"La Signora ha fatto dieci" - "La Selva infila la stella" - "Vallepiatta in festa". Questi sono alcuni dei titoli, che i giornali del tempo dedicarono alla vittoria della Selva, che per la decima volta in questo dopoguerra riesce a portare il Cencio nella propria Chiesa.
Un record, una serie di successi inimitabile che ripaga in pieno i lunghissimi anni di digiuno patiti. La Selva conquista la "stella" nel migliore dei modi, con una corsa di testa mai messa in discussione.
Il merito va ricercato grazie alla magistrale corsa dell'accoppiata Bastiano/Panezio. Con questa vittoria Silvano Vigni conquista il secondo Palio nel giro di due anni. Un biennio che lo ha sempre visto recitare un ruolo da protagonista tanto da farlo diventare, all'occhio delle fantasie popolari, l'anti Aceto.
Ma il ruolo di assoluto protagonista, questa volta lo svolge Panezio, vincendo il sesto Palio alla veneranda età di dodici anni. Nel settembre del 1980 Panezio ritornava in Piazza dopo una forzata assenza "strategica". Dato per spacciato dopo l'ascesa di Urbino de Ozieri, alla tratta il "Nano" non sembrava in grado di raccogliere, tra i contradaioli, i favori di un tempo.
Pur rientrando d'obbligo tra i migliori soggetti dello straordinario di Santa Caterina, a Panezio vennero infatti preferiti i fratelli di scuderia: Rimini e Valsandro. E in barba a chi lo collocava tra i favoriti ma non tra i favoritissimi, vince un Palio lineare, condotto in un buon tempo e soprattutto alla sua maniera, all'insegna della precisione, della prontezza e della regolarità.
Una vittoria che ricorda quella del 1974, sempre nella Selva, quando con in groppa Aceto il baio della scuderia 2 BM disputò una corsa pressoché analoga a quella del 7 settembre 1980.
Bastiano, grazie all'eccezionale partenza di Panezio, riesce a indovinare una mossa perfetta, mantenendo la prima posizione alla curva di San Martino quando Drago e Istrice rinvenivano fortissimi. Il resto della corsa è stata ordinaria amministrazione.
La mossa vedeva entrare tra i canapi la Chiocciola, Drago, Istrice, Selva, Bruco, Torre, Lupa, Tartuca, Pantera e di rincorsa l'Oca.
Il canape va giù per due volte. La prima, perché la Tartuca forza prepotentemente, e solo grazie ai riflessi di Ulrico Ricci che invalida prontamente la mossa, Camillo evita di volare letteralmente per aria. La seconda volta perché l'allineamento non era ancora ultimato.
Tra i canapi c'è molto nervosismo: Monaco e Marasma si "attriccano" più volte; la Pantera non si abbassa, chiudendo in parte l'accesso della rincorsa; Zingara, la cavalla della Tartuca, è irrequieta e Camillo fatica non poco a tenerla in posizione.
Ma la mossa di Ricci è praticamente un piccolo capolavoro: l'allineamento è perfetto e il canape cade quando l'Oca è già entrata. Aceto, però, chiede forse troppo dalla rincorsa, Valsandro non è il Topolone del 1969, e quando entra dà praticamente la mossa agli altri, Torre compresa.
Per di più lo Zedde ostacola l'Oca subito dopo la partenza. E quando il gruppo di testa è già in pieno galoppo, Aceto e Valsandro sono ormai tagliati fuori dalla corsa, ancora prima che cominci. Davanti, la Selva parte velocissima. La seguono la Chiocciola, il Drago, la Torre e l'Istrice.
Al primo San Martino, Bastiano ha due colonnini di vantaggio. Alle sue spalle l'Istrice tenta il tutto per tutto infilando all'interno tre Contrade con una curva magistrale. Dalla manovra viene soprattutto danneggiato il Monaco, che riesce miracolosamente a rimanere in groppa.
Mentre la Selva continua la sua galoppata solitaria, al Casato cadono il Drago e la Chiocciola (? non è caduto). A San Martino la Selva è sempre prima seguita dall'Istrice, da Rimini "scosso" e dalla Torre che rinviene molto forte.
Al secondo Casato un boato della Piazza accoglie la caduta "dell'odiato" fantino dell'Oca. Aceto impegnato in un difficilissimo recupero, sbatte nel colonnino e cade da solo in mezzo alla pista. Anche per l'Oca il Palio è finito.
La Selva conduce sempre senza problemi. Prima del terzo San Martino il Manzi sorpassa l'Istrice, ormai sfiancata. Bastiano all'uscita di San Martino si deconcentra un attimo e urta i materassi prima della Cappella, commettendo il primo e unico errore di tutta la corsa, ma fortunatamente senza conseguenze.
Alle sue spalle i cavalli di Tartuca e Bruco addirizzano scaricando i propri fantini, mentre Rimini "scosso" rimonta terreno fino a scavalcare addirittura la Torre. Ma a nulla vale perché Panezio e Bastiano proseguono la loro marcia trionfale interrotta, solo dopo lo sparo dei tre colpi di mortaretto, dall'abbraccio festante del popolo di Vallepiatta.