PALIO DI MORTE E DOPO 41 ANNI TRIONFA IL Bruco GIANLUCA MONASTRA - 17 agosto 1996
SIENA - Chissà se Rose Rosa capisce. Ha vinto la corsa, galoppando come solo un cavallo vero sa fare verso il trionfo della sua contrada, il Bruco, mentre un altro baio, quello della Lupa, agonizzava sulla pista con i garretti spezzati.
Rose Rosa ha gli occhi stanchi e stralunati, come quelli del fantino Salvatore Ladu, detto "Cianchino", 38 anni, 8 pali vinti. È Cianchino il nuovo principe, incoronato lontano da Aceto, il vecchio padrone spodestato di Piazza del Campo.
Aceto, Andrea Degortes, 52 anni, 14 palii conquistati, non c'era ieri nella piazza. Era lontano nell'esilio della sua villa di Asciano, nelle crete senesi. "Il palio mi ha stancato, me ne vado in pensione" dice orgoglioso, dopo l' ultima bruciante sconfitta di luglio, e le chiamate e le lusinghe delle contrade che non arrivano più. Aceto non c'era e non ha visto i nove cavalli rincorrersi rabbiosi (il decimo, quello della Chiocciola, non è neanche partito, ferito durante una prova).
Non ha visto le bizze alla partenza, la Pantera aggrapparsi al giubbetto della nemica Aquila, la Lupa chiudere il Montone alla seconda curva del Casato, franargli addosso. Non ha visto il Bruco scivolare via verso la fine, e il cavallo della Lupa azzopparsi dopo lo scontro con uno spettatore finito sul tufo. Quel cavallo sarà abbattuto più tardi, con un' iniezione.
Mentre i contradaioli di Aquila e Pantera si scontravano in una rissa finita con un ferito e un bambino preso a calci. Doveva vincere il Bruco, e così è stato, spezzando un digiuno lungo 41 anni. La gente del rione aveva promesso che la loro non sarebbe stata una vittoria qualunque. La contrada aveva messo a disposizione un miliardo per garantirsi appoggi, favori, alleanze, dimenticare il sapore amaro delle umiliazioni. E aveva promesso di salutare il successo con qualcosa di speciale. Cene infinite, scherzi velenosi agli avversari, perfino un muro da costruire ai confini del rione, per tenere lontano la vicina Giraffa, nemica fra i nemici. Doveva vincere, e ora tutto questo succederà.
Dopo un finale in crescendo, sotto gli occhi di 60 mila persone. Turisti arrivati da tutto il mondo. Ospiti celebri come Naomi Campbell, l'Aga Khan, Mario Luzi. E Mel Gibson nascosto in una terrazza sopra i canapi della Mossa, dove si chiudono gli ultimi patti fra fantini. Gibson è a Siena da cinque mesi perché ha deciso di far crescere qui il suo ultimo film.
Alle 20, dopo tre giri e migliaia di respiri trattenuti, i contradaioli del Bruco possono intonare il Te Deum di ringraziamento in Duomo. È finita davvero. Ma solo in Piazza del Campo. Solo sul tufo calpestato dell'arena, nel resto della città si piange, si festeggia, si impreca, ci si ubriaca. Perché questo è il palio. Settantacinque secondi di gara, di scossa elettrica e un lungo prima e un lungo dopo da riempire con gli antichi riti delle 17 piccole patrie senesi.
È nelle contrade che il palio consuma soldi ed emozioni. Alla vigilia, con le trattative sotterranee, le scommesse clandestine per comprare appoggi e complicità da giocarsi sulla piazza. Alla fine, quando chi vince può infierire su chi ha perso. Colpendo basso, facendo male all' anima. Siena corre la sua sfida dal 1300, i confini delle contrade sono disegnate così dal 1700, e da allora poco è cambiato.
Certo Silvio Gigli non grida più dai microfoni della Rai "Siena trionfa immortale" e le cene delle immense tavolate imbandite nelle strade del centro, non vengono quasi più preparate dalle massaie del rione. Ci si affida al catering, forse meno romantico, ma quando hai mille, duemila persone da sfamare, il romanticismo lo puoi anche ibernare per un po'.
Il resto non cambia. Le alleanze fra contrade. I cavalli sorteggiati il 13 agosto, e benedetti nella chiesa del rione quando la corsa ormai è vicina, e la piazza è piena di gente e colori. I fantini ingaggiati, pagati non sempre solo per vincere, ma anche per impedire le galoppata del nemico della porta accanto.
Siena ama la sua piccola grande guerra civile. Nessuno lascia la città, quando si corre il palio. Restano tutti qui, appesi al loro angolo di platea. Con loro, tutti gli altri, il popolo dei turisti, quelli che prenotano una finestra con l'agenzia di viaggi, che pagano 300 mila lire per un posto sui palchi, o s'immergono nel cuore della piazza con la speranza di rubare almeno un soffio, un palpito della corsa.
Quest'anno sono arrivati in tanti a Siena, soprattutto dall'estero, e un giornale locale ha perfino pubblicato pagine in inglese e tedesco sull'edizione straordinaria di ieri. Un successo di presenze, dicono in città, convinti della grandezza del palio. Della loro sfida eterna, capace di allungare il suo fascino fuori dai suoi confini naturali. Senza spiegarne il motivo.
LA LAV CONTRO IL PALIO
SIENA - Troppi i cavalli straziati e uccisi nel Palio di Siena. Lo sostiene la Lega Antivivisezione che dopo l'esecuzione di Solstizio d'Estate, il cavallo ferito venerdì durante la corsa del Palio, ha chiesto l'intervento del ministro della Giustizia e del presidente della Repubblica perché sulla corsa sia aperta un'inchiesta e svolte indagini. 'La Lav fa soltanto vetrina riguardo all'incidente', risponde il sindaco di Siena, Pier Luigi Piccini.