Il territorio del comune di Cetona si estende per 53,19 kmq in Val di Chiana, sul versante orientale del monte Cetona. La comunità ebbe origine come centro feudale.
In un territorio abitato in epoca etrusca e romana, il castello di Cetona viene ricordato per la prima volta all'inizio del XIII secolo come feudo di un conte Ildebrandino, seppure già sotto la giurisdizione politica del comune di Orvieto. Oggetto di aspre e lunghe contese fra Siena e Orvieto, attorno al 1260 Cetona venne venduta a quest'ultima dagli eredi del conte Ildebrandino e annessa al contado orvietano. Alla metà del Trecento, Orvieto vedeva sgretolarsi il proprio dominio sui castelli del territorio per opera di diverse famiglie patrizie che gravitavano nell'orbita del comune di Perugia e quindi dello Stato della Chiesa; del dominio su Cetona venne allora investito un nipote del pontefice Gregorio XI (1367), il quale nel 1375 alienò il possesso ai conti Montemarte di Corbara (nello specifico il castello fu riscattato da Ugolino Montemarte Conte di Corbara. "Del 1372 il 24 maggio fu comprata Citona per il prezzo di scudi 8000" - Memorie dell'archivio Montemarte). Nel 1418 Cetona venne conquistata da Braccio di Montone e da questi venduta alla repubblica di Siena, che, dopo l'occupazione del castello da parte di Iacopo Piccinino (1455), ne rafforzò le fortifìcazioni nel 1458; e a Siena Cetona rimase fedele fino alla conquista medicea (1556). Dal 1558 al 1596 fu concessa da Cosimo I in feudo come marchesato alla famiglia Vitelli e successivamente reintegrata nel granducato.
Nel passato agricoltura e pastorizia erano le attività principali con prevalenza delle colture promiscue: cereali con olivo o vite, mais e legumi, gelsi. I boschi di querce alimentavano l'allevamento suino. Fra le attività manifatturiere dell'Ottocento si distinguevano quella della lavorazione dell'acciaio, la trattura della seta e in tempi più antichi la fabbricazione di archibugi. La struttura economica del comune anche oggi è rimasta rurale: vi si coltivano cereali, vite e olivo, mentre è ancora sviluppato l'allevamento bovino e suino, oltre a quello avicunicolo che alimenta l'industria dei mangimi. In via di sviluppo appare il turismo, mentre gli addetti all'industria sono per la maggior parte pendolari con le città maggiori.
La popolazione totale del territorio comunale raggiunge, nel 1991, le 3.028 unità con una densità di 57 abitanti per kmq. Nel corso dell'Ottocento l'aumento demografico era invece stato notevole e costante, accompagnandosi all'incremento e allo sviluppo dell'agricoltura: gli abitanti erano 3.281 nel 1830, 4.284 nel 1881 e 4.609 nel 1936; nel 1951 il numero totale degli abitanti era di 4.866 unità, ma da questo momento è iniziato il calo demografico: Cetona contava 4.290 abitanti nel 1961, 3.397 nel 1971 e 3.156 nel 1981.
STEMMA: Di rosso, al castello d'argento fondato su di un ristretto di pianura erbosa, al naturale, esso castello tondo con quattro recinti di mura, sovrapposto e merlato alla guelfa; la torre più alta aperta del campo. Motto: Orbe dignum Scitonae noscite signum (Regio decreto in data 19 gennaio 1882).
Il motto scritto sotto lo scudo, «Conoscete il simbolo di Cetona, degno nel mondo», è legato alla definitiva versione di uno stemma che ha conosciuto nei secoli molte variazioni. Il primo simbolo di Cetona era costituito da un castello posto su un terreno accidentato e boscoso, con uno sfondo di cielo e sole. Un emblema successivo riportava l'immagine di un vitello e la sua adozione risale all'epoca del Marchesato Vitelli. Lo stemma attuale con il castello turrito è in realtà l’antico stemma del Comunello di Camporsevoli, più volte riprodotto dal Marchese Grossi nei suoi studi. Fu adottato dopo la fusione di Camporsevoli nel Comune di Cetona.