Di chiara matrice "politica" una romanzata versione del Palio del 4 luglio 1858.
In tempi di fervore risorgimentale il decennale della battaglia di Curtatone e Montanara e la presenza di Massimo d'Azeglio scatenarono la fantasia dei cronisti.
Protagonisti dell'avvincente "trama": il tricolore dell'Oca, pur con il rosso mutato in rosa già dal 1849 per ordine di Leopoldo II, che destava l'entusiasmo dei patrioti; il giallo e nero della Tartuca, mutato negli attuali colori il 15 dicembre 1858, associato all'odiato dominatore austriaco; il rosso "rivoluzionario" della Torre.
L'Oca con una brenna senza speranze e la Tartuca con il miglior cavallo ed il miglior fantino di quegli anni: il temutissimo Gobbo Saragiolo.
Fin dai primi metri la Tartuca prende la testa nettamente, il Palio sembra già chiuso tra la disperazione dell'intera Piazza, fino al colpo di scena: dalle retrovie la Torre si ferma, resta in agguato, butta nella polvere il Gobbo Saragiolo e fa vincere il Palio all'Oca per amor di Patria e nel tripudio generale, in barba alla storica rivalità con Fontebranda.
A fugare ogni dubbio su questo breve ma incredibile resoconto basta un semplice sguardo alle dieci al canape: Torre: Manciano; Drago: Toto; Istrice: Lucchino; Nicchio: Piccolo Campanino; Civetta: Pilesse; Oca: Gano di Catera; Aquila: Partino Minore; Giraffa: Spagnoletto; Valdimontone: Paolaccino; Pantera: Mascherino. La Tartuca non correva nemmeno in quel 4 luglio 1858!
Anche il Gobbo Saragiolo, ormai agli sgoccioli della sua lunghissima e blasonata carriera, non era tra i canapi e la sua terza ed ultima presenza con la Contrada di Castelvecchio risale addirittura all'agosto 1831.
L'Oca vinse effettivamente quel Palio, con Gano di Catera, un conciatore di Fontebranda dalla lunga e poco fortunata militanza paliesca e l'unica Contrada ad insidiare il successo ocaiolo, durante l'ultimo giro al Casato, fu la Giraffa con Spagnoletto.
Il cavallo vittorioso era chiamato Trattienti, probabilmente per la sua scarsa attitudine alla corsa, nonostante ciò vinse talmente nettamente che qualcuno sostenne che l'Oca, in barba alle altre Contrade, riuscì a sostituirlo con un barbero identico ma molto più veloce e scattante. Ma questa è un'altra storia, forse un'altra leggenda da raccontare nelle lunghe notti di inverno in attesa della terra in Piazza...