La Carriera dell'agosto 1981 dura poco meno di un giro: al Casato il Nicchio gira primo, ma è pericolosamente tallonato da tre dirette antagoniste.
Alle sue spalle una tremenda impanciata dell'Onda ai danni della Selva determina la caduta di cinque Contrade. Così Ercolino e Balente si sbarazzano al primo giro dei più pericolosi avversari, e da quel momento conducono una solitaria corsa di testa, che riporta il sospirato Cencio nel rione dei Pispini dopo ben dodici anni di attesa.
Le foto dell'arrivo ritraggono Adolfo Manzi che invia un sorridente saluto all'indirizzo di Lucia Cioni degna erede dei cromosomi del padre Mario che seppe negli anni '60 portare al Nicchio ben tre Palii.
La vigilia del Palio soffre della mancanza di due tra i più forti soggetti della Piazza; di questo i contradaioli, abituati dalle prime due Carriere del 1980, pronosticano le sorti di una Carriera manovrata, tesa all'esclusione dei migliori cavalli.
Infatti, mentre Panezio e Rimini avevano già deciso di rimanere nelle proprie stalle, il giorno della tratta oltre al grande Urbino de Ozieri scartato per "manifesta superiorità", vengono eliminati anche Uana de Lechereo e Valsandro.
I Capitani si orientano quindi su un "lotto basso", composto da sette esordienti e tre "veterani": Ascaro de Terralba, Torquato Tasso (tre Palii corsi per entrambi) e Bellino, autore di un bella corsa nella precedente Carriera di luglio.
Gli esperti indicano in prima battuta come super favorito Ascaro de Terralba, un gradino al di sotto Bellino, e poi Kamasutra, Bramante e Torquato Tasso. E così nell'ordine, i contradaioli di Selva, Istrice, Civetta, Tartuca e Drago rientrano nei propri rioni festeggiando per il soggetto avuto in sorte.
Ma nel primo giorno di festa è il tempo a far da padrone, ritardando fin dalla mattina l'inizio delle batterie e annullando del tutto l'effettuazione della prima prova.
L'indomani l'Onda con Marasma, la Lupa con Bazzino, l'Aquila con Casula, la Selva con Bastiano, la Tartuca con Camillo e l'Istrice con Cianchino escono dall'Entrone già con le idee chiare.
Nel Drago dopo la seconda prova viene sceso Canapino per far posto ad Aceto, che lascia il posto a Francesco Congiu sulla modesta Bandida.
Nel Nicchio le prime due prove le corre Pispolo che aveva già corso il Palio di luglio, ma la dirigenza ben presto si affida al grande mestiere del Manzi.
Per ultima rimane la Civetta, indecisa più che mai tra affidare la propria purosangue a Pedro - che Capitan Nannini, aveva fatto esordire nella Carriera di luglio - al Deledda o a un giovane ma promettente ragazzo che veste per la prima volta un giubbetto di Contrada: Giuseppe Pes.
La sera del Palio, l'ordine di entrata tra i canapi sembra privilegiare ulteriormente le favorite della vigilia, con un buon posto. Il mossiere Ulrico Ricci chiama infatti per prima la Civetta seguita dall'Istrice poi Nicchio, Selva, Oca, Tartuca, Drago, Onda, Lupa e di rincorsa l'Aquila.
La mossa è fin dall'inizio caotica e snervante: Bazzino, fantino della Lupa, non gradisce l'allineamento che può favorire la partenza dell'avversaria, quindi ritarda l'ingresso costringendo Cianchino a forzare un paio di mosse. Bellino nello stesso tempo si dimostra il soggetto più nervoso tra i canapi.
La Civetta sta ferma solo un metro dietro al canape, mentre l'Onda fatica a tenere la posizione. Nel frattempo Selva e Drago attendono molto tranquille la mossa definitiva.
Il momento di maggior tensione è in occasione del quarto abbassamento, quando i fantini di Lupa e Istrice urtano nel canape e cadono sul tufo.
Finalmente dopo venti minuti l'Aquila entra e la mossa è buona. Nel momento che vede il Casula superare il verrocchino, nella parte bassa dei canapi tutte sono ben posizionate non altrettanto si può dire della parte alta: la Tartuca e il Drago stanno di traverso, mentre Lupa e Onda sono rigirate.
Dai primi posti schizzano via senza problemi il Nicchio e la Selva. Prima della Fonte è davanti il Nicchio, tallonato dalla Selva, più indietro seguono l'Oca a centro pista, l'Istrice e allo steccato la Civetta, poi Tartuca, Lupa, Aquila, Drago e, fanalino di coda, l'Onda.
Ma proprio Mauretto, sfruttando gli insegnamenti del proprio maestro, spinge il potente Baiardo nel "viottolo di Beppe". Questa manovra gli permette di girare a San Martino in terza posizione, a fianco della Civetta.
Prima del Casato il Nicchio è sempre primo seguito come un ombra dalla Selva, terza è l'Onda che gira troppo basso seguendo una traiettoria impossibile.
E' il momento cruciale del Palio: Baiardo impatta violentemente su Ascaro e Bastiano, scaraventando ambedue nel palco del Mazzuoli. La Civetta che rinviene forte in quarta posizione non riesce ad evitare il cavallo dell'Onda e rotola per terra.
Nello stesso tempo Antonello Casula rovina per terra insieme al suo cavallo nel bel mezzo della curva, mentre Aceto si ritrova steso sul tufo Ascaro e nulla può per evitare la caduta.
E' successo tutto in pochi secondi, cinque Contrade sono cadute, gli altri per non subire la stessa sorte hanno richiamato i propri cavalli perdendo preziosi secondi, mentre Ercolino e Balente, completamente indisturbati, proseguono la loro corsa verso la vittoria.
Il distacco inflitto agli inseguitori è abissale. Oltretutto Baiardo scosso in seconda posizione frena la rincorsa dell'Oca, della Tartuca e della Lupa.
La cronaca della corsa termina nell'abbraccio appassionato e caloroso del popolo nicchiaiolo che torna a sorridere dopo una lunga attesa durata dodici anni.
Per Adolfo Manzi si tratta di una vittoria che lo riporta in auge dopo anni di insuccessi, amarezze e incomprensioni, vince il secondo Palio e questa volta a nerbo alzato.
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