Il territorio di Civitella Paganico, nella valle dell'Ombrone grossetano, si estende per 192,71 kmq in una zona in parte collinosa e in parte pianeggiante. Il comune deve il suo nome ai due centri maggiori, Civitella Marittima, in epoca medievale possesso degli Ardengheschi, e Paganico, già «borgo franco» della repubblica di Siena. E stato costituito nel 1926 con il distacco di questi due centri e delle frazioni di Pari e di Casal di Pari dal territorio comunale di Campagnatico.
Civitella Marittima, chiamata in passato Ardenghesca per essere stata la sede e il castello principale della potente famiglia degli Ardengheschi, trae le sue origini dal conte palatino Ardengo, che aveva ricevuto da Carlo Magno il feudo di Lattaia, comprendente larga parte di questo territorio, quale premio per aver valorosamente combattutto contro i Longobardi. Il successore di Ardengo, conte Ildebrandino, costruì sul colle dove sorge oggi il centro abitato il castello ardenghesco, in una zona sottoposta alle mire espansionistiche dei vicini conti Aldobrandeschi e della repubblica di Siena. A quest'ultima, già nel 1167 e di nuovo nel 1179, gli Ardengheschi fecero atto di sottomissione, raramente rispettandone gli impegni (ancora nel 1280 essi avevano fatto di Civitella un sicuro asilo per i fuorusciti ghibellini di Siena). Tra il 1317 e fl 1345 il castello cadde definitivamente sotto il dominio di Siena, che ne fece distruggere le mura e il cassero. Il villaggio di Paganico invece, in origine dominio degli Aldobrandeschi, passò nel 1193 sotto la giurisdizione di Siena, che nel 1262 lo designò quale sede di un nuovo borgo e nel 1278 deliberò di fortificarlo: Paganico assunse così il caratteristico aspetto di centro pianificato, con strade parallele e una cerchia muraria quadrangolare. Dichiarato «castello franco» nel 1292, servì alla repubblica senese come caposaldo per le proprie imprese militari e per la colonizzazione del territorio circostante, finché nel 1310 fu eretto capoluogo di un esteso vicariato. Nei decenni successivi subì continui assalti e invasioni, culminati, nel 1494, nel saccheggio operato dalle truppe di Carlo VIII. Segnato successivamente da un lento declino, passò, dopo la caduta della repubblica senese, al granducato mediceo. Nel 1602 fu elevato al rango di marchesato e concesso ad Antonio dei Medici; nel 1630 divenne feudo della famiglia Patrizi, che lo detenne fino al 1747.
Nel Trecento, Paganico fu sede di un cospicuo mercato, decaduto successivamente insieme al castello, e di un opificio per la lavorazione dei metalli. Nei secoli succcessivi l'economia locale si è basata sull'agricoltura con la coltivazione, sui poggi di Civitella, di olivi e viti e sull'allevamento di bestiame nella piana di Paganico. L'olivicoltura e l'allevamento di ovini, bovini e suini restano ancora oggi attività largamente praticate nel contesto di un settore agricolo che occupa più di un quarto della popolazione attiva e che alimenta una non irrilevante industria di trasformazione dei prodotti della terra. Il settore manifatturiero conta anche un buon numero di occupati nell'edilizia e nella lavorazione artigianale del legno. In località Pietrafonda è attiva una cava di sabbie silicee. La presenza nel comune della sorgente termale di Petriolo, conosciuta e apprezzata da secoli, ha stimolato la crescita di strutture ricettive per il turismo.
Al censimento del 1991, si sono registrati sul territorio comunale 3.090 abitanti, con una densità di 16 per kmq. La popolazione, passata nell'Ottocento da 927 unità nel 1830 a 3.544 nel 1881, e cresciuta nella prima metà del secolo successivo fino a toccare le 5.024 unità nel 1936 e le 5.488 nel 1951, ha subito nei decenni più recenti una decisa flessione, con il numero degli abitanti ridotto a 4.775 nel 1961, a 3.696 nel 1971 e a 3.302 nel 1981.
STEMMA: Inquartato: nel primo d'argento alla vitella di rosso, rampante; nel secondo, di azzurro al leone d'argento; nel terzo, di rosso alla pialla d’oro poggiata sul colle più alto di un monte all’italiana (10) ristretto, il tutto d’argento; nel quarto, di azzurro al castello di rosso, torricellato di uno, merlato alla guelfa, aperto e finestrato.
GONFALONE: Drappo di colore azzurro, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: «Comune di Civitella Paganico» (Decreto del Presidente della Repubblica in data 21 marzo 1956).
Civitella Paganico ha voluto raffigurare nel proprio emblema comunale tutti i simboli che ne hanno carattetizzato la storia. Diviso in quattro parti, infatti, lo scudo contiene la vitella rossa in campo argento, simbolo antico della comunità dell'Ardenghesca. In basso, sulla sinistra, una torre, arma moderna di Civitella, è da collegarsi comunque a Casale di Pari. Il leone d'argento, in alto, è simbolo di Paganico. Nel fianco destro, un monte formato da dieci colline e sormontato da una pialla d'oro, è emblema di Pari. In precedenza lo stemma della comunità era costituito da un fascio di spighe di grano maturo legato da un nastro rosso, rappresentativo delle caratteristiche, eminentemente agricole, del territorio.