È la contrada della Selva a trionfare al Palio del 2 luglio e conquistare il suo 37° drappellone. Una corsa emozionante e carica di adrenalina. Il Cencio ritorna dopo soli quattro anni in Vallepiatta sbaragliando tutti i pronostici. La sorte, ancora una volta, ha scritto l'epilogo.
Al canape Leocorno, Onda, Giraffa, Bruco, Selva, Nicchio, Istrice, Drago e Aquila con la Torre di rincorsa.
Parte in testa l'Onda seguita da Giraffa, Selva, Nicchio e Leocorno.
La folla esplode. Per più di due ore ha aspettato, dentro il catino infuocato di Piazza del Campo quell'attimo di pura gioia che solo questa città sa vivere e rivivere da secoli.
L'Onda gira alla prima curva di S. Martino, dietro la Giraffa, Leocorno, Selva e Nicchio. Al Casato ancora l'Onda inseguita dal Leocorno, dal Nicchio e dalla Selva.
Cade il Leocorno. Al secondo giro di San Martino l'Onda conduce ancora, ma in seconda posizione c'è già la Selva e dietro il Nicchio. Stessa sequenza al Casato dove cade il fantino dell'Aquila e quello della Giraffa. All'altezza della Mossa la Selva sorpassa in maniera magistrale l'Onda. Il Palio è finito. La Selva non molla la prima posizione. L'Onda non riesce a conquistare il tufo, allarga e, dall'interno, arriva il Nicchio.
Silvano Mulas ha condotto una corsa leggendaria. La prima vittoria per lui, la seconda per il cavallo. Un magnifico grigio di nome Fedora Saura. Lo splendido drappo di seta, dipinto da Ali Hassoun, celebrativo del 750° anniversario della battaglia di Montaperti vinta da Siena contro la rivale Firenze, è già nella Chiesa di Provenzano. È qui che il popolo di Vallepiatta ringrazierà la Madonna alla quale è dedicato. Un rito, questo, che si ripete da secoli. Immutato. La fede si intreccia alla festa, così come, alcune ore prima, il cavallo vincente è stato benedetto dentro la chiesa della Contrada.
Il Palio di Siena, infatti, ha la capacità di non limitarsi a raccontare la vita dei senesi, va oltre. Racconta la vita in quanto tale. Quello che c'è dentro il cuore e la mente e che la parola, il segno o l'agire, non riescono a catturare appieno.
La sua è una storia e una realtà difficile da trascrivere, anche per chi la conosce per nascita e tradizione. Forse dovremmo usare un metalinguaggio. Forse dovremmo, semplicemente, imparare a conoscere il Palio, senza limitarci all'interpretazione iconografica di una cartolina o di un'immagine televisiva, che lo presenta spersonalizzato e disarcionato dal suo contesto sociale e culturale.