La Piazza, gremita di gente, presentava il solito aspetto incantevole.
Alle ore 18, sgombrata la pista, il corteo percorse la Piazza, tra i rintocchi festanti del campanone e la bellissima marcia dei cav. Formichi, eseguita con le trombe a squillo.
Lo sfilamento del corteo riuscì ordinato e abbastanza spedito; ma per poco un incidente non guastò del tutto la festa.
Come d'uso, dopo che le rappresenze delle contrade ebbero preso posto nel palco, eretto dinanzi al palazzo municipale, fu lasciata passare alla via di San Martino la gente ch'era rimasta addensata dietro il cordone delle guardie e che è solita riversarsi nel mezzo della Piazza.
Si trattava d'una vera folla che lentamente trovava sfogo, attraverso l'apertura del cancello in faccia al palazzo del marchese senatore Chigi-Zondadari.
Quando ancora rimaneva sulla pista parecchia gente, fu sparato il mortaretto, dopo il quale i cavalli si recano alla mossa. Fu un momento d'ansia inenarrabile per tutti coloro che videro e compresero il pericolo di quell'inconsulto ordine. Dai palchi e dalle finestre s'incominciò a gridare che si lasciasse libero adito alle persone che aspettavano d'entrare in Piazza.
Si videro correre carabinieri e funzionari per affrettare lo sgombro; ma questo non potè essere effettuato completamente a tempo debito. provvidenzialmente i cavalli si recarono al canapo con straordinaria lentezza e riuscì pure molto lenta la chiama dei cavalli. Inoltre il mossiere fu costretto ad abbassare il canapo per non far succedere disgrazie, dal momento che i primi cavalli entrati si spingevano contro il canapo teso, facendogli fare un mezz'arco. Così avvenne che cadde soltanto il cavallo della Civetta e che soli tre cavalli partirono, cioè quelli dell'Oca, della Chiocciola e del Montone. Questi tre cavalli passarono, quando ancora il cancello non era stato richiuso del tutto dietro all'ultima mandata di gente, venuta da San Martino. Se le operazioni della mossa fossero state più sollecite e fossero passati dieci cavalli, invece di tre, sarebbe accaduto un disastro.
E tutto questo perchè chi ordina e comanda non pensa che d'agosto le giornate sono più brevi che di luglio e che per conseguenza l'orario delle prove e del Palio doveva essere anticipato! Fu un bel criterio davvero quello di guadagnar poi tempo, facendo partire i cavalli prima che fosse sgombrata la pista interamente!
Ritornando alla cronaca del Palio, aggiungiamo che il fantino della Civetta, cadendo col cavallo, rimase sul terreno come privo di sensi. Poco dopo però si rianimò ed a stento potè mettersi ti cavalcioni sui cancelli, accennando a non voler più correre, ma fu preso in mezzo dalle guardie e ricondotto coli tutti gli altri fantini nella Corte del Podestà, per prepararsi alla seconda mossa.
La seconda mossa riuscì benissimo. Ancora una volta l'Oca scappò prima seguita subito dal Montone, dal Drago, dalla Chiocciola, dal Bruco e dalla Civetta. Alla voltata di San Martino il cavallo dell'Oca aveva messo una bella distanza fra sè e gli altri cavalli, ma alla pianata il Bruco riuscì a passare secondo, lasciando dietro la Civetta e la Chiocciola, e tanto si avvicinò all'Oca, che a momenti sembrava dovesse sorpassarla.
Alla terza girata però, alla voltata del Casato, il fantino del Bruco cadde da cavallo proprio quando sembrava stesse per passare primo e la vittoria rimase così all'Oca. Ridire della contentezza degli ocaioli sarebbe cosa impossibile, giacchè sembravano impazziti dalla gioia. Essi portarono in trionfo, sulle spalle, il fantino fino al loro rione, ove fu improvvisata una festa entusiastica.
Furono vuotati barili di vino; vennero subito illuminate, le vie ed aperta la, chiesa e le sale della contrada, dove intervennero tutte le notabilità cittadine e tutti i rappresentanti delle altre contrade e dove fu pure servito uno squisito rinfresco a quanti vi si recarono.
Il Palio fu messo in fondo alla chiesa, alla sinistra della grandiosa statua di Santa Caterina, e tutti facevano a gara di andare a vederlo e a baciarlo, gridando: Viva il paperone.
L'allegria di quei bravi popolani è continuata fin oltre le due di stamattina, e quanti vi si recarono non poterono esimersi dall'accettare un buon bicchiere di vino che con tanta cortese insistenza veniva offerto a tutti.
Oggi la comparsa della contrada con il Palio, il cavallo ed il fantino ha fatto il giro della città, distribuendo un geniale ed umoristico sonetto di circostanza in onore dell'Oca e del fantino Angelo Montechiari vincitore della corsa.