Un altro Palio passato alla storia, dopo quello precedente della Pace, è questo di Provenzano, allorché nuove contestazioni scoppiano per l'operato del Mossiere Pini e che portano, addirittura in forma ufficiale, alla contestazione della vittoria del Montone.
Con una tratta «storica», che segna appena 12 cavalli nell'elenco (minimo assoluto nella storia paliesca), il miglior soggetto va all'Oca (Folco) mentre Montone (con Piero) e Aquila (con Salomè) si ritrovano nella stalla due «promesse».
Mentre Salomè, con il debuttante Ricci, vince le prime due prove e comincia a far paura, la svolta del Palio si ha proprio alla prima prova con l'infortunio di Impero, cavallo della Torre.
Ganascia scende da Salicotto per andare nei Servi dove la tratta ha portato quel Piero che lo stesso Ganascia aveva già conosciuto nel Palio precedente con il giubbetto della Torre.
Il cambio di fantini tra Torre e Montone (Donato Gallorini, fantino del Valdimontone, correrà il Palio nella Torre esentata per tutte le prove) costituirà il motivo tecnico del Palio, poiché l'Aquila, che scende Ricci per il Biondino, non fa più paura. I favori dei pronostici infatti, si focalizzano sui due «monti»: quello dell'Oca che si affida ad Amaranto, e del Montone, che si trova coalizzato contro Fontebranda.
La mossa è di quelle che restano nella storia e che purtroppo non viene sufficientemente documentata dalle foto. Grandissima confusione, visto anche il contatto ravvicinato tra Torre e Oca. In basso il Montone, poi la Civetta, l'Onda dietro, il Leocorno di traverso, l'Aquila rigirata, la Torre, l'Oca, la Pantera e Nicchio e la rincorsa Istrice.
Nonostante l'ostacolo della Torre (accanto alla quale si è portato il Gentili nell'Onda), l'Oca scatta velocissima in testa, seguita in basso dall'Aquila. La mossa, che appare buona con l'Istrice abbondantemente dentro i canapi ed il Montone fermo, viene annullata dal Mossiere Pini, probabilmente per un errore di segnalazione della bandiera.
Al rientro nel Cortile del Podestà gli animi sono surriscaldati. Ganascia viene colpito leggermente dall'asta della bandiera di un figurante dell'Oca, mentre si assiste ad un assalto degli ocaioli al Mossiere sul Verrocchio.
Al ritorno dei cavalli al canape, Oca e Montone sono alti, ma a fiancare per primo è ancora Amaranto che porta via bene Folco, mentre anche Salomè in basso sembra rispondere al Tacconi e Ganascia si lancia sulla scia dell'Oca.
A S. Martino è il Montone a curvare per primo. Ganascia, per tre giri consecutivi, terrà sotto nerbo Amaranto e riuscirà a tagliare primo il bandierino. Si scatena la reazione degli ocaioli. Mentre il Mossiere Pini, che era rimasto sul Verrocchio, viene circondato dagli ocaioli e salvato dalla Forza pubblica, c'è anche chi sale sul Palco dei giudici per strappare, come nel precedente Palio della Pace, il drappellone, che resterà, come tutt'oggi si vede, lacerato.
Nell'assalto al palco dei Giudici l'asta del drappellone fu rotta e la consegna del cencio al Montone avvenne il giorno successivo, con la polizia a scortare il tradizionale giro. Ma non è finita. Nelle reazioni degli ocaioli ci sarà, dopo alcuni giorni, un'aggressione a Ganascia e minacce formulate nei confronti di Ragno il mortalettaio del Comune.
Contemporaneamente l'Oca si muove anche sul piano diplomatico. Il 3 luglio il Governatore Raselli chiede l'annullamento del Palio, ma la Giunta, che non assumerà provvedimenti disciplinari per gli incidenti, archivierà tutto nella riunione del 24 luglio, legittimando la vittoria del Montone.