Numerosi sono stati nella storia del Palio i tradimenti dei fantini. Uno dei più clamorosi che si ricordi è senza dubbio quello di Ansano Giovannelli, detto Ansanello, effettuato ai danni della Torre nel Palio del 16 agosto 1896.
La Torre aveva vinto il Palio di luglio con Domenico Fradiacono, detto Scansino, e inseguiva il clamoroso cappotto; l'obiettivo sembrava più che raggiungibile se si pensa che la Contrada di Salicotto si trovava prima al terzo giro al Casato quando il suo fantino, dopo aver fatto passare la grande rivale Oca, si fermò rifugiandosi fra la forza pubblica per riparare poi in San Marco.
Il Palio, però, viene vinto sorprendentemente dal Bruco e Ansanello si dispera perché il suo tradimento non è servito a nulla. Si disperano anche i torraioli che, furenti per lo sgarbo ricevuto, cercano il traditore per dargli quanto si merita. I chiocciolini non vogliono complicazioni e fanno «recapitare» lo scomodo ospite nel Bruco, ma anche qui Ansanello non è al sicuro e il fuggitivo viene consegnato ai carabinieri della vicina caserma.
A notte fonda, circa mezzanotte, due carabinieri bussano alla porta del convento dell'Osservanza chiedendo al padre guardiano un letto per la notte. Il fraticello al colmo dello stupore si reca dal superiore dicendo: «Padre, c'è un uomo vestito di ceralacca che chiede ospitalità».
Il fantino era, infatti, sempre vestito con i colori della Contrada tradita. Il giorno dopo Ansanello si allontanò nel Chianti, mentre la Torre chiese ed ottenne la sua sospensione dalle corse per tre anni.
Vincitore di questo Palio fu Lazzeri Emilio, detto Fiammifero, che soltanto cinque anni dopo chiuderà la propria carriera per un tradimento altrettanto clamoroso.