SCELTI I CAVALLI PER IL PALIO, GLI ECOLOGISTI CHIEDONO UN DECALOGO 14 agosto 1987
SIENA. Pantera, Chiocciola e Selva sono le favorite del Palio dell'Assunta che si correrà il 16 agosto, così sembra almeno dopo l'assegnazione dei cavalli che si è svolta ieri in Piazza del Campo a Siena.
Alla Pantera è toccato Benito, un cavallo che ha già vinto due corse nella contrada dell'Onda e del Leocorno. Alla Chiocciola è andato Figaro, alla Selva Ciriaco. Le altre contrade avrebbero avuto meno fortuna: per l'Oca corre Briosca, Euro è stato assegnato al Valdimontone, Galleggiante alla Tartuca, Pippo Pippo all'Onda, Martino al Drago, Fogaritzu al Bruco e Libia all'Istrice.
I fantini, come al solito, sono ancora incerti: si dice solo che il mitico Andrea De Gortes, detto Aceto, che torna in piazza dopo un anno di sospensione, forse correrà per la Chiocciola, e che Salvatore Ladu, soprannominato Cianchino, sia in gran trattative con la Pantera.
Intanto l'associazione Amici della Terra ha annunciato che chiederà l'apertura di un'inchiesta penale perché si accerti eventuali maltrattamenti ai cavalli che parteciperanno al Palio dell'Assunta, nel caso che dovessero ripetersi gli incidenti della tornata del Palio del 2 luglio scorso, quando caddero cinque cavalli in corsa ed un purosangue, azzoppato, fu soppresso. Gli Amici della Terra, più in particolare, chiedono che venga almeno svolto un serio controllo sulle condizioni fisiche dei cavalli partecipanti, a volte vecchi o malati e che venga imposto il divieto di competizione per i purosangue, dotati di garretti non idonei alle condizioni della pista e che venga imposto ai fantini di non ostacolare in alcun modo la traiettoria di corsa dei cavalli partecipanti alla gara.
SIENA, LA LUNGA NOTTE DELLA PANTERA dal nostro inviato SUSANNA NIRENSTEIN - 18 agosto 1987
SIENA. Notte lunga di ebrezze, notte di grida e svenimenti, di nuovi amori, notte di una guerra vittoriosa. La Pantera ha conquistato il Palio, invade la piazza, porta con sé pianti struggenti e stremati, abbracci impazziti, crisi di risa e smorfie contratte di tensione. La contrada urla slogan inarticolati di orgoglio, mostra il trofeo, sventola cenci rosso blu. Una corrente ubriaca di passione percorre la terra rossa del Campo, i ragazzi si rotolano addosso, cadono in ginocchio in deliquio, sembrano feriti a morte, abbracciano affannati Benito e Cianchino, cavallo e cavaliere della vittoria, li portano in trionfo, cercano una via d'uscita da piazza del Campo, corrono in contrada dove li aspetta chi non ha avuto il coraggio di andare a vedere di persona per paura dell'emozione e del cuore.
L'odore del vino inonda via di San Quirico e ancora la mattina dopo dominerà l'aria. Si entra nella elegantissima stalla a cassettoni rossi, bianchi e blu dove già riposa Benito, si riguardano come care adorate fotografie di famiglia i ventidue palii conquistati fin dal 1643 appoggiati alle pareti. Si va avanti a spinte e gomitate. Chi si ferma è perduto, verrebbe travolto da un fiume cieco.
A mezzanotte Cianchino, al secolo Salvatore Ladu, sta già ricevendo al piano di sopra della sede sociale i capitani delle contrade con cui si sono fatti i partiti, le alleanze: vogliono complimentarsi e riscuotere.
Lui è felice, ha ventinove anni e quattro Palii alle spalle. Ormai accetta di correre solo sui cavalli che più gli piacciono, altrimenti rifiuta l'offerta: è un battitore libero, dicono, non viene stipendiato da nessuno; piccolo, con una faccia simpatica e orizzontale da sardo qual è, dice che al Palio nessuno guadagna tutti quei milioni di cui parla Aceto, che i fantini di Siena rischiano la vita in pista e fuori, che lui è bravo, in grandi condizioni. Diventerà borioso come Andrea De Gortes? Sembrerebbe proprio di no. Intorno tutti se lo baciano, tutti brindano. Non vincono da 9 anni. Berranno fino all'alba, marceranno per le vie pressoché annientati dall'alcol tenendo in bocca un ciuccio da neonati, sì, per tornare bambini nutriti da mamma contrada e dalla rassicurante esistenza della storia e della tradizione.
Il resto di Siena tacerà, rintanato nelle case della sconfitta, senza clamori né botte. Il Palio in sé è stato tranquillo. Lo spasmo della corsa è durato un minuto, quattordici secondi e quattro primi. Una corsa record, vinta da maestri, alla grande, come urlano i contradaioli nei vicoli, guidata fin dall'inizio da Benito, morello dato per favorito da sempre e da un fantino generoso e sicuro.
Quel vortice di sudore, bravura, corruzione e sentimenti però domenica è costato caro, si è preso un'ora e dieci minuti in più di cuori in gola, ansia, malesseri, di voglia di andarsene, morire, vomitare: tanto Martino, il baio del Drago destinato ad entrare di rincorsa ha recalcitrato pur di non assoggettarsi ai canapi, e non era mai successo prima. Il cavallo ha tenuto la piazza come spetta solo ai grandi protagonisti, re per decine e decine di minuti dei destini e degli umori di un popolo, arbitro della giornata fino al limite estremo del tramonto, come la fortuna evocata dal Palio vuole.
I turisti svengono a grappoli raccolti da solerti dottori. Chi è nato a Siena vorrebbe non esserci nato: troppa angoscia, troppo mal di stomaco, questa non è vita, dice. Il sindaco chiede un grappino ai vigili. Si sente male. Quando i contradaioli vedono che Piero D'Inzeo, per l'occasione mossiere, decide di fare una falsa partenza per poter ritirare a sorte l'ordine di entrata, si sentono morire un'altra volta.
Il Bruco, che non vince da 32 anni, spera che Fogarizzu, l'amato cavallo che si è ammalato d'amore o di reni non si sa negli ultimi tre giorni, non abbia perso le forze in questa lunga attesa: gli hanno messo vicino cinque veterinari, un mago, e i ragazzi che ti dicono di parlare sottovoce se passi vicino alla stalla per farlo dormire, ma chissà se basta.
L'Istrice trema perché ha investito tutta se stessa, forze, soldi, speranze, per avere il mitico Aceto, fantino e capitano di ventura. La Chiocciola, favoritissima in questa edizione, ha paura che la Tartuca faccia di tutto per bloccarla: sono le uniche contrade nemiche in Campo.
È tardi. Sono le 8 e 9 minuti di sera. Il sole ha da tempo lasciato i palazzi rosa della piazza. Il Palio rischia di saltare. Ma la corsa, si sa, verrà fatta, veloce, irresistibile, guidata da un solo campione, Cianchino. Eccoli lì in fila: Montone, Istrice, Chiocciola, Drago (ma rimarrà ai canapi con Martino imbizzarrito), Pantera, Oca, Bruco, Tartuca, Onda, Selva di rincorsa.
Ci saranno cadute e tradimenti, proprio come in guerra. Alla curva di San Martino, puntuta e scomoda quanto il gomito di un vecchio, il cavallo del Bruco scuote al secondo giro Ercolino; Bastiano, che corre per la Chiocciola, butta giù pericolosamente un materasso ma rimane terzo. Arrivano scossi anche i cavalli del Montone e dell'Oca che ha misteriosamente stretto l'Istrice più volte: è stata la sfida personale di un fantino bambino al grande Aceto, o un'ordine di contrada? Chi lo sa. I segreti del Palio di Siena, per i profani restano tali. No, non è dato di capire cos'è che regola questa trottola perfetta, cos'è che tiene avvinghiati uomini e donne a questa piazza rotonda e calda come un ventre, carica di vertigini e innamoramenti, dove si corre per la felicità di un anno.
Libri sul Palio di Siena