Palio Straordinario su richiesta del Granduca Ferdinando III.
Le Contrade, in ogni contingenza, hanno sempre dimostrato devozione per l'autorità costituita e, quando si son viste mettere in non cale, hanno provato dolore, che palesemente si sono affrettate sempre a manifestare subito.
Il 10 agosto 1818 arrivò a Siena il Granduca Ferdinando III con la figlia Maria Antonietta. L'Arciduca Leopoldo con la moglie venne il giorno dopo. Il popolo senese non andò ad incontrare i sovrani, come aveva sempre fatto in passato.
Le Contrade avevano avuto ordine di non recarsi incontro ai granduchi al loro arrivo; e, poichè è il popolo che forma le Contrade, all'infuori delle autorità cittadine, nessuno andò a riceverli.
Questa freddezza fu notata dai sovrani, ed il ministro che li accompagnava la mattina dopo, al ricevimento ufficiale, parlando col Gonfaloniere gli disse che il popolo senese si era mal comportato coi suoi signori.
Il Gonfaloniere, che aveva copia dell'ordine venuto da Firenze, con cui si faceva divieto alle Contrade di presentarsi al sovrano se non quando esso le avesse richieste, la mostrò al ministro, non senza fargli intendere che, a Siena, le Contrade sono il popolo e che il popolo sono le Contrade.
L'aver quindi disposto che le Contrade non intervenissero a ricevere il Granduca al suo arrivo a Siena, ma che si presentassero soltanto quando il Sovrano sarebbe stato disposto a riceverle, voleva dire che i senesi, finchè non cercati, non si muovessero.
Il ministro rimase persuaso e s'incaricò di riferirne al Granduca. Intanto il Gonfaloniere, nel pomeriggio, andato in Comune, dispose, a mezzo di particolare invito scritto, che tutte le Contrade, alla sera, con torce e bandiere fossero per tempo in piazza del Duomo per poi accompagnare il Sovrano dal Palazzo del Governo fino al teatro.
Venne fatta l'ordinanza, scrive il cronista Bandini, e gli Arciduchi gradirono tale ufficialità popolare. Ma il Gonfaloniere, che aveva agito di sua iniziativa, fu ingiustamente punito del suo atto arbitrario nel senso che S. E. Bianchi ordinò che le Contrade fossero allontanate dalle adiacenze del teatro prima che ne uscisse la famiglia granducale.
Il Gonfaloniere addolcì quest'atto sconveniente del superbo funzionario andando, con altro priore, nel cortile del teatro a ringraziare a nome di S. A. i capitani delle Contrade. Il Governatore di Siena, Giulio Ranuccio Bianchi, non volendo riconoscere quanto aveva fatto il Gonfaloniere, attaccato al protocollo ricevuto da corte, secondo il quale il ricevimento delle Contrade era fissato per le ore 10 del 14 agosto in Piazza del Duomo, pretese che le Contrade stesse adempissero a questo loro dovere "ma intanto, continua il Bandini, la popolazione dietro tale etichetta ci fa cattiva figura".
Ed è logico perchè il popolo, per manifestare il suo entusiasmo ha bisogno di libertà; se si vede respingere o se comprende che la sua azione deve essere restrinta a determinati atti misurati e compassati, preferisce lasciar completa la libertà altrui, appartandosi.
Così questa manifestazione delle Contrade ai Granduchi, in Piazza del Duomo, misurata e compassata da protocolli ufficiali, riuscì fredda e insignificante. La banda cittadina si pose in mezzo alla piazza, di fronte alla porta d'ingresso del Palazzo del Governo, e, mentre questa suonava, gli alfieri delle Contrade le giravano intorno sbandierando. Guardando questo quadro con gli occhi della mente si comprende come sia riuscito meschino agli occhi naturali dei granduchi che dalla loggia del palazzo assistevano a quello spettacolo che durò una ventina di minuti, e cioè fino a quando gli alfieri stanchi di fare il girotondo e la banda da palo, quest'ultima dai primi seguita s'incamminò verso Piazza del Campo, ove giunto, il corteo così tornatosi si sciolse.
Ormai la gaffe era fatta e bisognava amicarsi le Contrade per ricondurre il popolo alla spontaneità del suo entusiasmo. Il Granduca questo capì e, a mezzo del Governatore Bianchi, fece intanto distribuire quindici scudi a Contrada. Il danaro è una molla potentissima e a buon diritto, quindi, il Bandini conclude che "la sovvenzione pose le Contrade in buon arnese".
Il 16 agosto la famiglia granducale dalla ringhiera del Casinò dei Nobili assistè al Palio, che fu vinto da una Contrada, la quale ha fortuna di vincere spesso i Palii corsi alla presenza ufficiale dei Sovrani, ossia dalla Contrada del Leocorno.
O per manovra politica per far dimenticare l'incidente surricordato, o per la soddisfazione di un vero e proprio desiderio, gli Arciduchi espressero il loro compiacimento per lo spettacolo, cui avevano assistito e fecero intendere che lo avrebbero rivisto volentieri, offrendo un assegno di lire cento per Contrada. E i senesi, che quando sentono glorificare il loro Palio sono al parossismo della gioia e dimenticano qualunque offesa, non solo, ma i loro interessi e qualunque altra cosa più cara, saputo che il Granduca e i suoi figlioli, desideravano rivedere il Palio, si diedero attorno perchè la seconda manifestazione riuscisse meglio della prima.
Trattandosi di Palio Straordinario le Contrade furono estratte a sorte tutte e dieci. Le fortunate furono: Bruco, Lupa, Pantera, Onda, Leocorno, Istrice, Civetta, Montone, Chiocciola e Aquila.
Questo Palio a ripetizione fu corso il 19 agosto. "La corsa alla tonda richiesta dalla R. Famiglia fu corredata con il carroccio con le bandiere delle sette Contrade che non correvano, bandiera della Balzana, e con il palio o drappellone, secondo il consueto, cioè il piatto, l'Assunta, e sotto l'arma di S. A. I. e R. con trombi sonanti vestiti alla greca.
Avanti il detto carroccio dodici tamburini pure vestiti alla greca e (dietro il carro cinque capitani delle Contrade corritrici con sciabola sfoderata e poi una quantità di armati con lancia; poscia le dieci bandiere (delle contrade partecipanti alla gara) schierate in buona forma, che gli alfieri giravano senza fermarsi se non che rimpetto a S. A. I e R. Famiglia, ove tirarono all'aria la bandiera, levandosi quindi il cappello con riverenza. Seguivano gli altri cinque capitani con armati, tutti vestiti alla greca; i cavalli corridori col barberesco ben vestito e poi sopra l'assi i dieci fantini a cavallo vestiti in uniforme, senza sella e gualdrappa.
Questo secondo corteo fu ridotto in proporzione all'altro, che sfilò dinanzi agli occhi dei Sovrani il giorno 16, al quale parteciparono anche due grandi carri: il primo delle Contrade che non correvano rappresentante il sacrifizio di Ercole Ideo istitutore e preside dei giochi olimpici, il secondo con Apollo e le nove Muse.
Ho voluto riportare la formazione di questo corteo per appagare la curiosità di coloro che credono che lo storico corteo, che precede il Palio di Siena, sia sempre stato nella formazione attuale e per scandalizzare gli amanti dell'arte pura, che, conoscendola, si tappano le orecchie al solo sentirne parlare.
Dato il segnale alla gavina con la solita bomba i fantini si presentarono al canape, ma la Chiocciola, che voleva scappare prima, aspettò con il Montone, sostenendo che gli altri non erano in ordine; onde li fecero tornare indietro, e non solo una volta ma due, ed alla terza la mossa fu molto buona.
Scappò primo l'Istrice, dietro la Chiocciola, terza la Pantera. La Chiocciola, dopo qualche nerbata, passò subito prima, mentre l'Istrice veniva raggiunto dalla Pantera, che molto lo nerbò.
Ma l'Istrice seppe sempre mantenersi secondo. Alla voltata di S. Martino, al terzo giro, la Chiocciola, si disse per un'improvvisa avviligione, andò a battere alla bottega di Poldo (allora non usavano i materassi) e cadde. Il fantino s'imbrigliò le gambe, onde il cavallo lo pestò nel corpo e nel petto: fu raccolto e portato in una bottega di S. Martino.
Allora l'Istrice prese coraggio e passò avanti, tenendo a forza di nerbate sempre indietro la Pantera. Così l'Istrice vinse il Palio, seguito dalla Pantera e dall'Onda.
I giudici della mossa erano, al solito, il Barone Luigi Bichi Borghesi e il Cav. Antonio Palmieri, ma nulla operarono per l'incapacità e fecero operare, secondo il consueto, a Ranieri Faiticher. Giudici della vincita: Marchese Luigi Metello Biechi Ruspoli, Nobile Ferdinando Nerli e Nobile Luigi Innocenzo Dei.
Finì il Palio alle ore sei in punto. Il Granduca con la figlia partì da Siena il 25 agosto e il giorno dopo partì il figlio Leopoldo con la moglie.
E' mordace il commento del Bandini relativo ai due giudici della mossa, ma è anche giusto, perchè gli stessi signori, anche il giorno 16 agosto non si erano azzardati a dare la mossa per tema di non riuscirvi e si erano serviti dello stesso Faiticher. Se fatti del genere accadessero oggi non finirebbero certamente in un semplice commento di un cronista!
Per l'Istrice vinse il Palio il fantino Francesco Morelli detto Ferrino Maggiore col cavallo morello di Camillo Falconi.