1849 15 agosto. Fu corso il Palio alla lunga, e riportò il premio la cavalla baja con estremità nere del signor Tommaso Taddei d'Empoli raccomandata al nobile signor Deifebo Perini Brancadori.
I cavalli segnati erano quattro ma la carriera fu eseguita in numero 3 cavalli per che l'altra, dopo la visita dei deputati cadde e non fu più in grado di correre.
I Giudici alla mossa furono i signori Ricciardo Bonsignori Antonio Brocci
Alla vincita i signori Giovanni Placidi, cav. Angelo Piccolomini.
A dì 16 agosto 1849.
Giunta l'ora definitiva al principio della festa si portava il popolo in gran quantità nella Piazza suddetta unitamente a molta truppa, sì a piedi che a cavallo (essendo in questo momento la città nostra presieduta da una rispettabile guarnigione), scarsissimo però era il numero delle carrozze che secondo il consueto dovevano concorrere a formare il corso e rendendolo brillante.
Aveva quindi luogo l'ingresso delle Contrade e loro comparse nel modo seguente. Precedeva il corteggio un distaccamento di truppa a cavallo, a cui tenevano dietro i dieci tamburi delle Contrade ammesse alla corsa, e gli alfieri dipoi colle bandiere delle altre sette che non correvano.
Veniva poscia la prima banda musicale che apparteneva alla milizia di guarnigione del 1° Reggimento la quale era seguita da tutte le comparse con i rappresentanti respettivi delle Contrade che correvano, che in questo giorno erano le seguenti, cioè:
Oca, Nicchio, Giraffa, Unicorno, Tartuca, Pantera, Montone, Onda, Torre, e Bruco.
A queste tenevano dietro gli alfieri con le respettive bandiere tutte raddoppiate. Venivano poi i dieci cavalli corridori con i loro fantini sopra altri cavalli, la banda comunitativa, il carro colle bandiere delle 17 Contrade e il drappellone da darsi al vincitore, e finalmente chiudeva il convoglio altro distaccamento di Cavalleria.
Dato quindi il segnale del ritiro col solito mortaletto e fatto l'ultimo giro di perlustrazione dal detto corpo di truppa a cavallo, i fantini s'incamminavano verso la mossa, per la quale erano deputati come giudici i signori Giovan Battista della Ciaja ed Antonio Brocci.
Giunti infatti essi al canape con sufficiente ordine fu data la mossa immediatamente, ed i primi a scappare furono i cavalli dell'Oca, Bruco, Onda a cui tenevano dietro tutti gli altri meno quello del Nicchio, che si trattenne alquanto di più non so per qual combinazione.
Frattanto arrivati i primi a San Martino si videro andare a dritto l'Oca e la Pantera, senza però ricomparire, e fu allora che entrò prima la Contrada dell'Onda, la quale rimase vincitrice avendo per fantino il Gobbo detto Saragiuolo.
Terminata la corsa fu consegnato il Palio alla detta contrada senza questione alcuna dai giudici della vincita, che questa volta erano i signori Bernardino Sergardi, Augusto Venturi Gallerani, ed Avv.Federigo Martinozzi.
Così terminò lo spettacolo senza alcun inconveniente, ed anzi con soddisfazione generale, mentre un abbondante numero di spettatori (sebbene non avesse potuto assistervi l'Imperiale e Reale Corte, come si sperava, per impreviste circostanze) (Le circostanze che impedirono alla Corte di portarsi a Siena, come era già destinato, e per cui era stata preparata altra più munifica festa, furono la morte di sua maestà Carlo Alberto ex re di Piemonte, e la malattia dell'arciduchessa Maria Cristina, figlia di sua altezza il granduca Leopoldo II, nostro amatissimo sovrano) e gran quantità di militari di ogni arme che vi assistevano lo resero oltremodo brillante ed ordinato.