E' andata e non poteva andar diversamente. Ha vinto l'Istrice, con i significati che la Contrada Sovrana porta con se; ha vinto Luigi Bruschelli, con quello che l'Imperatore rappresenta; ha vinto Già del Menhir, con quello che questo cavallo significa. Un destino che si è costruito da solo giocando e prendendosi gioco di noi stravolgendo la sua assoluta caratteristica che è quella appunto della fatale sorpresa. Tutto liscio, tutto piatto, assenza di scossoni.
Pensando a questo Palio non posso che ricordare quel 26 giugno: la prima volta della Madonna di Camilla Adami nel Cortile del Podestà. Fuori da ogni rispetto iconografico sul limite dell'irrispettoso il Sindaco di Siena disse che richiamava ai veri valori della Festa, a posteriori dico che, grande, prepotente, potente, invincibile presagiva e avvertiva di non sperare in sorprese o debolezze dell'ultimo minuto: il Palio l'avrebbero vinto i potenti, gli imperatori, i grandi condottieri senza minimo sforzo né indugio.
Quasi un'ora di mossa. Un'ora di inutile mossa con qualche movimento nella parte bassa per la vicinanza di Nicchio e Montone, un legittimo controllo tra le due avversarie, Aquila e Pantera, nella parte alta ed una sensazione di calma piatta lucida e concreta nel centro dove l'Imperatore, due metri libero a destra e due metri libero a sinistra, si godeva il suo grande capolavoro strategico. Commentare la corsa di Camollia diventerebbe quasi retorico, dirigenza perfetta e puntuale nel preparare il terreno ad un cavallo preciso, pronto, veloce e straordinariamente stupefacente nell'effettuare il primo giro e a un fantino che, mai sceso dal trono e dall'Olimpo dei fenomeni, è tornato dopo due anni a ricordare a tutti cosa significa montare in Piazza del Campo. A soli tre palii dal record di Aceto il quarantenne Bruschelli adesso può veramente agguantare il suo sogno ed entrare meritamente nella storia del Palio di Siena.
Vincitori a parte mi sembra assolutamente doveroso esaltare il Palio delle uniche due Contrade che, al di là di tutto, hanno comunque provato a stravolgere il destino. La Torre, determinata nella scelta di Salasso e senza dubbio premiata dal fantino senese che, non solo ha lottato fino all'ultimo metro ma ha regalato al popolo di Salicotto una speranza concreta di vittoria nascosta dietro a quelle perfette traiettorie, coraggiose, talvolta impossibili.
L'Aquila, la vera sorpresa di questa Carriera: un cavallo tra i meno quotati, un fantino esordiente, di rincorsa nel Palio delle strategie. Entra quando deve entrare, passa l'avversaria concedendosi qualche nerbata, gira terza al primo San Martino e sulla scia di Istrice e Torre non sbaglia nulla in attesa che la sorte possa regalarle quello che il motore di Giordhan non può garantirle. Per il resto: nulla totale. Sette comprimari, sette presenze, sette partecipanti ad una Carriera già disegnata e dove l'unica possibilità di stravolgimenti poteva essere data dall'elemento coraggio, grinta, voce grossa. Proprio questo forse voleva la Donna - Madonna di Adami: che solo i veramente grandi possano disegnare le sorti della corsa, nessuno spazio per pavidi gregari.
Nella realtà non abbiamo visto nulla di tutto questo ed in compenso molto del contrario. Mancanza di coraggio nelle scelte dei cavalli, nelle scelte dei fantini, nel volersi imporre nonostante tutto e tutti. Cinque cavalli esordienti, cinque cavalli già esperti di tufo dove il sogno è rappresentato da Choci unico vincitore di un Palio: un livellamento in basso quando il parco in cui scegliere è già basso almeno in termini di esperienza.
Possibile che ancora si reputi utile questo meccanismo? Possibile che si scelga un cavallo considerato sulla carta assolutamente superiore agli altri e poi si scarti Fedora Saura? Possibile assistere ancora a assegnazioni dei cavalli di una tristezza memorabile solo per compiacere e compiacersi? Evidentemente tutto questo è plausibile e conterrà una sua logica; non sta a noi dare risposte concrete, ma piuttosto a chi del grande gioco del Palio disegna contorni e ombreggiature.
Ci è possibile comunque esprimere se non sentenze almeno opinioni, se non lucidi ragionamenti almeno sensazioni: la percezione di aver letto sui giornali, già dieci giorni prima del Palio, l'epilogo di questa Carriera, la sensazione di assoluta mancanza di trasporto, l'opinione comune di essere gestiti e di non essere gli unici gestori delle nostre tradizioni.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con i veri vincitori di questa Carriera: i dirigenti, le donne della cucina, i ragazzi dei servizi, gli uomini dell'economato, i bambini, gli anziani e tutti coloro a cui sembrava scoppiasse il cuore quando Trecciolino ha alzato il nerbo al terzo giro. E' loro questa vittoria. E' di tutti quelli che si sacrificano per la Contrada e che lottano affinché anche i loro figli un domani possano piangere di gioia dietro a un cencio stropicciato. Solo loro. Di nessun altro.
Adesso siamo già pronti per agosto. Un nuovo eroe tra i cavalli, la voglia di riscatto tra i fantini e ancora una volta un destino che, ci auguriamo, dell'imprevedibilità faccia il proprio cavallo di battaglia e il suo essere.