Con una giornata splendida, davvero non prevedibile se si consideri l'atteggiamento burascoso e stravagante del tempo nei giorni passati, ebbe luogo ieri il Palio in piazza V. Emanuele.
Ma, diremo subito che l'elettricità scomparsa dalle nubi sembrava trasfusa in alcuni cavalli partecipanti alla corsa e che per poco non fecero accadere un vero macello alla mossa. Soltanto la prontezza di spirito ed il colpo d'occhio sicuro del bravo mossiere sig. Leonildo Fabbrini, valse a scongiurarlo.
La sfilata del corteo storico cominciò alle ore 18,30 anzichè delle 17,30 come era stato annunziato nei pubblici manifesti e questo ritardo giovò ai palchettisti ed ai venditori di posti di ringhiera che riempirono ogni più piccolo posticino; il mezzo della piazza era letteralmente stipato di gente.
Nell'interno della Piazza, presso la Fonte Gaia, la banda della R. Società Filarmonica, diretta dal bravo maestro Petreni, eseguì uno scelto programma musicale.
Lo sfilamento del corteo proseguì con migliore ordine di quello che si ebbe a lamentare nell'anno scorso ed un alfiere della contrada del Drago, certo Forni detto Mastuchino, provocava da ogni parte applausi, giuocando con vera maestria e facendo con essa il così detto salto del fiocco come costumava anticamente.
Il Palio si corse così dopo le ore 19.
Entrate fra i due canapi soltanto quattro o cinque contrade, i cavalli di esse cominciarono ad agitarsi in modo che minacciavano di rovinarsi andando contro al canapo, e per evitare disgrazie il mossiere Fabbrini lo fece scattare proprio nel momento che due dei cavalli stavano per cadere, brandendo al tempo stesso la bandiera verde per indicare che la mossa non era buona, giacchè gli altri cavalli non erano potuti entrare fra i due canapi.
Tre o quattro cavalli partirono però e malgrado i fischi e le urla di tutti, fecero un giro di Piazza come se la mossa fosse stata buona; in questa girata la Giraffa cadde alla Fonte ed il fantino che era rimasto impigliato con un piede nella briglia, ebbe la grande fortuna che il cavallo si fermò sul colpo, altrimenti chissà quale scempio sarebbe successo di lui.
Rialzato da terra non intendeva più di correre, ma pregato da molti, tornò nella Corte del Potestà, insieme agli altri per attendere il segnale della seconda mossa.
Nel ritornare i cavalli alla mossa, si vide che mancava dapprincipio quello del Nicchio, eppoi si vide ricomparire zoppicante mentre alla prima mossa non lo era. Il Nicchio era fra quelle contrade che avevano già fatto una girata.
La seconda mossa andò bene per quanto si fosse lì, lì per vedere la maggior parte dei cavalli cadere con i fantini in un sol mucchio per l'irrequietezza, l'elettricità, che tuttora li dominava.
Ma, come abbiamo detto, la mossa andò bene mercè la prontezza ed avvedutezza del mossiere e non si ebbe a lamentare che un solo inconveniente: nella foga della partenza, mentre tutti i petti dei cavalli si pigiavano contro il canapo facendogli fare un'arco, il cavallo del Drago, lanciandosi, andò addosso a quello della Civetta che cadde a sette od otto passi dalla mossa.
Fu un momento di vera apprensione per quel povero fantino che si vide fra le zampe di tutti quei cavalli, ma, secondo il solito, si vide quasi subito rialzarsi e ripararsi nei palchi.
I cavalli del Montone, del Nicchio, del Drago, della Torre, e del Leocorno partirono formando un compatto gruppo e delineandosi mano a mano nel primo momento nel modo già indicato.
La lotta che avvenne fra queste contrade fu bellissima e gli amatori delle sante nerbate ne devono essere rimasti più che soddisfatti.
Alla pianata il Drago si vide primo ed al Casato fu passato dal Montone, ma alla pianata il Drago riconquistò a forza dl nerbate il primo posto e vi rimase fino alla vincita.
Nel frattempo che il Drago aveva riconquistato il primo posto assicurandosi la vittoria, la Torre raggiunse il Montone e cominciò fra loro una lotta accanita di nerbate che continuò per un bel pezzo. La Selva cadde alla pianata durante la seconda girata.
Dato il segnale della vincita tutte le contrade spiegarono le loro bandiere per salutare la vittoria del Drago, mentre i dragaioli, pazzi dalla gioia, ricevevano il Palio dalle mani dei giudici e se n'andarono via da piazza V. E. portando in trionfo il loro fantino e cavallo, e seguiti dalle bandiere di tutte le altre contrade.
Dopo essere stati nella chiesa di Provenzano per il rituale ringraziamento, si recarono nella chiesa del Drago, in piazza Pianigiani, che era già stata illuminata mentre le campane suonavano a festa.
In un momento s'improvvisò una di quelle feste popolari che non si possono descrivere, ma che sono indimenticabili per quanti le vedono.
Il corteo dei dragaioli e delle altre contrade, preceduto dalla banda Filarmonica, si recò pure nella chiesa di S.Domenico.
Nella piazza Pianigiani e nei locali della Società di Camporegio fra i nativi della contrada del Drago si dispensò tanto di quel vino che parecchi ne fecero un bel deposito nel proprio ventre; ed era impossibile passare da piazza Pianigiani senza essere costretti a bevere, tanta era la cortesia di quei bravi popolani. Venne anche improvvisata una illuminazione e vennero lanciati del razzi e fuochi d'artifizio. L'allegria dei bravi dragaioli è continuata fino a tarda ora della notte.
Appena terminata la corsa successe un tafferuglio fra la Fonte Gaia ed il palazzo Sansedoni, dove rimase ferito alla faccia, da arma da taglio, il fantino del Montone, Angelo Meloni di anni 23; che all'ospedale giudicarono guaribile in 8 giorni. La P. S. sta ora ricercando il feritore che si dice sia già stato identificato.
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