Barbero (cavallo da corsa) portato alla briglia dal Barbaresco
I due alfieri entrano in Piazza dalla Bocca del Casato lanciando in alto i loro vessilli nell'"alzata" di saluto; procedono lentamente lungo il percorso sbandierando sincronicamente "l'otto" al suono del tamburo che ritma "il passo della Diana". Nei punti stabiliti - palco dei Giudici, Circolo degli Uniti, palco dei Priori e Cappella - effettuano la "sbandierata" accompagnata e guidata dalla "stamburata". La sbandierata si rifà a quello che nel Sei-Settecento costituiva il "giuoco della bandiera", per lo più eseguito da nobili cavalieri. Su di esso ha scritto esaurientemente Francesco Ferdinando Alfieri, un maestro di scherma che nel 1640 professava la sua arte per la nobile Accademia Delia a Padova. I movimenti fondamentali della sbandierata di oggi - presentazione della bandiera, sventolo, velata, passaggio di vita, ancalena, zero, rosa, cartoccio, stella, gioco di gambe, alzata, ecc. - pur con le dovute variazioni e le personali interpretazioni che variano da contrada a contrada, si discostano ben poco da quelli del "giuoco della bandiera" di cui parla l'Alfieri; anche per questo motivo i giovani contradaioli che oggi rappresentano orgogliosamente la loro Contrada come "alfieri di piazza" non possono considerarsi sbandieratori ma veri e propri continuatori di un'arte "nobile".
Il "Duce", che indossa elmo e corazza, rappresenta il comandante delle antiche compagnie militari della Contrada; è affiancato da due uomini d'arme.
Il Paggio maggiore portainsegna reca il "bandierone", emblema ufficiale della Contrada, affiancato da due paggi recanti i vessilli delle compagnie militari.