Il territorio del comune di Castel del Piano si estende per 67,79 kmq sulle pendici occidentali del Monte Amiata. Castello medievale, poi sede di podesteria in età moderna ha raggiunto l'attuale estensione dopo il distacco di Seggiano nel 1920 e l’aggiunta, nel 1956, della frazione di Montenero, appartenuta al comune di Cinigiano.
Castel del Piano ha origini antichissime: negli scavi di farina fossile di cui abbonda il suo territorio sono stati trovati materiali riferibili al paleolitico, al neolitico e alla civiltà appenninica. La prima documentazione scritta risale comunque all'alto Medioevo: con ogni probabilità è il casale Plana nominato in carte dell'abbazia del Monte Amiata fin dall'890. Divenuto in seguito uno degli innumerevoli castelli di proprietà degli Aldobrandeschi, fu assegnato nel 1274 al ramo dei conti di Santa Fiora. Nel 1331 fu da costoro alienato, per 8.000 fiorini, alla repubblica di Siena, a conclusione dell'impresa vittoriosa condotta dal podestà senese Guidoriccio da Fogliano contro le roccaforti aldobrandesche. Dal 1557, caduta la repubblica senese con la resa di Montalcino, entrò a far parte del dominio di Cosimo I dei Medici. Notevole rilievo storico hanno anche le frazioni di Montegiovi, già possesso signorile dei Buonsignori e dei Salimbeni, nonché Montenero, conteso fin dall'XI secolo tra l'abbazia di San Salvatore e i conti Aldobrandeschi. Durante la lotta di Liberazione sorse a Castel del Piano, ancor prima che a Grosseto, un CLN che esercitò per qualche tempo funzioni provinciali. Nella zona operò la formazione «Alta Amiata».
Già nel 1462 papa Pio II Piccolomini, durante un suo soggiorno, aveva esaltato «la bellezza del luogo, la comodità dell'ubicazione e l'amenità del paese», rinomato per la salubrità dell'aria e la fertilità dei campi. L'attività agricola si fondava soprattutto sulla coltura della vite e dell'olivo, ma risorse imprescindibili erano costituite dall'economia del bosco (legname, funghi, prodotti del sottobosco) e soprattutto dalla coltivazione dei castagneti da frutto. Oggi è il turismo, sia estivo che invernale, a rappresentare la fonte di reddito più importante di Castel del Piano e il cuore di un settore terziario che occupa oltre il 60% della popolazione attiva. L'agricoltura, fortemente ridimensionata, fornisce soprattutto cereali e olive, mentre l'allevamento non ha una particolare rilevanza. Poco sviluppate sono anche le attività manifatturiere, la cui ossatura è costituita da imprese di costruzioni e piccole aziende operanti nel settore agro-alimentare (produzione di olio, formaggio, dolci, salumi, conservazione e surgelazione di prodotti del bosco).
Nel 1991 risultano risiedere nel territorio del comune 4.376 abitanti, con una densità di 65 per kmq. Nel passato, Castel del Piano registrava 2.892 unità nel 1640 (primo dato conosciuto) e 2.690 nel 1745. Nell'Ottocento si era passati da 2.794 abitanti nel 1830 a 4.064 nel 1881. Nel 1936 la popolazione, malgrado il distacco di Seggiano, era salita a 4.514 unità, divenute 4.908 nel 1951, 5.252 nel 1961, 4.610 nel 1971, 4.376 nel 1981.
STEMMA: Di rosso al castello, merlato alla guelfa, torricellato di uno, aperto e finestrato del campo.
La torre che campeggia nello stemma di Castel del Piano è l'immagine della costruzione medievale detta dell’Orologio, che risale al periodo della dominazione degli Aldobrandeschi. In precedenza nello scudo della comunità figurava un castagno, a simbolo dei boschi della zona. La bellezza del luogo fu resa famosa da papa Pio II, ricordato nel motto posto nel gonfalone civico.