Quando Giorgio Guglielmo di Vulci sbircia il foglietto con l'ordine di ingresso fra i canapi, non si reputa certo un uomo fortunato. Di rincorsa va il Valdimontone, che certo ha a cuore la creazione delle condizioni meno favorevoli per la partenza della rivale, visto anche che il Nicchio durante le prove ha mostrato a tratti buone doti in partenza.
Quell'occhiata preoccupata al foglietto da parte del mossiere, trova conferma nella dinamica tattica della mossa. Il Montone cerca l'attimo giusto per partire sfavorendo il Nicchio e la Tartuca al nono posto, lavora anch'essa per ridurre le chances della Chiocciola al terzo posto. Così Brio si prende anche un richiamo da parte del mossiere, ma ci vorranno quasi quaranta minuti prima che Scaglione colga quello che lui ritiene l'attimo giusto per partire.
Quando lo fa, a trovare lo sprint migliore è l'Istrice subito seguito da Aquila, Chiocciola e Nicchio. Sfavorito da un guizzo all'indietro di Zodiach, il Drago esce ultimo dai canapi. Ma proprio a questo punto inizia la favola di Luca Minisini detto Dè, padre dal 29 giugno della piccola Sara, livornese, fantino del Drago, vincitore del suo primo Palio nell'agosto del Duemila con i colori del Leocorno. Con l'Istrice primo, là davanti, tutto sembra ruotare come da pronostico. Salvo che Minisini non ci sta.
Questo 2001 così dolce per l'arrivo di Sara non può concludersi senza infamia e senza lode. Cosa raccontare a Sara, fra qualche tempo, che nell'anno della sua nascita il babbo fantino era un po' giù di corda? E cosa raccontare di lì a una settantina di secondi, ai ragazzi del Drago che in lui hanno sempre creduto, che lo sentono come uno di loro? Come giustificare a capitan Claudio, ai mangini Antonio Benocci e Antonio De Luca, quella partenza in ultima posizione, pure dal primo posto tra i canapi? Dè è uno di poche parole. Preferisce i fatti e per evitare tanti discorsi, non rimane che provare a vincere. All'ingresso della curva di San Martino, l'Istrice è ancora primo e ha messo in fila tutti gli altri: Chiocciola, Aquila, Nicchio, Torre.
All'interno c'è proprio Luca Minisini, con il suo grigio che sembra mangiare la pista di tufo. Il Pes gira in traiettoria normale, la Chiocciola è più a largo, ma al fianco dell'Istrice, ecco presentarsi il Drago come un fulmine, nel culmine di una specie di miracolo dell'equilibrio. Una curva magistrale quella del tandem Dè-Zodiach, che conclude il sorpasso dell'Istrice poco prima di Salicotto.
Dietro, rinvengono Torre e Giraffa - che al primo Casato strizzerà la Chiocciola - ma là davanti il Drago è ormai lanciatissimo e Beppino Pes capisce che ormai solo un errore di Misini gli consentirà di tornare in testa. Ma l'errore non arriva: Zodiach è un fulmine, Dè un perfetto condottiero e il Drago vince un Palio perfino troppo semplice dopo il meraviglioso colpo di genio del primo San Martino.
Nelle retrovie, al terzo Casato, cade il generoso Andrea Mari nella Tartuca, mentre già i fratelli Claudio e Carlo Rossi - capitano e priore vittoriosi, beati loro - fanno festa insieme al loro popolo. Zodiach, lo diranno anche le rilevazioni scientifiche, ha volato: ma la vittoria è il giusto premio per chi ha creduto in Luca Minisini facendolo affermare con saggezza sul tufo.
Forse non a caso i due fantini vincitori del 2001, il Bruschelli e il Minisini, sono gli unici ad aver scelto la strada del fantino di Contrada. Forse l'uniformità del parco cavalli potrebbe consigliare a dirigenti e fantini di ritrovare la strada di accordi meno episodici. D'altronde, i veri grandi fantini degli ultimi decenni, lo sono stati anche in virtù dei legami con le proprie Contrade: Aceto con l'Oca, Vittorino con il Nicchio, ma anche Canapino con la Tartuca, pur con minori soddisfazioni di quante ne avrebbe meritato.
Il Palio dell'Assunta va in archivio proponendo anche questa riflessione, mentre la città offre un'altra dimostrazione di affidabilità sul piano della sicurezza dei cavalli, curando e recuperando in poche settimane Ariannha, il cavallo del Nicchio infortunatosi in corsa.
Dal punto di vista della cronaca, invece, due sono le note da ricordare: in primo luogo il dramma vissuto da Fabio Cerretani, contradaiolo del , investito dal cavallo. Un arresto cardiaco in pista ha rischiato di far calare una terribile cappa di angoscia su Piazza del Campo. Ma i soccorsi immediati, nonostante la bolgia del dopocorsa, e soprattutto i primi interventi di rianimazione compiuti dal dottor Marco Garosi, dragaiolo anch'egli, hanno salvato la vita a Cerretani.
La seconda notazione è legata alle gesta inqualificabili di un cosiddetto «contradaiolo», che in piedi sul colonnino della mossa, ha sbracciato più volte all'indirizzo del Misinini, rischiando di far degenerare il Palio. La performance - al di là delle effettive intenzioni o meno del giovane (si saprà dopo, un istriciaiolo) di determinare la caduta del fantino in testa - avrebbe potuto davvero provocare gravissimi incidenti e quantomeno dal punto di vista strutturale quella zona della Piazza dovrà per il futuro essere inibita o altamente protetta. L'esibizionismo fa ormai parte dei cromosomi della società moderna e il Palio non può più correre rischi come quello corso ad agosto del 2001.