Vinse il Palio la Contrada della Civetta correndo Niccolò Chiarini detto Niccoli in un cavallo morello dello stesso Chiarini.
La carriera non fu molto garosa, ma dal canape scapparono quasi tutti assieme. La Chiocciola fu prima per mezza girata, poi passò primo il Drago, che cadde nella seconda girata alla svolta di San Martino, allora entrò prima la Civetta, che fu sempre seguitata dalla Torre, ma gli altri cavalli fecero, come suol dirsi, la fila dell'oche.
La detta carriera venne onorata dalla presenza di Sua Maestà Cesarea l'imperatore Francesco Secondo, dell'augusta sua sposa, dell'arciduchessa Carolina figlia dell'imperatore, di sua altezza imperiale e reale il gran duca Ferdinando III nostro sovrano, e di sua maestà Maria Luisa di Austria duchessa di Parma, i quali tutti erano arrivati nel giorno precedente dalla parte di Firenze.
La festa fu decorata, oltre le solite Comparse alla greca disposte a plutoni con in mezzo li alfieri delle dieci Contrade che sventolavano la respettiva bandiera tra un plutone e l'altro, da numero dieci bighe tirate da due cavalli ciascuna decentemente bardati, e con gran pennacchi dei respettivi colori delle Contrade.
La prima biga a comparire in Piazza fu quella della Contrada della Chiocciola rappresentante la Vittoria, che portava il solito drappellone del Palio in cui erano miniati la Lupa coi Gemelli lattanti,lo stemma imperiale e, reale, e sotto le armi dei quattro deputati priori del Magistrato civico. Dopo veniva la biga della Tartuca rappresentante l'Arbia, e quindi le altre otto bighe delle altre otto Contrade a due a due.
Comparve finalmente un magnifico carro rappresentante il Trionfo della Pace, in cima del quale si vedeva la statua della Fama con la tromba, e lateralmente i venerati busti di sua maestà l'imperatore, e di sua altezza imperiale e reale il gran duca, e nella gradinata le figure analoghe alla rappresentanza vestite con tutta proprietà e decenza.
Al comparire di questo carro si udirono universali plausi del popolo concorso in folla a vedere questo spettacolo che riuscì di pubblica soddisfazione, e di gradimento ancora dell'imperiali e reali personaggi, per quanto si poté indagare da più persone che stettero dappresso.
Il nobile signor cavalier Antonio Piccolomini Bellanti fu quegli che specialmente sorvegliò e diresse gli artefici che eseguirono i lavori delle bighe, e del carro, come pure al vestiario, e riscosse giustamente le congratulazioni del pubblico, e delle autorità superiori, e di altri illustri soggetti che si erano qua portati per godere lo spettacolo.
La sera del 29, e del 30 fuvvi illuminazione per le strade del Corso; la sera del 29 sua maestà l'Imperatore non sortì dall'imperiale e reale palazzo, ma la sera del 30 tutti l'imperiali e reali personaggi onorarono il palazzo di sua eccellenza il signor consigliere cavalier priore Giulio Bianchi de'Bandinelli Paparoni luogo tenente generale e governatore della Città e Stato di Siena, dove si trattennero per più ore ad una brillante conversazione di molte dame e cavalieri, e funzionarj pubblici dei primari tanto esteri che della città, e ad una commedia che fu recitata nel teatro di detto Palazzo Bianchi da diversi dilettanti.
Terminata la detta commedia passarono all'imperiale e regio Teatro dell'Accademia dei Rinnuovati.
Si degnarono parimente di visitare, durante la loro dimora, diversi pubblici stabilimenti, e il Pubblico Palazzo; e lo stesso fu fatto da sua altezza il principe Antonio di Sassonia, da sua altezza imperiale e reale Maria Teresa di lui consorte, e da una figlia del principe Massimiliano la mattina del primo aprile.
Nel dì 31 marzo dopo pranzo circa le ore 4 le loro maestà cesaree con la figlia, ed il gran duca partirono alla volta di S.Quirico dove alloggiarono la sera nel palazzo dei signori marchesi Chigi, e la duchessa di Parma partì alla volta di Fojano in Valdichiana passando per Asciano.
Il gran duca ritornò da San Quirico circa le ore cinque pomeridiane, e la mattina del due dopo le ore 6 partì alla volta della capitale, essendo partiti precedentemente i principi di Sassonia alla volta di Roma, dove nel ridetto giorno del due aprile farà il solenne ingresso sua maestà l'Imperatore.