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Capalbio

Terre e castelli

Il comune di Capalbio si estende per 187,60 kmq in una zona di collina litoranea all'estremità meridionale della Maremma toscana. Originariamente incorporato al territorio di Manciano, dal 1843 passò a far parte della comunità di Orbetello. Si è costituito in comune autonomo nel 1960.

Citato per la prima volta nel 1161 in un privilegio di papa Alessandro III a favore dell'abbazia romana di Sant'Anastasio alle Tre Fontane, Capalbio seguì, al pari di Orbetello, le vicende del patrimonio dell'ente religioso e, successivamente, di quella parte della contea aldobrandesca che fu soggetta, nel corso del XIII secolo, alle contrastanti influenze politiche di Siena e di Orvieto. Agli inizi del Trecento il castello era sotto il dominio di una famiglia signorile locale (forse discendente da un Guido di Capalbio citato in un atto del 1203), che nel 1315 si alleò con gli orvietani contro gli Aldobrandeschi di Santa Fiora e i Baschi di Montemerano. Venuta meno l'autorità politica di Orvieto, Capalbio fu concessa dagli Aldobrandeschi di Santa Fiora alla repubblica di Siena tra il 1339 e il 1345, ma cadde in seguito sotto il dominio degli Orsini. Con la campagna militare del 1416 fu conquistata definitivamente dai senesi, cosicché la sua storia risulta legata alle sorti successive della repubblica. Durante la Resistenza si formò a Capalbio la cosiddetta «Banda Armata Maremma», che operò nella zona e liberò il comune il 13 giugno 1944.

Ricordata per aver sopperito con la sua ricca produzione di cereali alle necessità alimentari della Repubblica di Siena, Capalbio vide, a partire dal XV secolo, i campi coltivati a grano, gli oliveti e i vigneti, i pascoli che nutrivano il bestiame ovino, bovino e suino ricoprirsi lentamente di acque stagnanti e di boschi. L'agricoltura, tornata ad essere importante con gli interventi di bonifica (vi è occupata oltre un terzo della popolazione attiva), si fonda oggi sulle coltivazioni viticole, olivicole e ortofrutticole. L'allevamento è consistente soprattutto per quanto riguarda i bovini, gli ovini e gli equini. Il territorio comunale ospita anche una grande azienda di produzione faunistica che fa parte di un più esteso parco venatorio con cinghiali, caprioli, fagiani e starne. Allo scarso sviluppo del settore manifatturiero, che conta comunque alcune aziende nel settore alimentare, ha fatto riscontro, soprattutto durante gli anni ottanta, lo sviluppo di un turismo d'élíte attirato dalle magiche atmosfere del borgo e dei boschi circostanti, un tempo teatro delle gesta dei briganti maremmani.

La popolazione del territorio comunale ammonta a 4.014 unità nel 1991, con una densità di 21 abitanti per kmq. Ai censimenti precedenti gli abitanti registrati erano 4.027 nel 1961, 3.947 nel 1971, 4.035 nel 1981.

STEMMA: D'argento al leone d'oro, sostenente una testa umana, albina.

Sul lato sinistro della Porta senese, che immette nel medievale borgo, un’iscrizione latina ricorda il felice momento storico che all’inizio del Quattrocento visse Capalbio, protetto dalla repubblica di Siena e difeso da due cerchia di mura, di cui una ristrutturata e l'altra di nuova costruzione. Fu in quel periodo che il comune di Capalbio ottenne dal governo di Siena di poter aggiungere al proprio stemma, che aveva per simbolo una testa umana albina, un leone d'oro, simbolo del popolo senese.

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