Il primo capitolo del Palio dell'Assunta del 1983 si apre con l'intera città ancora sotto choc per la tragica morte di Artemio Franchi, avvenuta la sera precedente alla Tratta. La salma, esposta nella chiesa nella Torre, è oggetto della visita di moltissime persone.
Quando tutto sarà pronto per l'assegnazione dei cavalli, il Sindaco Barni inviterà i contradaioli che affollano Piazza del Campo ad osservare un minuto di raccoglimento in memoria dell'indimenticato Capitano della Torre. La Piazza ammutolisce nel momento di massima eccitazione. In un silenzio improvviso e irreale gli unici rumori sono quelli degli zoccoli dei dieci barberi in attesa di essere sorteggiati. Alla fine un lungo applauso sarà testimonianza della sincera partecipazione al lutto della Torre.
Ma la festa inesorabilmente continua. La scelta dei Capitani presenta come migliori soggetti Panezio, Benito e Balente. Per i primi due la combinazione vuole che tornino nelle stesse stalle di luglio, Giraffa e Leocorno. Mentre Balente va in sorte alla Chiocciola.
Gli altri accoppiamenti concedono poche speranze ma chiaramente per nessuno nulla è precluso: Cassius (esordiente) nell'Oca, Ascaro alla Tartuca, Brandano (esordiente) all'Aquila, Chicco alla Lupa, Diciosu (esordiente) al Nicchio, Bramante (esordiente e terzo grigio consecutivo) all'Istrice e Paperino all'Onda.
La sera della prima prova oltre ai giovani Tonino Cossu e Maurizio Farnetani che indossano per la prima volta un giubbetto di Contrada, suscita interesse anche l'operato del nuovo mossiere, Francesco Fanucchi.
Durante le prove si assestano definitivamente le monte dei fantini, così: Vincenzo Coluccio approda nuovamente nell'Onda dopo una prova nell'Aquila, in Castelvecchio trova posto Adolfo Manzi, nel Nicchio dopo due prove di Ricciolino si ricorre a Luigi Migheli, nel Leocorno Mario Vigni scalda il posto al proprio cugino, mentre Lupa, Oca, Aquila e Chiocciola si affidano rispettivamente al Pes, Aceto, Cianchino e Bazzino.
Si arriva così all'atteso giorno del Palio. Fanucchi chiama nell'ordine di ingresso le seguenti Contrade: Chiocciola, Nicchio, Leocorno, Tartuca, Onda, Giraffa, Aquila, Oca, Istrice e di rincorsa la Lupa.
Che non sia una mossa facile lo si capisce fin dall'inizio, poiché la Tartuca cerca di disturbare con ogni mezzo la partenza della rivale mentre il Moretti nell'Istrice è attento a non concedere spazi alla Lupa di rincorsa.
Il Manzi rotea Ascaro tra i canapi e marca spietatamente la Chiocciola, una delle favorite che accresce le speranze di una vittoria dall'ottimo posto al canape. Nella confusione che inevitabilmente viene a crearsi restano coinvolti il Leocorno e il Nicchio.
Bazzino si sposta, sfugge agli assalti della Tartuca, si para dietro al Nicchio, richiama più volte il mossiere. Fanucchi da parte sua invita la stessa Chiocciola a mantenere il primo posto. Nel frattempo c'è la prima mossa falsa con scoppio di mortaretto e poi una seconda causata più che altro da uno scarto in avanti del cavallo del Nicchio.
Diciosu mostra segni di irrequietezza e molti in questo comportamento vedono avanzare lo spettro di una mossa alla pari del Palio di luglio. Dopo il terzo invalidamento Luigi Migheli per sottrarsi agli effetti dell'azione del Manzi sulla Chiocciola, sale addirittura al nono posto, per poi riscendere velocemente allo steccato proprio mentre Bazzino sale fino al verrocchio per protestare a nerbo levato con il mossiere.
E' il momento che il Pes ritiene più opportuno per entrare. Un attimo prima della partenza l'ordinamento è il seguente: Nicchio, Tartuca, Onda, dietro a queste in seconda fila c'è il Leocorno, poi a centro pista indisturbate Giraffa e Oca, alle loro spalle sempre in seconda fila l'Aquila, la Chiocciola è completamente girata verso il Casato e discute con il Mossiere, l'Istrice è al suo posto attenta a coprire la Lupa.
La Chiocciola si distrae ulteriormente, Beppino Pes lancia il suo Chicco e Fanucchi da la mossa buona. Partono primi velocissimi la Giraffa e l'Oca, che da centro pista si gettano subito allo steccato stringendo il gruppetto basso.
Alla Fonte hanno già tre colonnini di vantaggio su l'Onda, Leocorno, Aquila, Istrice, Lupa, Tartuca e Nicchio. Fanalino di coda la Chiocciola.
A San Martino Antonello Casula gira primo tranquillo, alle sue spalle già prima della curva Aceto e Cassius franano fino ai materassi. Anche Bastiano termina prima del previsto la sua corsa. In curva rimane intruppato tra l'Onda che lo sbilancia e poi a sua volta cadrà appena dopo la Cappella e l'Istrice che si appoggia al suo interno girando in un'ottima terza posizione dietro all'Aquila. Poi seguono Nicchio, Lupa e Chiocciola.
Al Casato gira sempre prima la Giraffa seguita dall'Aquila e dall'Istrice. La Chiocciola che rinviene forte urta il Nicchio che aveva già iniziato a cadere dall'inizio della curva. Bazzino perde così attimi preziosi. Nel frattempo il fantino della Tartuca scende da Ascaro sfuggendo alle ire chioccioline.
Davanti la Giraffa ha un vantaggio enorme, e i soli che la possono infastidire ora che si sono tolti dalla mischia sono l'Aquila e l'Istrice. Il passaggio del secondo San Martino vede le posizioni invariate. Al Casato quando hanno già impostato la curva Giraffa e Aquila evitano miracolosamente Ascaro che se ne sta fermo nel mezzo della curva. Non altrettanto riuscirà al bravo Moretti che sbatterà fatalmente sul cavallo.
All'uscita della curva Cianchino si getta al disperato inseguimento della Giraffa, riuscirà ad avvicinarla ma dopo San Martino il Casula chiederà l'ultimo sforzo al generoso Panezio e per l'Aquila non ci sarà più niente da fare.
Il Palio è finito, ha vinto la Giraffa. La sua gente accorre ed esulta nel pianto della gioia per la bellissima quanto meritata vittoria. Esulta anche Antonello Casula, che vince il suo primo Palio in groppa allo straordinario e mitico Panezio, da cui non ne vuole sapere di scendere.
La meravigliosa Madonna del Vespignani viene calata dal Palco dei Giudici tra l'abbraccio festante e caloroso dei contradaioli, che increduli riassaporano il gusto della vittoria dopo dodici anni. Anche il Moretto, ancora a cavallo, tocca il Cencio, come non riuscisse a credere a tutto ciò.
Panezio è tranquillo come sempre, fino al Chiasso largo rimane dietro al Drappellone come un qualsiasi contradaiolo, poi verrà il turno delle carezze, degli abbracci e delle amate caramelle.
Con quest'ultima prodezza, il baio di Adù Muzzi e Canapino entra a porte spalancate nella leggenda del Palio. Da questo momento il "cavallo che sa leggere e scrivere" osserverà i suoi simili dall'alto delle otto vittorie conquistate in dieci anni.