Sale per la prima volta sul verrocchio un fantino, o meglio un ex-fantino vittorioso: Gioacchino Calabrò detto Rubacuori, avvocato milanese.
E' un occasione molto particolare sia per il motivo storico, sia per il festeggiamento del 500° anno di vita del Monte dei Paschi sia perché per la prima volta un mossiere si trova a dare una mossa del Palio senza aver fatto «saggiare» ai vari fantini le proprie opinioni in materia di mossa. Infatti per la prima volta nella storia, il Palio si corre senza l'effettuazione delle prove causa il maltempo. La mossa di Rubacuori è comunque valida, sia per la tempestività che per l'allineamento.
Netto ed evidente l'ostacolo della Lupa nei confronti dell'Istrice; puntuale la fiancata di Civetta, Torre ed in alto Bruco, Aquila e Selva. Nella successione delle foto della mossa si nota il balzo in testa della Torre e l'ostacolo che prosegue della Lupa nei confronti dall'Istrice. Canapetta è in testa, Aceto è riuscito a svincolarsi dall'attacco di Tristezza, mentre all'esterno della Torre vengono forti Bruco e Oca.
Il Bruco riesce a prendere la testa ma a S. Martino curva troppo largo, consentendo alla Torre di tornare in testa. Arriva molto forte anche l'Oca che si fermerà ai materassi. In seconda posizione passa l'Aquila, poi Istrice, Pantera e Selva. Cadono Bruco e Oca e Canapino tenterà invano di rimontare a cavallo.
Al primo giro al Casato la sicurezza di Canapetta fa ben sperare Salicotto, il vantaggio sta aumentando consistentemente, mentre Aceto, con una manovra eccellente, riesce a superare l'Aquila che rischia di cadere. Cade invece la Pantera, mentre alle spalle della Torre le posizioni sono Istrice, Aquila, Selva, Lupa, Leocorno e Civetta.
Al primo passaggio alla mossa Canapetta spinge con autorità Pitagora ed il vantaggio sembra nettamente a favore della Torre. Alle spalle solo l'Istrice è in grado di contrastarne il passo.
Ma al secondo passaggio a S. Martino le speranze della Torre finiscono con il rifiuto di Pitagora di curvare. Canapetta cade e per l'Istrice inizia la passeggiata che porterà al «cappotto» di Aceto e al ritorno del Cencio in Camollia dopo 11 anni. Alle spalle di Aceto c'è solo la Selva, che prima dell'ingresso di S. Martino aveva superato l'Aquila.
Al secondo giro al Casato il Palio è ormai finito. Aceto conduce con decisione, dietro di lui Selva, Aquila, Lupa e Leocorno. Nel passaggio del secondo giro alla mossa l'eloquenza del distacco della Selva dagli altri non richiede commenti. Aceto a questo punto può temere soltanto un eventuale attacco di Lazzaro. E l'attacco della Selva arriva puntuale nell'ultima occasione che Lazzaro ha di passare in testa: al terzo giro a S. Martino.
Aceto non si fa comunque sorprendere dal tentativo di Lazzaro, alla ricerca di un ingresso troppo stretto che lo porta a toccare il tufo. Tranquillo ed autoritario Aceto va a vincere anche questo Palio. Le foto evidenziano la tranquillità e «sublima» ancora di più la situazione tecnica che Aceto e Fontebranda sono riusciti ad imprimere al Palio.