Luigi Einaudi è il primo Presidente della Repubblica che rende ufficialmente onore al Palio di Siena presenziando a questa carriera straordinaria in onore di S. Bernardino; i fantini si trovano tutti d'accordo nel salutarlo calorosamente ed in perfetta sintonia. L'unico che sembra... ignorarlo è Ganascia che andrà a vincere questo Palio da molti ritenuto il più bello in assoluto del dopoguerra, per il ritmico svolgersi delle fasi della corsa ed il cui esito è rimasto in sospeso fino al bandierino.
I cavalli sono quasi tutti debuttanti, se si eccettuano Salomè, che va alla Lupa, e la Popa, che fa sognare Camollia. Le due rivali si trovano così impegnate nella vittoria finale e si affideranno una, la Lupa, ad un vecchio eroe dell'ante-guerra, Tripolino; l'altra, l'Istrice, ad uno dei big del momento: l'Arzilli.
Nelle altre Contrade si registrano i ritorni del Gentili nell'Onda, quello di Ganascia nel Montone, di Amaranto (dopo il breve «pernotto» in Salicotto) nell'Oca, di Bazza nel Drago. Ma questo terzo Palio straordinario del dopoguerra rappresenta una tappa fondamentale e significativa per la storia del Palio, poiché entra in vigore l'attuale meccanismo, ideato da Luigi Sprugnoli, per l'ingresso tra i canapi delle Contrade. Per saggiarne il funzionamento furono estratti a sorte anche gli ingressi delle sei prove e la perfetta rispondenza alla «segretezza» del meccanismo convinse tutti che quella fosse la strada da percorrere.
Sulle monte per le prove occorre focalizzare l'attenzione sulla Lupa. Per le prime quattro prove la Contrada si affida a Mezzetto, poi il fantino si fa squalificare perché scende al canape. La Lupa chiede ed ottiene dall'Oca Amaranto, ma la prova non convince e si opta definitivamente per Tripolino che «salta» su Salomè per la Provaccia.
Un'altra curiosità la riveste Gaia, la cavalla del Montone, esentata dalla seconda prova perché infortunata e la stampella nelle foto hanno un sapore... particolare.
Alla mossa del Palio scattano in testa tutte quelle Contrade che sono entrate alte: Onda, Nicchio e Leocorno; l'Istrice si fa trovare impreparato assieme all'Aquila, mentre il Drago, invece, fianca bene.
A S. Martino in testa è l'Onda, poi Leocorno e Nicchio, mentre l'Istrice ha ben recuperato e si trova all'interno in buona posizione. Al primo passaggio alla mossa in testa è ancora l'Onda, poi l'Istrice e il Nicchio. L'azione di Camollia è decisa e costringe il Gentili ad usare il nerbo, ma l'ostacolo tra i due favorisce il Nicchio che a S. Martino si trova primo e deve respingere l'attacco dell'Aquila, mentre all'esterno sono Leocorno e Istrice, poi Onda, Lupa e Montone. Si fa sotto il Leocorno, ma al secondo Casato il Nicchio stringe e per Pantaneto il Palio finisce lì.
Al secondo passaggio alla mossa in testa ancora il Nicchio, poi la Lupa, la scossa Ribolla nel Leocorno, Onda e Montone. Marco Polo nel Nicchio non riesce a reggere la forza di Salomè che si trova in testa alla Fonte e riesce a girare prima a S. Martino davanti a Montone, all'esterno, e Nicchio, all'interno, poi Ribolla e l'Onda.
L'ultimo atto del Palio si consuma al terzo Casato allorché nell'impatto tra Lupa e Montone, sia Tripolino che Ganascia cadono e Gaia vince scossa davanti a Ribolla, Istrice, Onda e Salomè. Per Ganascia al suo ottavo ed ultimo successo un insolito arrivo a piedi, ma la «grande felicità» per un successo impensabile alla vigilia.