La tratta di questo Palio appunta l'interesse nei confronti di tre soggetti, che si combatteranno senza tregua: Nituzza, che va in sorte alla Lupa, con Ivan il Terribile; Sanzio all'Onda, che monta il solito Beppe Gentili, e Miramare toccato alla Torre dove si è alloggiato Pietrino. C'è anche Archetta, che l'Arzilli monterà per i colori della Civetta; Lirio nella Giraffa con Lampino. Cinque altri, e cioè Imperiale, Bruna, Jonas, Dorina e Nick, sono da vedere.
Ha dipinto il Drappellone Aleardo Paolucci. Mossiere il grande Guido Guidarini.
Nelle prove, nessuna novità da segnalare, tutto si svolge nella più completa disciplina dei contradaioli; neppure gli avversari hanno turbato l'andamento del programma.
Quello che sembrava essere il Palio della tranquillità s'infuoca subito nei canapi: al cancello va l'Onda, poi Istrice, Torre e Lupa, quattro in un fazzoletto. Il pedale dell'infallibile Guidarini è perfetto col Leocorno di rincorsa.
Beppe e Pietrino, rispettivamente coi colori delle due avversarie, si affrontano, partono in testa, si parano e si nerbano da vecchi marpioni, dando alla Piazza spettacolo di elevata caratura professionale. Dico che se oggi si potessero rivedere i filmati di quella corsa, sarebbe bello osservare quello che hanno combinato i due vecchi leoni: si rivivrebbe il passato quando il nerbo era l'attore principale della Giostra, e... per un pezzo di pane si esponevano a rischi assai pericolosi, derivati dalla gelosia del lavoro e la voglia di sopraffarsi a vicenda.
Quando tutti e due ebbero finite le forze dei loro cavalli, si fa bella la Lupa che li brucia davanti alla Cappella al secondo giro, e vince.
Permettetemi un'osservazione, amici lettori. Il Palio è nato Giostra, e tale deve rimanere. Quando nella Giostra viene a mancare il tradizionale "nerbo", lo spettacolo è insapore.
Così è, e così sia; dite la vostra, io "detto" la mia...