Il primo atto della Carriera del 2 luglio 1973 si consuma il 27 maggio con l'estrazione di Civetta, Lupa e Valdimontone che vanno a tenere compagnia a Nicchio, Onda, Aquila, Bruco, Drago, Istrice e Chiocciola.
Il 29 giugno la tratta assegna i barberi migliori al Bruco con il potente "Terence" Marco Polo, al Nicchio con il roano Pitagora, al Drago con l'esperta e plurivittoriosa Mirabella e alla Lupa con Panezio, tre Palii corsi e tante aspettative.
In un primo tempo nel lotto delle favorite viene inclusa anche la Chiocciola con Satiro, ma un infezione allo zoccolo causata da un imperfetta ferratura non permette al cavallino di galoppare nel migliore dei modi e che sia un Palio movimentato, segnato da episodi che lo rendono incerto e "caldo" se ne ha fin dall'inizio la sensazione.
La prima prova la vince la Lupa che esce molto bene dai canapi vincendo senza difficoltà, non facendo altro che confermare le buone impressioni della tratta. Al termine della prova avviene una mischia furibonda tra Istrice e Lupa, un assalto premeditato - a detta di molti - che avrà una ripercussione giudiziaria in quanto il rione di Camollia sarà squalificato per un Palio.
La seconda prova si svolge nel disordine completo: l'Onda si rifiuta di entrare e ben due mosse false fanno riscaldare gli animi. Quando viene data quella buona, il Bruco parte di gran carriera seguito da Nicchio e Civetta; a San Martino nel tentativo di far girare Marco Polo Canapino cade trascinando con se Rondone e il giovane Foglia che s'infortuna tanto da rinunciare al Palio. Rondone inveisce platealmente nei confronti di Canapino, motivo della sua caduta, e questo episodio sarà la prova generale di quanto poi accadrà la sera del 2 luglio.
La terza prova non viene corsa per un improvviso acquazzone che si abbatte su Siena, mentre le altre prove vengono vinte tutte dallo Zedde su Tatiana.
E Siena comincia a vociferare sulla cavallina dell'Onda a parlarne come di un barbero da Palio, ma non sarà altro che un fuoco di paglia. Nel frattempo la Civetta sostituisce lo sfortunato Foglia con l'esperto Lazzaro, uno degli indiscussi "manager" della Piazza e forse anche la monta ideale per una cavallina che non ha grosse velleità.
Cambia anche la monta dell'Aquila che preferisce giocare ai danni di Emilio Falchi la carta del nuovo con Adolfo Manzi, molto conosciuto nell'ambiente ippico. Per il resto tutto resta immutato con Aceto "bloccato" nell'Istrice con un soggetto senza alcuna possibilità di vittoria e fuori dall'idea di prestarsi a qualsiasi gioco teso a bloccare la Lupa.
Le probabilità di Aceto di scendere dall'Istrice sono alla pari con quelle di rimanere a piedi. Infatti le monte sono già chiuse da tempo. Per Bruco e Nicchio, Canapino e Rondone sono intoccabili, nell'Onda puntano alla definitiva consacrazione dello Zedde, la Chiocciola ha un cavallo menomato, il Drago si tiene stretto il Bazza capace sempre di sorprese e comunque monta di tutto rispetto; mentre Civetta, Valdimontone e Aquila hanno ormai abbandonato le velleità di vittoria per l'incostistenza dei barberi avuti in sorte.
In questo quadro di monte si arriva al giorno del Palio che trova sul verrocchio il riconfermato Giovacchino Calabrò alias Rubacuori. Entra per prima l'Aquila con Adolfo Manzi detto Ercolino al suo esordio con Rondine, lo segue accompagnato da un boato Leonardo Viti detto Canapino su Marco Polo per i colori del Bruco, poi via via gli altri: Valdimontone con Massimo Alessandri detto Bazzino (anche lui all'esordio) e Quartetta, Chiocciola con Antonio Trinetti detto Canapetta e Satiro, Onda con Antonio Zedde detto Valente e Tatiana, Istrice con Andrea Degortes detto Aceto e Lazzarella, Drago con Mirabella e Eletto Alessandri detto Bazza, Nicchio con Donato Tamburelli detto Rondone e Pitagora, Lupa con Saro Pecoraro detto Tristezza e Panezio e di rincorsa la Civetta con Manon e Lazzaro Beligni detto Giove.
Rubacuori non sembra preoccuparsi molto dell'allineamento tra i canapi e un paio di mosse false servono solo per aggiustare gli ultimi accordi. Il terzo allineamento si presenta con Aquila, Bruco e Chiocciola isolate allo steccato, il Montone rigirato verso il Casato con Bazzino indaffarato a calmare Quartetta e mentre Onda, Istrice, Drago e Nicchio si stringono Tristezza entra di gran carriera seguito dall'acconsenziente Lazzaro di rincorsa.
La mossa è buona! Fianca per primo il Bruco, seguito da Chiocciola e Lupa. Poco più indietro seguono Drago e Nicchio, l'Aquila e il Montone restano al canape mentre Lazzaro scende allo steccato per imboccare il "viottolo di Beppe".
Alla Fonte si delineano le posizioni con Bruco, Nicchio, Drago e Lupa che appaiono imprendibili. Alle loro spalle la Civetta e la Chiocciola, con Satiro in condizioni menomate, restano per il momento in corsa.
Al primo San Martino, Bazza passa in prima posizione ma si allarga troppo e finisce sul collo di Mirabella, ne approfittano il Bruco e il Nicchio che si portano in testa. In quarta posizione seguono la Lupa e la Chiocciola.
Si arriva al secondo giro a San Martino con il Bruco all'interno e il Nicchio all'esterno che entrano a grande velocità. Pitagora non ne vuole sapere di girare e addrizza la curva portandosi dietro Marco Polo. Bazza che non ha perso terreno passa in prima posizione seguito a pochi metri dalla Lupa e dalla Civetta che ha recuperato alla grande. Ormai l'esito finale dipende da loro, gli altri non sono più in grado di impensierire.
Al terzo San Martino il Drago gira tranquillo ma Bazza appare stanco e Saro capisce che è il momento per chiedere a Panezio lo sforzo finale. Nella spianata la Lupa fa una finta all'interno e poi si spinge verso il Palco delle Comparse. Bazza e Mirabella non sono più in grado di controllare il rush finale di Panezio che lo renderà famoso negli anni a venire e cedono la testa della corsa. Ma per Tristezza non c'è il tempo di rilassarsi perché alle sue spalle rinviene di gran carriera la Civetta, che passato il Casato supera il Drago.
E' una carriera tirata che lascia il segno nel volto di Tristezza che rimane concentrato fino agli ultimi metri tanto da non alzare nemmeno il nerbo in segno di vittoria. Solo quando viene raggiunto dai contradaioli festanti si distende in un largo sorriso, e capisce che ha vinto un Palio meraviglioso riportando il drappellone in Vallerozzi dopo 21 anni.