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Cinigiano

Terre e castelli

Il territorio del comune di Cinigiano si estende per 161,66 kmq su un'area collinare che degrada verso la piana di Grosseto, partendo dal gruppo montuoso dell'antiappennino tirrenico su cui svetta l'Amiata. Castello medievale, fu capoluogo di podesteria nel periodo mediceo. Nel 1956 ha subito il distacco della frazione di Montenero, aggregata nel 1956 al comune di Castel del Piano.

Sul territorio comunale esercitarono la loro signoria in età medievale i discendenti di Bernardino di Cinigiano, legati da vincoli vassallatici ai conti Aldobrandeschi del ramo di Santa Fiora. Nel 1254, i figli di Bernardino posero il castello e il suo distretto sotto l'accomandigia della repubblica di Siena, rinnovando cosi un atto di sottomissione al quale peraltro non si dimostrarono mai troppo fedeli, abituati com'erano a tiranneggiare le misere popolazioni del luogo. Dopo l'ennesima prova di infedeltà, Siena bandì nel 1278 Bernardino di Cinigiano, figlio del capostipite, con l'accusa di avere assalito un prelato francese che si recava a Viterbo presso la corte di papa Giovanni XXI. Verso la fine del XIV secolo Cinigiano era passata, attraverso vicende non chiarite, sotto la signoria dei conti Guidi di Poppi e di Battifolle. Nel 1389 Siena decise di recuperare il castello attraverso il pagamento di 2.500 fiorini d'oro al conte Francesco di Ugone di Battifolle, ma ancora agli inizi del secolo XV Cinigiano dipendeva dai medesimi signori. Solo nel 1404 gli abitanti, liberandosi dalla signoria della stirpe casentinese, si sottomisero alla repubblica di Siena, della quale condivisero le principali vicende. Nel 1766, su editto di Pietro Leopoldo di Lorena, il suo territorio entrò a far parte della nuova provincia grossetana.

In passato Cinigiano ha sofferto di una cronica scarsità d'acqua che, unita alla natura povera del suolo, ha ridotto le attività agricole al mantenimento dei pascoli naturali e alla coltivazione del grano e dei castagneti da frutto. Negli ultimi decenni il numero degli addetti al settore primario è regredito a favore dell'industria e, soprattutto, del terziario; ciononostante ancora oggi l'agricoltura risulta l'occupazione prevalente degli abitanti, su un terreno che produce olio, vino, grano e foraggi e vede diffuso l'allevamento bovino, ovino e avicolo. Le attività manifatturiere comprendono, oltre a imprese di costruzioni, alcuni laboratori che producono maglieria e pelletterie. Durante l'ultimo conflitto furono scoperti e sfruttati, solo per il periodo bellico, giacimenti di lignite.

La popolazione del territorio comunale ammonta a 3.013 unità nel 1991, con una densità di 19 abitanti per kmq. Per quanto riguarda il passato, il primo dato risale al 1640 con 2.248 unità, scese a 1.601 nel 1745. Nell'Ottocento l'incremento demografico è stato rilevante: nel 1830 gli abitanti erano 2.931, nel 188l erano passti a 4.340, per salire a 6.206 nel 1936. Come in molti altri comuni della provincia di Grosseto, anche a Cinigiano si è avuta una sensibile diminuzione della popolazione nel periodo postbellico: ancora stabile nel 1951 con 6.207 unità, nel 1961 questa era già scesa a 4.777 unità, divenute 3.784 nel 1971 e 3.394 nel 1981.

STEMMA: D'azzurro, al cigno al naturale, fermo su una terrazza di verde, afferrante con il becco una freccia d’argento, in sbarra con la punta all’ingiù.

GONFALONE: Drappo partito di bianco e d'azzurro, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: «Comune di Cinigiano» (Decreto del Presidente della Repubblica in data 22 maggio 1970).

Il cigno, sia pure disegnato in posizioni diverse, è da sempre l'emblema comunale di Cinigiano. Nei sigilli più antichi esso appare in atto di nuotare; successivamente con un pesce nel becco; infine, com'è attualmente, imbeccante una freccia. Chiaro riferimento al nome del paese e alle caratteristiche paludose del territorio, il cigno tiene la freccia per ricordare le lotte sostenute dal popolo di Cinigiano per la conquista delle libertà comunali.

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