La storia del Palio ha registrato interruzioni per guerre, lutti per la morte dei regnanti, terremoti, invasioni, disordini, per pioggia e per oscurità, ma mai si era dovuto assistere ad annullare la corsa a causa di neve. Eppure nel 1801, pur essendo pressante la volontà dei francesi di far correre in Piazza un palio dalle Contrade, la Magistratura civica dovette, viste le condizioni metereologiche, annullare l'intera organizzazione.
A pensarci bene c'è da chiedersi se si tratti di una delle tante favole, seppur inedita, che circondano la grande storia del Palio; se non ci fosse sufficiente materiale archivistico a sostegno si potrebbe avanzare questa ipotesi. Invece, è tutto vero e tutto fortemente documentato.
La storia di questo Palio, pronto per essere corso, inizia il 7 febbraio allorchè il Comandante delle truppe francesi Canosa, a nome del generale Trivulzi, chiede l'organizzazione di un Palio con i cavalli scossi da Piazza Tolomei a Porta Camollia, ma su proposta di Vincenzo Brogi il Magistrato civico propone l'abituale percorso del Palio alla lunga, dal Santuccio al Duomo.
Tre giorni dopo, il 10 febbraio, giorno successivo alla pace di Luneville tra la Francia e l'Austria, il generale Trivulzi chiede che anzichè alla lunga il palio si debba correre in Piazza con le Contrade. La richiesta coglie impreparato il Magistrato civico che si spacca sulla decisione. La proposta del Gonfaloniere, di escludere le Contrade, viene bocciata con una votazione che termina 13 a 8; quella del cav. Gori, favorevole ad accettare i voleri del generale Trivulzi, accolta con 17 voti a favore e 4 contrari.
Ma durante la nottata nevica e il cancelliere della comunità, Giovan Domenico Fineschi, è costretto a comunicare al generale Trivulzi l'impossibilità di esaudire i suoi desideri. Il Palio in Piazza non può essere corso a causa della neve: una decisione inedita nella grande storia del Palio di Siena.
Nell'Archivio storico del Comune (cfr. ACS, v.n. 96) si conserva la minuta della lettera scritta al Generale che riportiamo integralmente: «Sig. Generale, il magistrato civico informato con lettera del Comandante Canosa del vostro desiderio di veder correre un Palio in tondo sulla Piazza domenica prossima aderì con deliberazione del giorno stesso ai vostri desideri, ed ordinò darsi opportune disposizioni per l'effettuazione. La sopravvenuta neve per altro ci obbliga a farci osservare, che si rende impossibile adesso l'eseguirla giacchè si dovrebbero fare per due giorni le Prove, ed a questo oggetto dovrebbe interrarsi tutto il giro della Piazza. Ancorchè si levasse la neve per il giro e si facesse l'interro, questo doventerebbe un fango per l'acqua, che scorre dai tetti, e così si impossibiliterebbero i cavalli a correre, e non si troverebbe, chi vi corresse sopra per il pericolo di cadere. Oltre di che li spettatori non avranno luogo ove stare per la neve che vi è nel mezzo di Piazza nè si possono fare gli altri preparativi necessari per i Palchi. Abbiamo creduto nostro dovere di porvi in veduta le suddette riflessioni che sembrano ragionevoli e dispensarci dall'eseguire la corsa predetta».
Da un manoscritto di Domenico Giannini (cfr. ASS, ms D57, c. 45v) si sa che l'8 febbraio fu corso un Palio con cavalli scossi e che la notte del 10 nevicò.