La Piazza saluta uno dei suoi più prestigiosi protagonisti, quel Folco che in questa occasione non ottiene più la fiducia dei Capitani. Finisce così un'era con un soggetto che è passato alla storia del Palio con la semplicità dei grandi e che è stato l'unico anello di collegamento tra due sponde divise dalla guerra.
Il Palio non si blocca con i sentimentalismi e mentre un re se ne torna nelle proprie stalle, altri, ben tre, attirano l'attenzione dei contradaioli. Sono Piero, Brillante e Salomè, che hanno vinto tutti i Palii dal 1946. Brillante va a finire nel Nicchio, che si trova così nell'opportunità di sperare nel cappotto; Piero torna nella Torre, dove aveva debuttato nell'agosto 1945; Salomè finisce nella Tartuca.
Tecnicamente il Palio si sviluppa in tutta la sua essenza durante le prove. Nella prima si ha una perentoria dimostrazione della prontezza tra i canapi di Salomè e Brillante, mentre il debuttante Bietolini nell'Oca riesce a tenere dietro il più blasonato Ganascia nella Torre. Durante la corsa si infortunerà Stretta nella Chiocciola, che sarà esentata da tutte le altre prove.
Nella seconda prova si registra l'infortunio mortale per Giulianella, toccata alla Civetta, con il conseguente abbattimento.
Il cambio di monte movimenta le Contrade non favorite dalla sorte, ma l'infortunio a Giulianella porta l'Arzilli nel Leocorno dove, come vedremo, sarà uno dei protagonisti nel Palio. Mentre Gentili, Amaranto e Ganascia stabiliscono un rapporto fisso rispettivamente con Nicchio, Tartuca e Torre, le altre sei alternano una serie impressionante di fantini, tra cui anche un giovane del grossetano, quell'Eletto Alessandri che resterà sul tufo di Piazza fino a metà degli anni '70.
Per le cronache c'è spazio, comunque, per uno show di Nunzio Filogamo, al quale viene permesso di farsi immortalare in mezzo ai cavalli nel momento in cui si avviano alla mossa, in piena coordinazione con i tempi «propagandistici» che la festa viveva in quei periodi.
Bazza corre sul tufo complessivamente appena 36 volte (9, vale a dire un quarto delle sue presenze, nel Drago) e riesce a vincere 6 Palii. Particolarmente curiosi sono i suoi «intervalli» ben tre, con cui ha alternato la sua presenza nel mondo paliesco. Tutta la sua potenza e saggezza tattica è esplosa negli anni sessanta, quando dal 1965 al 1971 riesce a conquistare ben 5 vittorie, l'ultima delle quali, quella del 1971, particolarmente significativa. Non è mai «entrato» nei cuori contradaioli, probabilmente perché è venuta a mancare quella spregiudicatezza in corsa che riesce sempre a conquistare più di una sapiente attesa, che per Bazza alcune volte è risultata vincente. Resta pur sempre un fantino di tutto rispetto che, seppur abbia avuto la possibilità di correre in un arco di tempo di 29 anni collezionerà appena 36 presenze. Particolarmente curiosa, ed al tempo stesso significativa, una foto dove si vede Bazza nel momento in cui distribuisce in giro per la città il sonetto della vittoria, ricevere le mance come era costume e tradizione.
Sul verrocchio torna dopo dieci anni, e dopo il periodo dal 1935 al 1937, il senese Guido Guidarini, il Mossiere-record con i suoi 28 Palii, il massimo dell'intera storia, e con una continuità di 10 anni (dal 1947 al 1957) che non sarà più eguagliata.
Il Palio, corso alla presenza di Palmiro Togliatti, passa alla storia con una unica foto, ma le cronache presentano una corsa ricchissima di spunti. Parte come un fulmine il Leocorno, che si trovava di rincorsa, seguito da Torre, Drago e Istrice, mentre attardati alla mossa saranno Tartuca e Nicchio.
Al primo Casato l'Arzilli batte nel colonnino ma non cade e resiste all'attacco di Ganascia. La svolta si ha al secondo S. Martino, allorché la Torre riesce a passare all'esterno del Leocorno.
Mentre Torre e Leocorno si danno battaglia sulla salita del secondo Casato il Gentili viene strattonato da Bazza, che cadrà e verrà squalificato per tutto il 1948. Al bandierino vittorioso dietro la Torre, c'è ancora il Leocorno, poi altre due favorite: Tartuca e Nicchio.