E' questo l'ultimo Palio come mossiere di Guido Guidarini che resta, e lo sarà ancora per molto e molto tempo ancora, il "primatista" ufficiale della storia dei mossieri. E' salito sul Verrocchio ben 28 volte ed in due periodi distinti: dal luglio 1935 all'agosto 1937 (con 6 Palii) e dall'agosto 1947 appunto al luglio 1957 (con 22 Palii). Si può dire che la sua continuità sul Verrocchio, impensabile ai giorni d'oggi, era dovuta alla contemporanea miscelazione delle strutture, chiamiamole "ideologiche", che stavano alla base della filosofia tecnica del Palio.
Non veniva contestato per questo, anzi il suo incarico non veniva messo in discussione, segno che i tempi, in cui il Palio era inserito, facevano degna cornice ad uno spettacolo che era sì arrogante, ma allo stesso tempo non lo era; dove il cencetto, oggi più volte sognato, del binomio rione - Contrada era talmente consistente che non si dovevano "inventare" momenti di aggregazione per tornare a respirare aria di Contrada. Nel Palio, tutto questo forte e consistente meccanismo sociale si trasportava sul Verrocchio, nella riconferma di una persona che, nel momento, personificava veramente lo stato di salute del Palio stesso.
Sul Verrocchio, al contrario di come accade oggi, il mossiere continuava, dopo aver abbassato i canapi, a seguire la corsa dal suo posto; Guidarini vedrà vincere ben 16 Contrade, tutte eccetto il Nicchio. Con lui vincerà ben 4 volte la Lupa, 2 la Chiocciola, la Civetta, la Giraffa, l'Istrice, il Leocorno, l'Oca, l'Onda, la Selva e la Tartuca, e una, eccetto ovviamente il Nicchio, tutte le altre.
Un Palio nato subito tra le polemiche della tratta, ma che riproporrà all'attenzione del mondo contradaiolo quel nome di Giorgio Terni detto Vittorino che, dopo il magico 1954, aveva dovuto subire la fin troppo semplicistica condanna della "critica di Siena". La tratta aveva, infatti, presentato un vecchio motivo di polemica: il rifiuto di due cavallai di far riprovare i propri soggetti come era stato richiesto dai Capitani. Il rifiuto fu elemento condizionante nella scelta che cadde su una certa Isabellina in non perfette condizioni fisiche ed assegnata al Nicchio. Ci fu da parte della Contrada una precisa presa di posizione con tanto di ordine del giorno, votato immediatamente dall'assemblea, e sta di fatto che, dopo la prima prova, il Nicchio si presenterà tra i canapi solo per la prova generale ed al Palio parteciperà più per onore di firma che altro. La svolta tecnica comunque si registra dopo la terza prova, quando cioè la Chiocciola, dopo la caduta del Biondo, si orienta verso Vittorino.
Alla mossa, favorita dalla prima posizione e da un tranquillissimo atteggiamento degli altri fantini, la Chiocciola riesce a cogliere l'attimo preciso per fiancare ed andarsene con assoluta tranquillità verso S. Martino. Per la quarta volta consecutiva a vincere il Palio sarà quella Contrada che è riuscita ad uscire per prima dai canapi.
Alle spalle di Vittorino una Tartuca che recuperava una partenza infelice, dopo l'Aquila, l'Onda, che cadrà al Casato, il Nicchio, e poi l'Oca, la Torre e la Pantera.
Il duello tra Chiocciola e Tartuca, con l'Aquila terzo incomodo, si esaurisce, dopo il passaggio al seconda S. Martino dove cade la Pantera, al Casato con la caduta di Mezzetto nella Tartuca. Per Vittorino è il nulla-osta finale verso la vittoria con un margine nettissimo e con quell'autorità che sa di possedere quando ormai i giochi sono fatti.
Alle spalle della Chiocciola l'Aquila riesce a superare il cavallo scosso della Tartuca senza però impensierire minimamente la tranquilla vittoria di Vittorino che non alza neppure il nerbo.
Dopo due vittorie quasi contemporanee della Tartuca e la "paura" dell'agosto 1955 S. Marco torna dopo appena 8 anni, ad assaporare il trionfo di Provenzano.