Ritroviamo all'appuntamento sul verrocchio il nostro Carlo Andrea Fagnani, dopo l'ottima prova data nel luglio. In questa carriera devo dire che il più bello spettacolo che nei tre giri la nostra Piazza offre, lo mostrò Vittorio Terni, detto Vittorino, che montava Uberta de Mores nel Nicchio, e che portò la vittoria nella Contrada dei Pispini.
Come l'ha conquistata ha del portentoso: applicò in pieno le doti che il Meloni aveva enunciato per un fantino che sceglie di rischiare sulla pista del Campo. "La Piazza esige gioventù, mestiere e coraggio".
Nella tratta vi furono soggetti alquanto conosciuti. Il ritorno di Gavottina nella Lupa, col solito Beppe Ciancone; alla Selva viene assegnata Salomè de Mores, con il vincitore di luglio Saro Pecoraro, detto Tristezza; Tanaquilla al Leocorno col fantino Francesco Cuttoni, detto Mezzetto. La irriducibile avversaria del Nicchio, la Contrada di Valdimontone, avuta in sorte Archetta, monta Donato Tamburelli, detto Rondone, con la consegna di ostacolare la rivale. Per le altre, Capriola Drago con Lazzaro; Vignola, Rosella, Briosa e Bolivia in ordine a Civetta, Chiocciola, Onda e Pantera.
Il Drappellone è dipinto da Vasco Valacchi.
La sorte assegna il Nicchio all'ottavo posto e il Montone di rincorsa. Scattano i canapi sotto l'attenta e scrupolosa mano di Carlo Andrea Fagnani, e il Leocorno se ne va. All'altezza della prima Fonte, osserviamo in corsa un'alzata di braccia. Cosa c'è? Lo sapremo dopo la carriera. Rondone ostacola Vittorino, ma lui gli va via e corre all'impazzata dietro al Leocorno. Nerbo addosso a Uberta e al primo Casato il Leocorno è raggiunto.
Vittorino è in testa seguito dal tenace Beppe er goloso nella Lupa, così rimane a loro due soli la conquista del Drappellone. Signori, veramente alla grande Vittorino dimostrò il detto del Meloni. E fu Nicchio. Dalla terrazza di Palazzo Chigi Zondadari, dove di solito sono ospite a vedere il Palio, mi sono spellato le mani per applaudirlo. Bravo, bravo, bravo!
Nel dopo corsa, mi intrufolai, come sempre faccio, a sentire il parere dei contradaioli, nei molti assembramenti di persone che rimangono a discutere: si disse che Rondone avesse addirittura preso per le redini il cavallo di Vittorino nell'intento di fermarlo. Ne parlarono tanto anche i nostri del Comune, ma Vittorino salvò Rondone dicendo che quelle erano solo fantasie. Ma col tempo si seppe che in realtà qualcosa ci fu. Comunque, il caso si chiuse con l'archiviazione.
Solidarietà, amicizia, spirito di Servizio? Altri modi di sentire il rispetto della Festa e della Piazza, dico io, che contraddistinguono i vecchi fantini dai nuovi. Una prova? Nel luglio 1991, il Nicchio di rincorsa non è entrato perché il rivale Montone era buono buono, ai cancelli, pronto a scattare e fare il suo gioco. E questa manfrina durò esattamente un'ora e mezza, con tanto di bandiera verde al Palazzo, la Piazza in tumulto ai limiti della sopportazione, e il rinvio al giorno dopo. Come mai? Al giovane fantino mancò forse il coraggio di affrontare la corsa, arrischiare una rimonta difficile, un probabile lavoro di nerbo? Oppure scelse di attenersi scrupolosamente agli ordini del suo Capitano, issato sul Palco dei Giudici che scuoteva la testa in cenno di diniego ogni volta che il mossiere chiamava la rincorsa al suo dovere? Scelse l'obbedienza cieca e assoluta, unica via d'uscita di una situazione che, se gli mantenne la stima della sua Contrada, accese gli animi di tutti coloro che assistettero impotenti a quella che non esito a chiamare una gravissima mancanza di rispetto verso la cittadinanza e tutti coloro che erano venuti fisicamente a Siena, affrontando spese notevoli e rimanendo con un pugno di mosche in mano.
Ma vi pare che se al posto del Cisi ci fosse stato il Fagnani la faccenda finiva a quel modo? Non lo crederò mai. Altri tempi, altri giri, altri regali.