosto 1994
SIENA - Nel Palio dove non si vola, che per una volta è stato tenero con i cavalli, non c'è spazio per i veri cattivi come Aceto e per i sogni del Bruco. Ce n'è solo per la Tartuca. È la contrada delle Tartarughe, ma per un giorno i lenti sono stati gli altri. Delfort Song, un baio di sei anni montato da Dario Colagè detto il Bufera, è stata l' unica Ferrari di questo Palio. Per il Bruco, che non vince da 39 anni, sarà un altro inverno di spernacchi. Aveva tutto per vincere: i colori del Brasile, il miglior fantino e un miliardo a disposizione. Ma nel Palio le favole spesso non hanno un lieto fine.
'Non corro sui brocchi' Si parte al tramonto senza un pezzo di leggenda: Aceto è rimasto a casa. Doveva correre per l'Aquila, ha provato Quarnero due giorni, alla fine l'ha riportato nelle scuderie: scusate, ma io sui brocchi non ci corro. A 51 anni non ci sono polizze contro le brutte figure, neanche per il re dei fantini: "Alla mia età corro il Palio solo se ho una bella macchina. Se non ce l'ho, me lo guardo in tv".
C' è invece il Pesse, ma non ha una bella faccia: Pegaso, il suo cavallo, ha una zampa malconcia, non ha fatto neanche la provaccia della mattina. C'è l'Aquila che ha voglia di spingere tra i canapi, accanto la Pantera, la rivale. I due cavalli si mordono, i fantini sgomitano. La Chiocciola è di rincorsa, ma perde tempo, aspetta che qualcuno dia fastidio alla rivale, la Tartuca.
Si parte, la prima è subito buona. Il Pesse sul Bruco parte in testa, dietro Onda e Nicchio. La Tartuca è in ritardo, arranca. A San Martino comanda il Bruco, ma al Casato il Nicchio lo affianca, lo sbatte sullo steccato. Ne approfitta l'Onda che va in testa. La corsa dell'Aquila si spenge qui, Quarnero sbatte nella polvere Imolino, il sostituto di Aceto.
Onda, Tartuca e Istrice guidano il gruppo. Pesse sbuffa, dà nerbate che pare indemoniato, ma ormai per lui è finita. In piazza urlano in settantamila, c'è anche Rosy Bindi, ospite del Pds. Prima del secondo San Martino, la Tartuca risale la corrente, supera l'Onda. Dietro c' è mischia e polvere. Il Bufera si guarda indietro, c'è sempre l'Onda a dargli fastidio, ci prova anche il Nicchio.
L'autunno del patriarca ma Delfort Song vola, è un treno in corsa, non lo acchiappano più. È una notte di sbronze per la Tartuca, affamatissima di Palio, anche se sono passati solo tre anni dall'ultimo successo. Il Bruco rimanda le vendette: in caso di vittoria, erano già pronti a murare le porte di quelli della Giraffa, la contrada nemica: "Loro nel ' 72 ci rovesciarono sulla strada un camion di escrementi. Sono cose che non si dimenticano". Come gli insulti di Zeffirelli. "Più parla, e più ci fa ricchi" dice il sindaco Pierluigi Piccini: "Abbiamo una causa civile contro di lui: ad ogni sua dichiarazione contro il Palio, ritocchiamo il risarcimento che chiederemo. Tutte le denunce degli animalisti sono state archiviate".
Sulle zuffe dei contradaioli invece l'inchiesta continua. Ancora il sindaco: "C'è violenza nel Palio? E allora quelli che buttano i sassi dal cavalcavia delle autostrade? La violenza è nella nostra società, ma Siena con i suoi riti riesce a dare uno sfogo regolamentato a questi impulsi. Anche nelle zuffe ci sono regole precise, raramente infrante". Invece stavolta le regole sono calpestate. Nella rissa di sabato tra Nicchio e Montone schiaffi e pugni sono atterrati anche sulla faccia di un poliziotto e del priore del Nicchio. Ma guardie e capi di contrada non si picchiano, è la legge non scritta del Palio. Per questo sono scattate le manette per due contradaioli del Montone: la corsa l'hanno vista in tv, agli arresti domiciliari.
"Ma io preferisco una figlia con l'occhio nero piuttosto che drogata" dice Franco Morandi, capitano del Montone: "L'unico sangue del Palio è quello che danno le 17 contrade: in ognuna c'è un centro donatori". E per una volta a insozzare il Palio non c'è stato il sangue dei cavalli. Su dieci, otto non avevano mai corso in piazza, ma se la sono cavata. E oggi nessuno di loro raggiungerà l'ospizio dei sopravvissuti del Palio, sulle colline di Radicondoli. Ci sono Quimper, Nicoleo, Ogiva, e soprattutto Rimini: ha vinto tre Palii, il suo è l'autunno del patriarca: i contradaioli vengono a trovarlo, come si fa con il nonno, gli portano caramelle e carote. Dice Carlo Felice Pecorari, amministratore dell'azienda demaniale: "Qui i cavalli devono solo fare una cosa: scordarsi la pista".
Ma è come se hai corso i cento metri tutta la vita e ti piazzano alla finestra a guardare il traffico. E infatti Pitheos, il grande assente di questo Palio, cinque trionfi, non invecchierà qui. Lo dice il suo padrone, Giuseppe Pes, Il Pesse: "Il pensionato è solo una buona scusa per noi uomini, per metterci la coscienza a posto. Ma un cavallo con la zampa bullonata, se potesse parlare, mi direbbe: sparami".