Ricerca e testi di Alberto Fiorini per la Contrada Priora della Civetta
La sera dell'estrazione delle Contrade che dovevano partecipare al Palio dell'Assunta del 1976 sulla facciata elegante dell'antico Palazzo Comunale sventolavano le bandiere di Istrice, Tartuca, Selva, Onda, Drago, Nicchio, Giraffa. Squillarono le chiarine d'argento e fu subito Bruco. Che urlo! Da troppo tempo attendevano il "cencio" in via del Comune! Nono fu estratto il Leocorno, che così ebbe per l'ennesima volta la possibilità di disfarsi della "cuffia".
La speranza e l'attesa per l'unico posto rimasto alle trifore, il decimo, si consumarono presto. All'ultimo tuffo fu estratta la Civetta. Sulla pietra che contorna la piazza e sui mattoni della conchiglia i Civettini fecero grandi salti di gioia, sventolando i loro fazzoletti rossi, neri e bianchi.
Anche il cavallo con cui una Contrada disputerà la corsa dipende dalla sorte. La mattina del 13 agosto c'erano in Piazza tutti i cavalli più rinomati: Panezio, soprattutto, che però non aveva corso a luglio; e poi Rimini, dominatore delle corse in provincia; Rucola, che l'anno scorso quasi portò un Palio alla Civetta; Quebel, che aveva vinto a luglio nella Chiocciola... C'erano anche dei soggetti nuovi, come sempre.
Contrariamente al solito, questa volta, dalle prove di selezione al rituale dell'imbossolamento tutto si svolse con rapidità. All'Istrice toccò Tessèra. Poi sparì subito Rucola che andò giù in Pantaneto. Tornado toccò all'Onda e Rostov al Nicchio. Due brenne di meno! Ma il Bruco ebbe un buon cavallo: la sorte gli assegnò Rimini, una seria ipoteca sul Palio. L'estrazione proseguì e completò il tabellone. Alla Tartuca andò Quadrivio; alla Selva Quebel: altre speranze. Sibilla Cumana toccò alla Giraffa. Il Drago, estratto per nono, portò via Tobruk. Nelle urne restarono le ghiandine con il numero del miglior cavallo e il nome della Civetta, così Panezio andò nel Castellare, dove arrivò anche il miglior fantino: Andrea de Gortes detto Aceto…
Con le prove iniziò il tempo dell'attesa; e fu un'attesa lunga, perché il maltempo costrinse gli amministratori a rinviare il Palio al 18 agosto. Furono sei giorni di ansia e di passione, che i Civettini trascorsero inventando nuovi stornelli:
Il Palio è rimandato,
non certo la vittoria,
Civetta avrai la gloria.
Cavallo s'ha Panezio,
fantino ci s'ha Aceto,
si purga Pantaneto.
Per l'epilogo del 18 agosto il sole giocava ancora con le nubi, ma non piovve. Il mossiere Atanasi chiamò ad una ad una le Contrade tra i canapi; alla Civetta spettò di entrare di rincorsa: una posizione difficile. I cavalli erano agitati e i fantini cercarono posto anche… fuori posto. Il canape andò giù una prima volta: tutti fuori e nuova chiama.
I cavalli erano sempre più agitati, tanto che il mossiere dovette richiamare più volte tutti i protagonisti. Aceto, tranquillo, si rifiutò più volte di entrare, facendo cenno con il nerbo che non aveva lo spazio per entrare. Finalmente lo scaltro fantino intravide lo spazio utile: due passi, un attimo e fiancò. Panezio rispose con un gran balzo, ma fu il Bruco che schizzò via per primo, seguito dalla Tartuca, dal Drago e dalla Giraffa. Il fantino del Leocorno tentò di parare Aceto con il nerbo, ma la sua corsa finì subito al primo passaggio al Casato, coinvolto nella caduta della Selva.
Intanto, a S. Martino era caduta la Tartuca (Canapino) e Quadrivio scosso superò il Bruco condotto da Marasma; in terza posizione si mantenne un Aceto prudente… Al secondo passaggio da S. Martino, Quadrivio non riuscì a curvare, così Marasma spinse Rimini e si portò in testa, ma non seppe restare a cavallo; scivolò di lato e cadde… Aceto allora incalzò Rimini scosso, che prosegui la sua corsa di testa per un altro giro, ma poi si rifiutò di affrontare il terzo passaggio da S. Martino e tirò diritto: fu un dramma per tutto il popolo di Via del Comune! Aceto invece curvò benissimo e spinse Panezio alla vittoria. Al bandierino, Aceto arrivò a nerbo alzato. Le scene di gioia incredibile, i pianti commossi, gli abbracci convulsi, i colori di tante bandiere salutarono il capitano Sabatino Mori che calò il "cencio" di Bueno dal palco.
Mario Alessi, con lo pseudonimo di “Alma Dolomitica”, compose il sonetto che inneggiava alla 34a vittoria:
Fugato è il tempo cupo e il Castellare
esplode ancor di canti e di passione:
la Vittoria ha volute alfin baciare
i vessilli del nostro Civettone!
e se mai ci stancammo di lottare
col cuore gonfio d'ansia e di emozione,
giusto compenso per tanto sperare
è il Palio della Santa ad Avignone.
Panezio, dalla foga generosa,
e Aceto, che nel Campo ha confermato
la tempra di chi vuole e di chi osa,
hanno la lode e il premio meritato,
mentre il leocorno, bestia pretenziosa,
se ne resta "incuffiato", e "corbellato"...
Il successo nel Campo fu festeggiato dai Civettini domenica 3 ottobre 1976 con una signorile cena in Piazza Tolomei, ispirata al motivo storico del drappellone dipinto dallo spagnolo Antonio Bueno: Santa Caterina da Siena, che sollecita il Papa avignonese Gregorio XI a riportare la sede pontificia a Roma. Per l'occasione fu dato alle stampe un "numero unico" intitolato: "Balzano da tre… cavallo da re", con evidente allusione al cavallino Panezio ed al fantino Aceto.
In occasione della "Cena del Piatto", consumata il 5 giugno 1977, il poeta civettino, con la firma di "Alma Enologica", dedicò un sonetto "agli indimenticabili artefici di tale Vittoria, ai molti e simpatici amici e ai pochi e poco accorti rivali" e chiuse le rime con questo verso bene augurante: "L'ultimo nato attende un fratellino!"
Il fratellino non si fece attendere…