Professionista tra i migliori del tufo degli anni '70, ha iniziato a correre il Palio secondo le regole tradizionali dove la Contrada era ancora al centro degli accordi. Nell'evoluzione tecnica del Palio, Canapino si è trovato in prima linea ed è stato tra quelli che ha maggiormente modificato il concetto di "fantino" nell'ambiente contradaiolo.
Innamoratissimo di Siena, "sente" il Palio più del lecito e spesse volte questa sua "passione" l'ha trasportata anche tra i canapi. Sfortunatissimo in alcune determinanti circostanze, in cui poteva ribaltare la bilancia, ha dalla sua una spiccata conoscenza di cosa significhi allenare i cavalli per la Piazza e su questo terreno resterà inimitabile.
E' stato un fantino che non ha saputo realizzarsi nel numero delle vittorie, ma è un fantino che, al di là di quell'aspetto che può apparire così burbero, possiede una sensibilità propria di chi si sente troppo legato ad una manifestazione che ama oltre quei limiti che non dovrebbero essere superati da chi corre in Piazza. In questo Palio debutta all'età di 18 anni (è nato a Siena il 12 maggio 1942) su un super-cavallo, già vittorioso, e destinato a vincere ancora.
Il motivo storico del luglio 1960 è rappresentato dall'abbandono di un cavallo e dall'arrivo nel mondo contradaiolo di un fantino. Il cavallo è una femmina bianca, una storna che ha colpito il cuore del senese: si chiama Gaudenzia, vince tutti e tre i Palii di quel lontano 1954 e nel luglio 1955 viene scartata perché "troppo forte". Su di lei, unico esempio nella letteratura paliesca di tutti i tempi, verrà anche scritto un libro. In questo Palio l'ultima zampata sul tufo è degna di una grande regina: una partenza all'altezza della sua fama poi una corsa che, fino a S. Martino, faceva ancora sognare la vittoria, dopo un progressivo "abbandono". Terminerà scossa, lei che scossa aveva già vinto quando era ancora giovane ben sei anni fa in un Palio che fa ancora leggenda. Tornerà in Piazza per altre tre tratte, e per molto tempo i senesi la ricordano e la ricorderanno.
Il fantino che debutta si chiama Leonardo Viti ed è figlio di quell'Enrico nel luglio 1928 corse il primo Palio nel Montone sotto il soprannome di "Canapino" e, ad agosto, al secondo Palio, vinse nel Nicchio. Leonardo ricalca le orme storiche del padre, anche lui si chiamerà "Canapino" e resta a tutt'oggi uno dei fantini più difficili da capire.
Le buonissime fiancature dei veterani Lazzaro, Gentili e Tristezza si mettono in contrapposizione con la evidente indecisione del debuttante Canapino. Valida anche la scelta di tempo di Rondone, mentre un altro "grande" del Palio, Vittorino nella Torre, si fa trovare in controtempo. Molto eloquente la sequenza delle foto della mossa con Canapino fermo, il canape portato via di forza da Lupa, Drago e Selva, mentre si inizia a intravedere la Tartuca di rincorsa. Per la Torre c'è poco spazio, anche la Giraffa chiude verso lo steccato.
La prima sequenza della progressione dopo la mossa offre un quadro delle posizioni abbastanza chiaro: in testa all'esterno Drago e Lupa, poi, all'interno, Selva e Montone, Giraffa, Bruco, Civetta, la Torre al centro mentre la Tartuca ha superato la Chiocciola e Canapetta alza il nerbo contro l'avversaria. Nerbo alzato anche per il Gentili, ma Lupa e Drago sono alte e permettono il facile inserimento della Selva all'interno. La Chiocciola inizia il recupero delle posizioni affiancando la Tartuca.
Primo ingresso a S. Martino con Selva e Drago, all'esterno, accoppiati mentre il Gentili è costretto a richiamare Gavottina. Le posizioni: Selva, Drago, Lupa, Montone, Chiocciola all'interno con Canapino che ha recuperato ben 4 posizioni e spinge Uberta, nonostante un attimo di cedimento. All'esterno di Canapino il Bruco, poi Giraffa, Tartuca, Torre e Civetta.
Primo Casato: Tristezza con assoluta calma davanti ad una Lupa che ha recuperato sul Drago. La Selva è sempre in testa davanti a Lupa, Bruco, Chiocciola, Montone, Drago, Tartuca, Torre, Civetta, Giraffa.
Tristezza spinge alla perfezione Tanaquilla e l'attacco del Gentili resta per il momento vano; dietro c'è il Bruco, mentre è da notare la manovra di Canapino che va alla ricerca dello steccato.
Non cambiano le posizioni di testa nel passaggio alla Fonte e a S. Martino Tristezza entra da solo e con sicurezza, alle sue spalle all'esterno la Lupa che viene attaccata all'interno da Mezzetto con Salomè. C'è poi la Chiocciola e Torre che ha recuperato; poi il Montone e la Tartuca, il Drago e la Civetta.
Spinge il Bruco al Casato nel tentativo di entrare all'interno della Lupa, ma l'azione di Mezzetto è troppo bassa e finisce per battere nel posteriore di Gavottina mentre la Selva è sempre in testa.
Al secondo passaggio alla Mossa si vede in testa la Selva, poi Lupa, Chiocciola, Torre e Salomè.
E' l'ultimo passaggio a S. Martino ma l'attacco del Gentili non sembra impensierire più di tanto Tristezza. Alle loro spalle Canapino forza l'ingresso, poi si vedono Montone, Salomè, Torre, Civetta e Drago che cade, per il malinconico addio di Gaudenzia.
L'ultimo assalto alla Selva arriva dalla Chiocciola con Canapino che riesce ad entrare all'interno della Lupa, ma ormai la Selva è imprendibile.
Per Vallepiatta è questo il terzo Palio vinto nel giro di 7 anni, il primo degli anni '60: si inizia un giro per le vie della città con i tre drappelloni quanto mai caratteristico e significativo destinato a ripetersi, con sequenze sempre più lunghe, negli anni a venire.