Si era nel lontano 1919 e, a cinque anni, la sera del Palio ero sul palco delle Comparse col mio babbo, che suonava nella Fanfara del Palio.
Vidi passare davanti ai miei occhi Benvenuti Venturino, mossiere, vestito di un completo nero con tuba in testa, tricolore a un fianco e un frustino in mano. Dicevano che era il terrore dei fantini e in effetti era un "duro" verso coloro che nel momento cruciale non rispettavano gli ordini del Regolamento. Voleva la perfezione, altrimenti scendeva dal verrocchio e lavorava di frustino.
Per dimostrare la sua caratura professionale, vale quanto accadde alla mossa del Palio del 2 luglio 1928. Angelo Meloni, detto Picino, montava la cavalla Lina per i colori dell'Oca. A quei tempi si diceva che era "il cassiere", cioè distribuiva a destra e a sinistra la somma che la Contrada gli aveva messo a disposizione, e impartiva gli ordini.
Ai cancelli c'era un cavallo chiamato Fiorello, montato da un certo Memmo per la Civetta: se gli va via quel cavallo, l'Oca il Palio non lo vince. Il Picino mandò Edoardo Furi, detto Randellone, fantino del Leocorno, a dargli noia, e sembra che, a parere dei Giudici e del Mossiere, avesse anche alzato il nerbo: l'abbia toccato o non l'abbia toccato, questo non lo so. Per assicurarsi maggiormente la vittoria, il Picino mandò altri due fantini a dare noia ad altre due Contrade.
Il mossiere Venturino richiamava all'ordine, l'ordine non venne, e lui fu costretto ad abbassare il canapo per evitare il peggio. L'Oca sguisciò indisturbata e vinse.
Ricordiamoci, Signori, che allora sul Palco dei Giudici non ci stavano né Capitani, né quelli che ora riescono a salire di straforo o di "cortesia" a vedere il Palio "gràtisse". I Giudici che giudicavano la mossa e la corsa erano pochissimi, quattro o cinque in quel Palco.
Il Venturino, a corsa finita, aspettò quei signori, andarono al Palazzo Comunale e le misure furono prese subito. La mattina seguente, 3 di luglio, accanto alla porta centrale del Comune c'era un foglio di carta con scritto:
"Provvedimenti del Palio del 2 luglio.
1) Sospensione a vita di Edoardo Furi, detto Randellone;
2) Sospensione per 4 Palii ad Angelo Meloni, detto il Picino, per contegno scorretto;
3) Sospensione per 2 Palii ciascuno a quei due fantini per contegno scorretto".
Questa fu la delibera. Angelo Meloni non accettò il provvedimento che lo allontanava dalla Piazza per quattro Palii, e fece ricorso nientemeno che a Casa Reale. La risposta fu all'incirca la seguente:
"Nessuno, nemmeno il Re, può avere maggiore autorità del Comune di Siena. Firmato: Vittorio Emanuele III Re d'Italia".