E' la sera della tratta; alla Lupa è stato assegnato uno dei migliori cavalli compresi nel lotto degli 11 presentati cioè Noce, soggetto forte e veloce anche se lento a mettersi in azione.
Il capitano, che doveva giungere nella serata del giorno 12, non è ancora arrivato ed il priore giungerà soltanto alle ore 22. Il giorno dell'assegnazione dei cavalli, dunque, mancano i massimi dirigenti, non sono stati nominati i fiduciari del capitano e non si sa se la sera verrà tenuta una assemblea.
Albano è venuto in contrada da solo in base alle promesse fatte a luglio e Mario Celli si è recato al sorteggio soltanto perché delegato telegraficamente all'ultimo momento a ciò dal priore.
In mancanza del capitano, però, non si possono prendere impegni definitivi con il fantino; Albano farà la prima prova e poi, se sarà il caso, verrà confermato.
L'assemblea viene rinviata al 14 mentre Albano assicura che, pur essendo a corto di fiato, non esistono problemi infatti afferma: «Lo farò nel corso delle prove». Si giunge così all'assemblea la sera del 14 ed arriva finalmente il capitano che riceve una accoglienza calorosissima. Il fantino presenzia all'assemblea nel corso della quale si deciderà se «montarlo» o meno.
Il capitano sceglie i mangini e viene messo al corrente della situazione delle varie «monte» e sulle altre Contrade favorite che sono l'Onda con Piero e Pietrino, che essendo caduto nel corso della prima prova non si sa se correrà il Palio, e la Selva con Amaranto e Salomè. Arzilli e Gentili sono rimasti a piedi e l'Istrice cerca di mettere l'Arzilli nel Montone per mandarlo a danneggiare la Lupa, ma la mossa non riuscirà per il rifiuto della Contrada di via dei Servi.
La cena della prova generale è al ristorante Guido e Gigli, che è in lieto convivio con alcuni amici, promette in caso di vittoria lupaiola (la Tartuca naturalmente non corre) una damigiana di vino.
La mattina della segnatura Pietrino, fantino dell'Onda, fa fatica a stare in piedi da solo. La sera alla mossa molta confusione e nervosismo; Noce resta con le gambe sopra il canape ed Albano cade senza conseguenze. Alla seconda mossa Bruco e Torre fermano l'Onda, la Lupa parte prima e vince il Palio non senza dover superare alcune difficoltà.
Nei pressi di San Martino, infatti, un individuo cercò di ostacolare la marcia di Albano e Noce, ma il fantino lo schivò e lo tenne a bada con il nerbo, inoltre dal palco delle comparse il tamburino dell'Onda lanciò il suo tamburo contro il battistrada fortunatamente non raggiungendo il segno; era un ragazzo che nella Contrada avrebbe fatto strada, sarebbe infatti divenuto capitano e per di più vittorioso: Novello Inglesi.
La damigiana promessa da Silvio Gigli arrivò regolarmente il 3 ottobre, giorno della festa per celebrare la vittoria; la Lupa aveva vinto alla faccia di tutti i tatticismi ai quali adesso siamo abituati.
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Nell'agosto 1948, alle ore 10, erano stati presentati soltanto sette cavalli ed apparivano ben lontani i momenti come quello del 1922 quando i soggetti portati in Piazza erano stati ben 36. Un anonimo cronista del tempo racconta, denotando la preoccupazione che nel momento doveva aver pervaso i presenti: «...finalmente entra il Fontani con i suoi due soggetti, ma non si arriva però ancora a dieci. Infine ecco Dora del sig. Vannini e Gioioso del signor Tinacci che un appassionato era andato a ricercare e staccare dal calasse».