Nel 1860 una carriera straordinaria celebrò la venuta a Siena di re Vittorio Emanuele II. Per accoglierlo dignitosamente, il gonfaloniere chiese ai nobili e notabili cittadini e alle istituzioni della città, con lettere circolari datate 15 e 16 aprile 1860, "la somministrazione di carrozze, cavalli, mobili, argenti ed altro" da usare per l'accoglienza, i ricevimenti al Palazzo del Governo e la soirée a Palazzo Comunale. La città rispose adeguatamente.
Ad esempio, il conte Carlo de' Vecchi, primus inter pares, mise a disposizione per il re una carrozza a quattro cavalli e il relativo cocchiere, quattro candelieri d'argento, 24 cucchiaini d'argento dorati con pari coltellini, e mobili a piacimento del Municipio. Il conte Bichi Borghesi offrì quattro guantiere d'argento; Giovanni Battista Brancadori mise a disposizione mobili nuovi imbottiti di morens verde, 12 seggiole, 2 poltrone, 1 sofà, quattro piccoli candelieri d'argento. Il cavalier Francesco Bandini offrì argenteria da tavola; il cavalier Carlo Bianchi offrì 300 e più fiori con una piccola clausola: "e' quali gradirebbe che non fossero mischiati con altri".
L'arcivescovo di Siena, monsignor Ferdinando Baldanzi, mise a disposizione 2 piccoli candelabri d'argento, 4 candelieri d'argento, 7 canapè d'acero in stoffa bianca e rossa. All'appello del gonfaloniere risposero anche alcuni "corpi morali" cittadini. Il Capitolo di Provenzano offrì 17 seggiole simili, 10 seggiole di stoffa verde e 7 canapè; quello del Duomo 3 sedie e 4 poltrone. L'Opera del Duomo mise a disposizione 26 tappeti, " di cui 2 guasi nuovi " e poi 4 poltrone e guanciali rossi.
Il re arrivò in treno il 26 aprile 1860. Lo accolse una stazione ferroviaria addobbata a festa. Un inno in suo onore fu composto ed eseguito, il testo dato alle stampe e distribuito alla popolazione. A Santa Petronilla c'era un arco trionfale, le vie e i palazzi del centro erano addobbati con arazzi e stendardi.
Nel corteo del Palio, dopo milizia, banda e guardia, sfilarono le comparse delle Contrade che non correvano, poi la banda municipale. Seguiva il carroccio con le bandiere delle 17 Contrade e il drappellone, che recava in alto lo stemma reale incorniciato da quattro bandiere tricolori. Dopo le comparse delle 10 contrade che correvano, veniva un secondo carroccio, esplicita rievocazione di quello di Pontida, descritto in un foglio volante che diceva tra l'altro: "La lancia, la croce, lo stendardo, e lo scudo del fugato Imperatore tedesco sono portati dai vincitori siccome trofeo della più brillante vittoria che siasi guadagnata nei secoli passati per la libertà italiana". Chiudeva il corteo un distaccamento di polizia.
La carriera, causa la pioggia insistente e vista la fretta di ripartire del sovrano, si corse il mattino seguente, nel pantano. Vinse l'Onda, col fantino Buonino. Nella Sala delle vittorie il drappellone fu esposto con la seguente didascalia a futura memoria: "Il glorioso nostro Re Vittorio Emanuele II / Onorando di sua presenza la città di Siena / Il Municipio lieto di tal fausta circostanza / dette lo splendidissimo spettacolo della corsa dei cavalli nella Piazza del Campo / La Contrada dell'Onda / capitanata dal Nob. Sig. Gaetano Lodoli / ebbe l'onore di riportare la vittoria / col fantino Giuseppe Buoni".
Vittorio Emanuele rimase soddisfatto dello spettacolo e donò 200 lire al fantino vincitore, 300 da dividere tra tutti gli altri. La città onorò il sovrano e nel 1860 gli intitolò piazza del Campo, rinominandola piazza Vittorio Emanuele, ma nel 1931 il podestà Bargagli Petrucci ripristinò l'antico nome, e a Vittorio Emanuele fu intitolata piazza d'Armi fino al 1944, quando essa fu ribattezzata piazza Amendola. A Vittorio Emanuele, nel 1945, si intitolò il viale che dall'Antiporto giunge a Porta Camollia.