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Sarteano

Terre e castelli

Il territorio del comune di Sarteano si estende per 85,27 kmq tra la Val di Chiana e la Val d'Orcia, parte in collina e parte sui rilievi montuosi del monte Cetona. Fu centro signorile, poi podesteria.

La zona di Sarteano era abitata fin dall'età neolitica ed ebbe un notevole sviluppo nel periodo etrusco nell'orbita della più potente Chiusi dalla quale rimase dipendente, sembra, anche in età romana e fino alla dominazione longobarda. Nell'XI secolo rientrava nei possessi di una stirpe feudale progenitrice dei conti Manenti, che dominarono Sarteano fino al 1280, allorché si costituì in comune autonomo (ma già nel 1171 risultava godere di un certo grado di autodeterminazione, essendo governato da un collegio di consoli), seppure sotto l'influenza del comune di Siena. Posto al limite territoriale delle repubbliche di Orvieto, Perugia e Siena allora in piena espansione, il comune ebbe vita difficile per i diversi tentativi di conquista e alternò periodi di dipendenza dalle tre città: espugnato dai senesi all'inizio della guerra contro gli orvietani (che si erano asserragliati nel castello), con la sconfitta di Siena e la pace del 1235 Sarteano entrò sotto la giurisdizione di Orvieto, alla quale rimase fedele fino a metà del XIII secolo. Intanto in questi anni il comune cercava di affrancarsi dalla signoria dei Manenti acquistando dai conti beni immobili e diritti signorili. Verso il 1350 Sarteano, con il declino di Orvieto, fu assoggettata da Perugia e nel 1379, dopo una breve parentesi orvietana, si sottomise alla repubblica di Siena con la quale rimase fino all'integrazione con lo Stato mediceo avvenuta nel 1556.

Il territorio di Sarteano offriva in passato buone risorse agricole e pastorali. Agli olivi, alle viti e agli alberi da frutto delle colline si alternavano campi di cereali, gelsi, legumi e canapa nel piano, mentre i boschi di querce e quercioli sui fianchi della montagna davano alimento al bestiame. Nell'Ottocento a Sarteano si svolgevano diverse attività manifatturiere: vi erano tintorie e gualchiere, concerie di pelli, una cartiera, tre lanifici, vi si lavorava il legno, si producevano terraglie e cappelli di pelo. Le acque termali erano conosciute in età romana e medievale e significativamente indicate col nome di Bagno Santo, che ne metteva in rilievo il valore terapeutico. Attualmente l'economia di Sarteano è rivolta verso il terziario, che rappresenta di gran lunga il settore di maggior rilievo. La terziarizzazione del comune è avvenuta negli anni settanta soprattutto in seguito all'utilizzazione delle acque termali e alla creazione di un complesso di attrezzature in grado di far fronte al turismo crescente. Nel settore agricolo e dell'allevamento la produzione è però ancora notevole e di pregio (olio, vino, prodotti ortofrutticoli, bestiame da carne, cavalli purosangue, formaggi). Per quanto riguarda l'attività industriale operano nel territorio cave di pietra che alimentano imprese di costruzioni edili e stradali, fornaci che producono mattonelle e ceramiche, un colorificio, aziende per la lavorazione del marmo.

La popolazione totale del territorio comunale raggiunge, nel 1991, le 4.378 unità con una densità di 51 abitanti per kmq. Nel corso dell'Ottocento il comune di Sarteano era passato dai 3.843 abitanti del 1830 ai 4.615 del 1881, per scendere ai 4.578 del 1936; nel 1951, di nuovo in crescita, la popolazione contava 4.702 unità che divenivano 4.253 nel 1961 per scendere a 3.759 nel 1971. Da questo momento i valori demografici mostrano una ripresa tornando a superare le 4.000 unità (4.282) nel 1981.

STEMMA: Di rosso, al leone d'oro, tenente nelle branche una stella di sei raggí d'oro.

Una bandiera vermiglia, senza altri simboli, rappresentò nel secolo scorso la comunità di Sarteano. In seguito il drappo fu ornato dell'antico stemma del comune formato da un leone d'oro tenente nelle branche una stella dello stesso colore. Il leone era stato emblema dei Manenti, signori di queste terre, che si dissero appunto conti di Sarteano. Nello stemma di questa famiglia, oltre al leone, figurava in alto a destra una rosa araldica, sostituita, nell'emblema comunale, da una stella posta nelle branche del leone. Il rosso cha caratterizza il campo dello scudo ricorda l'antico vessillo e lo spirito ghibellino di quel popolo.

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