Adunato già all'ora consueta tutto il popolo nella Piazza e non essendosi veduta comparire che una sola carrozza nel corso, si diede immediatamente l'ordine alle Contrade di avanzarsi ed incominciare lo spettacolo.
Prendevano parte alla corsa le seguenti, cioè: Lupa, Nicchio, Torre, Bruco, Selva, Unicorno, Montone, Giraffa, Istrice, Tartuca.
I Giudici per le mosse erano i signori Giovan Battista della Ciaja e Antonio Brocci, per la vincita i signori Giovan Battista Pannilini, Giovan Battista Buonsignori e Girolamo Piccolomini.
Frattanto si avanzavano due plutoni di Guardia civica a piedi (non essendovi in guarnigione la Cavalleria) a cui tenevano dietro tutte le suddette Contrade che sfilavano ad una ad una colle loro comparse respettive, e dopo di esse altri due plutoni della truppa stessa chiudevano il corteggio, unitamente al carro solito dove era situato il Palio e le bandiere delle sette Contrade che non correvano.
Dopo di che tutti andavano ad occupare i posti assegnati, ed i fantini montati nei respettivi cavalli si preparavano alla corsa.
Chiamati questi alla mossa si presentavano al canape con sufficiente ordine e senza alcun ritardo al calar di quello si diede principio alla corsa colla scappata di essi.
Si videro tosto entrar primi i due cavalli dell'Istrice e della Tartuca, ma questi poco più in là della Fonte percuotendosi fra loro i fantini in mezzo a fiero contrasto caddero ambedue, ed altro di loro non si seppe. Entrò primo allora il cavallo dell'Unicorno guidato dal Gobbo detto Saragiuolo, il quale si mantenne primo per quasi una girata e mezzo, sempre però contrastando ora col Nicchio, che poi cadde, ed ora colla Giraffa. Questa però quasi alla metà della terza girata passò avanti, e si mantenne fino quasi al fine, momento in cui fu trapassatta (sic) dal cavallo scosso del Montone, che per conseguenza riportò la vittoria.
Dovendosi però consegnare la bandiera alla Contrada vincitrice, nacque del contrasto, poiché la Giraffa pure credeva di avere dei diritti alla vincita. Infatti sebbene fosse vero, che il cavallo del Montone giungesse il primo alla meta, pure la circostanza di avere il fantino di questa Contrada abbandonato il suo cavallo, essendo sceso con malizia e precisamente alla mossa, diede molto da dubitare che questo fosse un giuoco premeditato, e che rendesse illegale la vincita fatta. Né questo dubbio era senza fondamento, poiché considerando quanto rendesi più spedito al corso un cavallo privo del peso dell'uomo, ciò lo mette in migliori condizioni degli altri, e esistesse al certo parità di circostanze. Pur non ostante, fu dato il premio al Montone riserbandosi per altro la Contrada della Giraffa di reclamare dove era di ragione per ottenere la necessaria soddisfazione.
Così terminò questa Festa, la quale sebbene in se stessa presentasse svariati aneddoti e gare molteplici pure non si può dire che riuscisse di pubblica soddisfazione, mentre il vedere due soli fantini rimanere sul corso essendo gli altri caduti o andati in San Martino e sbaragliati in tutti i sensi, non costituisce per verità uno spettacolo aggradevole, come questo esser dovrebbe.
In generale però la Festa riuscì bastantemente quieta e priva di sconcerti di una qualche considerazione; la Guardia civica, una quantità di soldati o bersaglieri ed un numero di regi carabinieri cooperarono onde ottenere un simil resultato.